sabato 16 luglio 2011

Calabria, lettera aperta a Nichi Vendola

Calabria, lettera aperta a Nichi Vendola

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Caro Nichi Vendola,
anche in Calabria si raggiunge il quorum e vince il si. Questo dato contrasta con l’analisi di una società che va a destra e deve far riflettere maggiormente sulle cause politiche che hanno portato il centro-sinistra a subire una cocente e sonora sconfitta alle elezioni amministrative. Il centro-destra conquista il comune di Catanzaro, la provincia di Reggio Calabria, comuni simbolo della sinistra come San Giovanni in Fiore e soprattutto, per la prima volta, Cosenza.
Il centro-destra vince sull’onda lunga delle elezioni regionali dell’anno scorso facilitato dalla frammentazione e dalle lotte intestine nel PD. Il Pd esce frantumato, disperso, annichilito dal risultato elettorale. Dopo la sconfitta già preannunciata e purtroppo verificatasi alle elezioni regionali del 2010 si è aperta una diaspora interna al Pd tra i principali responsabili prima della cattiva gestione di governo e poi della sconfitta elettorale. Se si escludono Crotone e Rende dove un centro-sinistra unito vince, nelle altre realtà il risultato elettorale è conseguenza delle divisioni e di un’attività amministrativa opaca e incolore. Di fronte ad un centro sinistra ripiegato, lottizzato e occupato da vecchi politici e da personaggi ormai screditati, il centro- destra di Scopelliti è apparso come uno schieramento a cui rinnovare fiducia in un intreccio tra consenso e vecchio sistema clientelare. In questo anno di governo regionale su nessun argomento di interesse generale e su nessuna decisione si è saputo mettere in cantiere un’azione di opposizione vera e convincente che parlasse alla società calabrese. Il Pd non ha saputo avviare una fase di rinnovamento profondo e reale. La sinistra e Sel in particolare, tranne rare eccezioni, non hanno avuto la capacità di essere punto di riferimento del malessere e della voglia di nuovo che c’è in Calabria. Siamo stati spesso silenti e impotenti di fronte alla liquefazione del Pd e purtroppo in alcune realtà siamo stati visti come alleati di gruppi e personaggi intenti a regolare i conti all’interno del PD. La situazione non era facile da gestire ma ci saremmo aspettati una nostra iniziativa coerente e lineare per affermare un nuovo centro-sinistra. Quello che ci è mancato è stata un’identità riconoscibile e coerente. Se a Catanzaro siamo stati protagonisti nel sostenere la candidatura Scalzo, un giovane che ha ridato respiro e fiato ad un centro-sinistra spappolato e disperso, a Reggio Calabria, invece, non abbiamo avuto la stessa lungimiranza, preferendo chiuderci nelle nostre ridotte invece di sostenere una candidatura come quella di Massimo Canale che rappresentava oggettivamente una novità politica.
Cosenza è il caso più doloroso e amaro. La città da sempre sinonimo del progressismo viene conquistata dal centro-destra. Qui più che altrove siamo di fronte a un risultato prettamente politico considerando che due settimane dopo al referendum si supera tranquillamente il quorum e il si stravince. Il Pd è imploso tra cattiva amministrazione e guerre intestine. Noi potevamo essere la forza del cambiamento e del rinnovamento. La domanda che dovremmo porci è: che cosa è mancato perchè si potesse raccogliere l’indignazione e la domanda di cambiamento che è sfociata invece nel marcato astensionismo? È mancata certamente una strategia complessiva e la conseguente ricerca di candidature unitarie adeguate. Ci si è rifugiati nelle soluzioni velleitarie – vedi caso delle provinciali di Reggio Calabria- che hanno potuto portare risultati soddisfacenti per qualche singolo candidato, certo non al centro-sinistra e a Sel. Abbiamo pensato di superare le nostre debolezze truccando un po’ le carte. Paolini non era identificabile con una proposta di cambiamento vero del modo di amministrare la città. Abbiamo pensato in questo modo di ottenere le simpatie dei ceti medi e delle professioni, di settori importanti dell’economia, dei ceti emergenti, dei dipendenti del privato. Ha fatto presa, anche tra noi, la teoria che per vincere servissero candidature moderate, espressioni dell’establishment cittadino. Abbiamo scelto la vecchia strada della politica, degli accordi tra i vertici, tra settori forti della società cosentina, invece di guardare con attenzione a tutto ciò che di nuovo è  maturato nei bisogni dei cittadini, nella voglia di impegnarsi delle nuove generazioni, delle donne, e nella capacità di recuperare un dialogo con i ceti più deboli ed emarginati.
