Le Province mantenute dagli astenuti - A votare sì alla soppressione delle Province - da tempo salutate come istituzioni mangia-soldi pubblici - ieri sono stati solo l'Idv e il Terzo Polo. Il resto dell'emiciclo ha, invece, dovuto fare i conti con astensioni e prese di posizioni individuali che hanno portato anche alcuni pidiellini doc (come Maurizio Lupi e Maurizio Paniz) a non allinearsi alla scelta espressa dal loro partito e dalla Lega. Ma la vera sorpresa ieri in Aula l'ha riservata il Pd, che dopo ore di confronto interno, ha alla fine deciso di optare per l'astensione. Risultato? 225 i voti contrari (all'abolizione delle Province), 83 quelli a favore, 240 gli astenuti.
Di Pietro grida al tradimento - Tanto quanto basta a far sbottare Antonio Di Pietro, autore della proposta di legge votata ieri alla Camera. "Oggi si è verificato il tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali da sinistra a destra - ha tuonato - Tutti hanno fatto a gara nel far sognare in campagna elettorale gli italiani sul fatto che si sarebbe tagliata la casta eliminando le Province e poi oggi non hanno mantenuto gli impegni. In Aula si è verificata una maggioranza trasversale: la maggioranza della casta".
Il rinvio del Pd - Parole durissime a cui hanno fatto seguito le dichiarazioni del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "Noi abbiamo le nostre proposte, non ci facciano tirate demagogiche. La nostra proposta è di ridurre e accorpare le Province però - ha precisato - bisogna anche dire come si fa perché alcune cose nelle Province sono inutili e altre utili come ad esempio il fatto che si occupino dei permessi per l'urbanistica. Proporremo una riforma per ridurle - ha continuato il democratico - ma prima bisogna ragionare sulle istituzioni e non andare avanti a colpi di semplificazione". Come dire: la "rivoluzione" delle Province è solo rimandata.
TOTO' DIREBBE : E IO PAGO..........................................................STA MANICA DI SFATICATI.
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