Caro Nichi, la nostra analisi può essere condivisa o meno, ma chiediamo di aprire una discussione vera e seria in Calabria. Non facciamo come l’anno scorso che sul risultato delle elezioni regionali non si discusse a sufficienza. Perché se, allora, si fosse aperta una discussione nazionale sulla Calabria forse, oggi, avremmo avuto dei risultati migliori. Sbagliata sarebbe la scelta di una discussione burocratica e interna ai soli organismi dirigenti di SEL in una logica di maggioranza/minoranza tra gruppi contrapposti.
Sel rischia di perdere la posta più alta in gioco: il cambiamento unito alla ricerca della “buona politica”, fatta innanzi tutto di rispetto delle persone e delle idee di tutti. Al di là di questo c’è la barbarie ed il berlusconismo.
Anche l’analisi della compagna Celeste Costantino che si è interrogata su cosa fa Sel mentre la Calabria sprofonda, anziché trovare spazi di confronto politico, è stata oggetto di attacchi violenti anche sul piano personale.
Noi pensiamo invece, che ogni opinione e ogni contributo siano una ricchezza e siamo fortemente interessati alla costruzione di un partito al servizio dei lavoratori e dei cittadini in generale, aperto alla partecipazione, capace di confronto e impegnato nella ricerca di soluzioni condivise ai molteplici problemi, per essere attore assieme ad altri dei governi della cosa pubblica. Non un partito, quindi, puro strumento di raccolta di voti e al servizio di singoli o di ristretti gruppi per il soddisfacimento di loro forse legittime aspirazioni.
Noi non chiediamo le dimissioni di nessuno, chiediamo semplicemente una discussione politica vera, senza barricate o arroccamenti difensivi. Un gruppo dirigente è tale, non tanto se ragiona in termini di controllo del tesseramento, ma se riesce ad essere riconosciuto come tale per le sue capacità di elaborazione, di direzione politica e di iniziativa. E se è capace di coinvolgere e aprire spazi sempre più ampi di partecipazione agli iscritti e ai cittadini.
Noi siamo d’accordo con te quando sostieni che bisogna partire dalla nostra inadeguatezza davanti ai mutamenti profondi che stanno avvenendo nella società italiana.
L’appello che ti rivolgiamo è di venire in Calabria ad ascoltare quei tanti compagni che hanno contribuito alla nascita di Sel in Calabria e quei tanti giovani, donne, cittadini, che vorrebbero impegnarsi e dare un contributo per la crescita di un partito e di un nuovo centro-sinistra aperto e plurale.
Con affetto.
De Gaetano CarloCosenza
De Seta HebbeCosenza
Chiarelli FrancoCosenza
Guccione NelloCosenza
Vivone GiancarloCosenza
Straface AngelaCosenza
Hoo ElenaCosenza
Romano AssuntaCosenza
Paparo SerenaCosenza
Vivone ChiaraCosenza
Gagliardi TeodoraCosenza
Ucci AntonioCosenza
Pizzo SilvanaCosenza
Colonna RaffaeleCosenza
Vivona FabrizioCosenza
Apa PaoloCosenza
Vingelli GiovannaCosenza
Staffa FrancescoCosenza
Pellicori PinoCosenza
Piersante PieroCosenza
Di Diego AntonioCastrovillari
Di Turi SalvatoreCastrovillari
Grimaldi FabioCastrovillari
Salerno GiuseppeMontegiordano
Iovene AntonioLamezia Terme
Fernando MilettaLamezia Terme
Francesco CarnovaleLamezia Terme
Mirko PerriLamezia Terme
Costantino FittanteLamezia Terme
Giandomenico CrapisLamezia Terme
Rosario PiccioniLamezia Terme
Maurizio TurcoLamezia Terme
Antonio CarnovaleLamezia Terme
Antonio LaganàLamezia Terme
Clementina FittanteLamezia Terme
Lucia CritelliLamezia Terme
Daniele GodinoLamezia Terme
Vincenzo MorelloLamezia Terme
Gianni DattiloLamezia Terme
Gianluca NunnariLamezia Terme
Tonino Di BenedettoLamezia Terme
Scalese EnzoLamezia Terme
Sodano FrancescoLamezia Terme
Carlei CarloLamezia Terme
Amendola GiovanniLamezia Terme
De Sando MariagraziaLamezia Terme
Palazzo DanielaLamezia Terme
Cimino LuigiLamezia Terme
Carlei AngeloLamezia Terme
Cimino FrancescoLamezia Terme
Azzarito GregorioLamezia Terme
Caterina PrimieroCatanzaro
Ernesto MazzeiCatanzaro
Carla RotundoCatanzaro
Quirino LeddaCatanzaro
Tonino CiminoCatanzaro
Antonio BarbatoCatanzaro
Maruca FrancoCatanzaro
Carmelo PuglieseCatanzaro
Anna BrettiCatanzaro
Bruno TalaricoCatanzaro
Carolina LamannaCatanzaro
Danilo ColabraroCatanzaro
Piero CaroleoCatanzaro
Massimiliano CassandraCatanzaro
Fabio RuncaCatanzaro
Antonio GiglioCatanzaro
Luciano PalliniCatanzaro
Giulia MennitiCatanzaro
Vito TortorellaCatanzaro
Gianluca BifanoFalerna
Loris CarioFalerna
Augusto BarlettaFalerna
Cristian FazioFalerna
Paolo PanajFalerna
Mariateresa PortoFalerna
Luigi SassiFalerna
Barbara CittonVibo Valentia
Gaetano LucianoVibo Valentia
Gori CosentinoVibo Valentia
Pino TassiVibo Valentia
Andrea PeroniVibo Valentia
Enrico AielloVibo Valentia
Ercole AielloVibo Valentia
Alfonso GalatiVibo Valentia
Tino CasuscelliVibo Valentia
Franco MazzeiPizzo Calabro
Franco ScottoPizzo Calabro
Gianni BoraginaPizzo Calabro
Gaetano DonatoPizzo Calabro
Gianni DonatoPizzo Calabro
Carlo PrimeranoPizzo Calabro
Silvio GangemiCittanova
Michele IannelloRicadi
Pasquale D’AgostinoTropea
Jack BarbalaceLimbadi
Giacinto CarrieriLimbadi
Antonio MaidaVazzano
Bruno ContabileBrognaturo/Serra
Adriano RendaBrognaturo/Serra
Vito BertuccioBrognaturo/Serra
Nicola CallaceBrognaturo/Serra
Emanuele Mario ScrimaliBrognaturo/Serra
Giuseppe ValentinoGirifalco
Antonella CristofaroGirifalco
Domenico ZacconeGirifalco
Paolo Antonio MigliazzaGirifalco
Marisa StranieriGirifalco
Maria ValentinoGirifalco
Salvatore ValentinoGirifalco
Angela ValentinoGirifalco
Ci sono 14 commenti per questo post
Salerno Giuseppe 4 luglio 2011 - 13:52
Carissimi compagne e compagni, non possiamo però continuare a nascondere le responsabilità politiche di tutte quelle persone che fino ad ora hanno avuto in mano le redini della politica calabrese, io ho sottoscritto la lettera, condivido tutto, ma c’è un passaggio che non condivido,e ribadisco, al momento attuale penso che alcune persone si debbano fare da parte, sono finiti i tempi delle parole intorno ad un tavolo, tavolo fatto da persone che il linguaggio dei giovani non lo capiscono, è inutile nascondersi dietro ad un dito, sono politici che ormai hanno fatto il loro percorso a mio modesto parere disastroso, visto la situazione nella nostra regione. Sbagliare è umano perseverare è diabolico, abbiamo lasciato in mano a loro la politica calabrese per troppo tempo è ora di riprendersela senza ma e senza se, non ci sono tavoli che tengano.
Mario Romeo 2 luglio 2011 - 10:11
l’assemblea di regio calabria: cari compagni sicuramente siete a conoscenza del risultato assembleare da quel poco che ho sentito mi sembra molto penoso. non dico altro aspettiamo come sez. di taurianova la possibilità di un confronto in modo civile e democratico.
Giorgio 1 luglio 2011 - 14:38
Come mai tanta rabbia, il risultato elettorale calabrase è perfettamente in linea con il dato nazionale di Sel, dove tranne poche eccezioni il dato medio è sotto il 4%. A Cosenza si è perso al ballottagio per soli 750 voti, sarebbe bastato che alcuni pseudo compagni di sinistra avessero fatto il loro dovere… cmq è leggittimo da parte di alcuni che parlano bene e razzolano male fare sterili polemiche perchè loro si hanno perso il loro orticello da coltivare.
Monica Nardi 30 giugno 2011 - 14:01
Giulia,
il problema è che credo, e scusatemi se sbaglio, che le stesse persone che all’ultima assemblea nazionale hanno esplicitato il malessere in Calabria, a Firenze hanno plaudito quello che stava succedendo. Mi faccio capire meglio, hanno avallato e hanno difeso quella situazione. Ora, è chiaro che non si deve rimanere imprigionati nei “se, allora”, ma credo che sia legittimo dire che forse l’obbiettivo non è costruire la cosa comune, ma forse, e dico forse, è solo costruire il proprio orticello, sperando che possa capitare prima o poi anche a me.
Xyz Comunismo 29 giugno 2011 - 22:53
abito nelle marche ma sono calabrese… non posso nascondere che sono sorpreso dal risultato delle amministrative del mese scorso.. e sono estremamente deluso dal risultato nel mio comune d’origine (san giovanni in fiore) ma i presupposti c’erano, la calabria è la regione con più percentuale di comuni di destra ma il popolo è di sinistra, vota per la destra in ricerca di innovamento perchè la sinistra ha fatto male negli ultimi tempi… ma ancora non conoscono SEL. purtroppo, con la scusa che siamo in un bipolarismo, tutti i partiti di sinistra vengono accomunati, ma in calabria, come anche nelle marche (io abito in un paese leghista dove la lega ha vinto nonostante un programma veramente ridicolo, solo perchè 15 anni fa il PD aveva fatto un casino) servirebbe più propaganda per questo partito che ha ideali veri, e un leader come Vendola che può realizzarli
Giulia Menniti 29 giugno 2011 - 15:59
Monica capisco l’amarezza che quanto accaduto a Firenze e poi in seguito al Congresso regionale hanno lasciato in molti compagni, ma credo che non si debba rimanere prigionieri dei “se allora”, “l’avevamo detto”. Oggi ben venga il ripensamento di molti compagni, probabilmente c’era bisogno di un forte scossone, e le elezioni amministrative in Calabria lo hanno dato, perchè certe pratiche manifestassero tutto il loro potenziale negativo, mi riferisco al tesseramento selvaggio che si è infranto sullo scoglio delle elezioni. Io credo che ora più che mai bisogna partecipare a tutti i livelli per non disperdere quello che oggi è un malessere diffuso e prepotente, che non si rassegna ad un andazzo vecchio e stantio che ben conosciamo, ma che deve generare una forte e determinata volontà di cambiamento e riportare SEL anche in Calabria sulla strada per cui è nata quella della politica per cambiare. Mi chiedo e vi chiedo, parafrasando il movimento delle donne “SE NON ORA QUANDO!” Giulia SEL Catanzaro
Gennaro 29 giugno 2011 - 11:09
GIUSTA LA NOTA DELLE COMPAGNE E DEI COMPAGNI DELLA CALABRIA
FORSE AVREBBERO FATTO BENE A FARE ALTRETTANTO IN CAMPANIA
RESTA UN DIBBIO ” MA DAVVERO SI VUOLE DISCUTERE DI QUESTI CASI ? “
Mario Romeo 29 giugno 2011 - 09:30
siamo in fase di costruzione. tutti ci dobbiamo adoperare per un risultato condiviso a prescindere dalle individualità.la sezione di taurianova sta vivendo ( nonostante tutto )una nuova fase di crescita, conquistando la nuova generazzione con le edee e prospettive per il futuro inniettando nuova linfa nell’aria di sinistra. Al compagno: gianni, e angelo, che sottoscrive dico solo che per cambiare le sopra citate situazioni bisogna partecipare per modificare le scelte sbagliate.
Gigliotti 28 giugno 2011 - 22:51
Sono consigliere comunale a Maida(CZ)ed iscritto a SEL,condivido la lettera indirizzata a Vendola.Piu’ volte ho sollevato il caso Calabria,tengo a precisare che in pochi abbiamo aderito a SEL dopo Chianciano ma poi come salivano le percentuali nei sondaggi crescevano le adesioni e i travasi dal PRC come nel caso di Cosenza e Reggio Calabria.E’ cosi’ che i vizi del PRC confluivano in SEL a comincire dai pacchetti azionari delle tessere come mezzo per accaparrarsi i posti di comando.SEL i Calabria ha fatto tanti errori a cominciare dal sostegno a Loiero per finire alla scelta delle provinciali e comunali a Reggio Calabria e Cosenza,i risultati elettorali sono stati pessimi ma ne è uscita compromessa l’immagine del partito al punto di essere percepito dalla gente uguale agli altri partiti e non come strumento per mettere in moto la buona politica.Visti i risultati mi chiedo perchè i gruppi dirigenti non vengono azzerati e non si creano dei nuovi gruppi dirigenti in base alle competenze,alla presenza nei territori e dando spazio alle nuove generazioni.Vendola e i dirigenti nazionali devono volgere alla Calabria un occhio di riguardo per evitare che SEl diventi un Taxi e un’ancora di salvataggio di un vecchio ceto politico alla ricerca di ambizioni personali.
Quando militavo nel PRC alcuni dirigenti,oggi in SEL,mi dicevano che le battaglie politiche interne si vincono con i numeri,in pratica bisognava competere con il numero delle tessere ,non vorrei che passassero in SEL queste logiche perchè cosi’ vuol dire perdere definitivamente la speranza di dar vita con SEl ad una sinistra rinnovata culturalmente e nell’agire politico.Apriamo in Calabria una discussione sul ruolo del partito,sullo sviluppo di SEl nei tirritori ecc…una discussione che coinvolga quanti guardano con simpatia al progetto politico di Vendola,diamoci una scadenza per un momento collettivo di confronto sperando che dal nazionale non venga sottovalutato il caso Calabria.
Carla Cirillo 28 giugno 2011 - 18:58
Come Angelo, mi è sembrato di condividere in pieno quanto espresso nell’intervento. Tuttavia, abitando in Campania, non sono abbastanza informata sui fatti da poter esprimere una opinione fondata. Quello che posso aggiungere è che anche in Campania il disastro del PD ha trascinato nella Regione il centrodestra verso la vittoria, escluso il caso Napoli, anche questo molto complesso ma con un risultato a sorpresa. Certamente c’è da riflettere su quanto è successo, soprattutto dopo la vittoria dei sì ai referendum. A me sembra che mentre i movimenti hanno smosso l’opinione pubblica, i partiti ( anche Sel ) siano rimasti indietro. Vi è una indubbia difficoltà a fare politica in maniera diversa e si rimane ancorati in alcuni casi ad una classe dirigente, specie quella del PD, assolutamente “inadeguata” alla situazione attuale. Si rimane comunque all’interno di un circolo vizioso tra la “responsabilità politica” e l’inamovibilità di certe persone, che sembrano destinate a rimanere ai loro posti in eterno. Ritengo giusta la richiesta di una discussione con Nichi Vendola in Calabria, ma ricordiamoci tutti che se gli iscritti all’interno dei circoli non diventano protagonisti delle scelte e non affermano con forza le loro priorità, limitandosi ad accettare sempre le decisioni prese dall’alto, non ci può essere un cambiamento vero. Sono i circoli che devono ragionare con la loro testa e raccogliere le istanze, le esigenze, le realtà del proprio territorio, dicendo anche dei no quando è utile. Non sono d’accordo che le persone non abbiano anche delle responsabilità personali nelle sconfitte o meglio che sempre e dappertutto si sia sempre giustificazionisti. I circoli devono sapere che i loro dirigenti, se non sono in grado di portare avanti le istanze degli iscritti, possono essere anche cambiati, senza traumi e senza abituarsi sempre al meno peggio, come si faceva ormai da troppi anni nei DS. Attenzione perciò a non commettere sempre gli stessi errori, perchè la prossima volta i cittadini potrebbero non capire, quando siamo incoerenti con quello che a parole affermiamo di voler fare.
Monica Nardi 28 giugno 2011 - 18:22
A questa lettera aggiungerei molto ma molto di più.. Credo che i compagni di Cosenza che hanno sottoscritto questa lettera dovevano indignarsi tanto tempo fa, quando qualcuno scriveva sulla stampa e denunciava il tesseramento selvaggio che si stava verificando a Cosenza… una estrema ed esagerata corsa al tesseramento che ha creato oggi una situazione abbastanza ridicola, se mai ci fosse da ridere. Continuo a chiedermi come mai non si siano uniti a quella che fu una “lotta” intenta a salvaguardare SEL e lo stesso Nichi Vendola. Oggi se i risultati delle amministrative a Cosenza ci dicono che chi si ritrovava tesserato, evidentemente non ha votato SEL, quindi qualcosa continua a non tornare.. Eppure a Firenze qualcuno, la sottoscritta, che segue SEL dai tempi di Chiangiano, non doveva parlare, nonostante fosse all’epoca una dirigente. Dico all’epoca perchè fare “rumore” può dar fastidio a qualcuno e quindi è meglio isolarla. Eppure la stessa nel suo paese dove si sono tenute le amministrative ha raggiunto più del 10% senza che i dirigenti della zona si siano mai preoccupati di contattare il Circolo o il rappresentante stesso(cioè la sottoscritta). Non è stata mai contattata per una riunione federale nonostante i vari solleciti.. In mano di chi è SEL a Cosenza? Ognuno dia una propria risposta, ma se si ci indigna solo quando viene calpestato il proprio piedino, non credo che si arrivi mai alla costruzione di un soggetto politico che parti dalla suaa inadeguatezza davanti ai mutamenti profondi che stanno avvenendo nella società italiana, perchè inizio a sospettare che noi stessi facciamo parte del mutamento e che sicuramente ne siamo vittima.. Per me e per molti, parlo dei compagni di Roggiano, Acri, Rossano e tanti altri, la parola compagno ha un profondo significato, e se fosse compresa, digerita e fatta propria, forse tante assurdità (legate al potere e alle poltrone) anche in Calabria tante cose cambierebbero.
Se a Firenze qualcuno dei sopraelencati, non avesse negato la bruttezza politica con cui qualcuno si è preso il partito gestendolo a modo proprio, solo per assicurarsi una rappresentanza e una poltroncina, se qualcuno a Firenze non avesse sperato che quella poltroncina potesse capitare a lui, rimanendo in silenzio e inerte davanti a tanto squallore, forse oggi SEL in Calabria avrebbe avuto un risultato migliore.
Adesso voglio concludere con delle frasi forti, com’è il mio carattere e la mia passione politica, ricordandone altre tratte dal film Cento Passi.
“Chi se ne fotte di questo Peppino Impastato! Adesso spegnetela questa radio, giratevi dall’altra parte. Tanto si sa come va a finire, si sa che niente può cambiare. Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso… quella che non aveva Peppino… domani ci saranno i funerali… voi non andateci… lasciamolo solo!”
Gianni Greco 2 28 giugno 2011 - 18:19
condivido il contenuto. anzi ritengo che la situazione vera del partito in calabria sia molto più compromessa di quanto appare, ciò per incapacità e insieme autoreferenzialità del gruppo dirigente più ristretto. D’altra parte non fossi convinto di ciò non avrei assunto le decisioni che ho assunto, dimettendomi prima dagli organismi dirigenti provinciali (cosenza) e regionali e decidendo poi, pochi giorni fa di interrompere, con grande rammarico, la mia esperienza in SEL restando convinto della validità del progetto del compagno Nichi Vendola.
Angelo 28 giugno 2011 - 13:16
Sottoscrivo anche le virgole.
Cristina 28 giugno 2011 - 13:09
Finalmente!
 

ladri di giorno di notte e anche bugiardi..... ( PD= PDL-L, ha ragione Grillo )

La replica dei senatori Adamo e Sanna
cara redazione del Fatto Quotidiano, mi spiace molto aver visto sulla vostra pagina online che riprendete tout court un articolo di Bechis su Libero che riporta una ricostruzione falsa di quanto dibattuto e votato in Commissione Affari Costituzionali al Senato, martedi e mercoledì scorso. Vi preghiamo quindi di pubblicare queste nostre righe perché ci spiacerebbe davvero che i lettori fossero tratti in inganno.

Schematicamente:
1. Il parere della Commissione è appunto un parere, essendo la manovra materia della V Commissione-Bilancio
2. Non si sono svolte riunioni segrete e notturne, ma una martedì pomeriggio e l’altra mercoledì mattina
3. Gli interventi compiuti sulla manovra di Adamo e Sanna li trovate sul resoconto di martedì: in questi interventi, come in quelli degli altri senatori PD, le nostre proposte sono state chiarissime su: tagli degli emolumenti e proposte di modifica delle pensioni, richiesta di anticipare le decisioni al 1 gennaio 2012, che la manovra rinvia a dopo il 2013, in quanto hanno fatto esplicito riferimento all’emendamento presentato dal PD con le altre opposizioni e respinto dalla maggioranza in Commissione Bilancio;
4. Nella seduta di mercoledì le frasi da voi citate si riferiscono solo ad una richiesta di modifica venuta dal senatore Pastore al testo del Parere presentato dal relatore che non condivevamo: cioè i parametri da usare per calcolare la media europea degli emolumenti. Tra l’altro facciamo notare che la decisione assunta poi dalla maggioranza nel suo maxi emendamento, cioè nel testo definitivo, va esattamente nel senso opposto da quello da noi indicato: cioè si fa la media solo con i paesi più ricchi e con gli emolumenti più alti.
5. La questione poi è rintracciabile nella prima parte del parere, quella a cui noi abbiamo votato contro,mentre abbiamo votato a favore delle cosiddette “osservazioni”, cioè suggerimenti dati alla commissione bilancio, che non ne ha tenuto conto, perché riprendevano le nostre proposte: anticipare i tagli dei “costi della politica”, accorpare le province, rivedere scelte sulla scuola perché anticostituzionali ecc. Insomma se Libero si affanna a cercare di dimostrare l’indimostrabile, ci aspettiamo che Il Fatto dia conto, appunto dei fatti.Fatti che potrete facilmente trovare sul parere votato e sui due resoconti, quello del 12 e quello del 13, con preghiera di dare ai lettori i link giusti perche, sicuramente per una svista, se si apre il vostro link “apri il resoconto del Senato” si apre invece l’articolo di Libero.

Grazie per la cortese ospitalità
Marilena Adamo e Francesco Sanna, senatori e lettori.

Gentili Adamo e Sanna,
non abbiamo commesso nessuna scorrettezza riportando una notizia scovata da Libero. Perché una notizia è una notizia, chiunque la scriva. Dal documento della Commissione Affari costituzionale che abbiamo correttamente linkato, emerge come nel nostro articolo siano state riportate testualmente il contenuto del verbale della seduta. Tutti possono controllare. Il senatore Sanna ha proposto che per lo stipendio dei parlamentari “in riferimento alla media europea si tenesse conto secondo il criterio di ragionevolezza dei necessari fattori di ponderazione con particolare riguardo alla consistenza demografica dei diversi Paesi”. La senatrice Adamo, ha invece ritenuto, secondo il verbale, “che la definizione del trattamento economico” dovesse “tenere conto del costo della vita che è diversa da un Paese all’altro dell’area Euro”. Certo, questi interventi impallidiscono di fronte a quanto dichiarto da alcuni esponenti del Pdl, ma questa è una valutazione, non un fatto. E’ invece vero che la Commissione Affari costituzionali si è riunita di giorno, ma quella Bilancio che proprio come voi scrivete, si occupava della manovra e quindi anche dei costi della politica lo ha fatto di notte.  Nella Commissione Affari costituzionali poi, il Pd ha votato contro il dispositivo di nullaosta, ma a favore delle osservazioni – insieme alla maggioranza e ai rappresentanti degli altri partiti.
Cordialmente

Ladri di giorno e di notte.. ( fatela girare )

Politica & Palazzo | di Redazione Il Fatto Quotidiano
15 luglio 2011
 
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I senatori nella notte si salvano i privilegi
“Si produce disaffezione, non parliamone”
In seduta notturna e lontano dalle telecamere la commissione bilancio boccia i tagli ai costi della politica. Con motivazioni diverse. Per Pastore del Pdl: "La dignità dei parlamentari è lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà"
Come i ladri nella notte. A telecamere spente e in seduta notturna, scrive Libero venerdì mattina, i senatori hanno bocciato i tagli ai privilegi della Casta. Il giorno prima che la manovra finanziaria arrivasse a Palazzo Madama, la commissione Bilancio ha votato i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica annunciati dal ministro Giulio Tremonti. E non li ha fatti passare. Davanti alla Commissione Affari Costituzionali,  in precedenza, era pure  avvenuta una lunga discussione sugli stipendi degli eletti. Ricca di accenti quasi surreali. Come quello di Andrea Pastore (Pdl) arrivato ad invocare “che si levino voci in difesa del prestigio del parlamento e della dignità della funzione parlamentare, gravemente lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà e alimentano sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta” .  O quello del senatore Giuseppe Saro (stesso partito) il quale “ritiene che le misure di contenimento dei costi della politica e degli apparati pubblici siano frutto di una deriva populista”. Ma escluso Francesco Pancho Pardi dell’Idv che, racconta il verbale di una delle sedute (mattina del 13 luglio), propone dei tagli a benefit e vitalizi, tutti gli altri componenti della commissione fanno, chi più chi meno, i pesci in barile.  L’idea di percepire semplicemente quello che prendono in media i parlamentari delle altre nazioni europee, come proposto dal ministro dell’Economia non piace.

Lo si capisce quando Francesco Sanna, (PD) illustra il suo punto di vista “circa la quantificazione del trattamento economico omni-comprensivo dei parlamentari, in riferimento alla media europea”. Nel resoconto si legge che Sanna  propone  di “tenere conto dei necessari fattori di ponderazione, con particolare riguardo alla consistenza demografica dei diversi Paesi”. La sua collega di partito Marilena Adamo è d’accordo. Lei infatti “ritiene che la definizione del trattamento economico debba tenere conto del costo della vita che è diverso da un Paese all’altro dell’area euro”. Tradotto: non si può portare  la nostra busta paga (la più alta nella Ue) ai livelli medi degli altri Paesi membri. Una considerazione che riempie di gioia Lucio Malan. Il senatore  Pdl si “associa” a quanto detto dalla senatrice e “osserva che , in alcuni paesi europei, l’indennità è al netto di altri benefit tra cui, per esempio, l’alloggio gratuito nella Capitale”. Così, poco dopo, il relatore Gabriele Boschetto (Pdl), “manifesta la sua disponibilità ad accogliere gli ulteriori rilievi del senatore Sanna”. Il blitz avviene poi in commissione Bilancio dove il relatore Gilberto Pichetto (Pdl) prevede un adeguamento alla paga non dei 17 paesi euro, ma dei sei “principali”, e i senatori siciliani Fleres e Ferrara inseriscono un altro emendamento che lega gli emolumenti al Pil. Alla fine, come ilfattoquotidiano.it ha avuto modo di accorgersi nel pomeriggio di venerdì, verrà approvato dalla maggioranza un testo che reciterà esattamente queste parole:

“Il trattamento economico di titolari di cariche elettive e i vertici di enti e istituzioni non può superare la media, ponderata rispetto al PIL, degli analoghi trattamenti economici percepiti dai titolari di omologhe cariche negli altri sei principali Stati dell’area euro”.

E qui sorgono i dubbi: cosa deve essere ponderato? La retribuzione del parlamentare rispetto al Pil del singolo stato? O il peso del singolo paese nel concorrere a creare la media delle retribuzioni? E il Pil di riferimento è quello nazionale o quello pro-capite? E poi ancora: quali sono i sei principali stati europei? Quelli con più abitanti o quelli con il Pil (Pil pro-capite??) maggiore? Insomma, un guazzabuglio talmente interpretabile da risultare aperto a qualsiasi futura determinazione.

Al di là degli interrogativi (con una lettera inviata in serata  a ilfattoquotidiano.it Sanna e Adamo sosteranno di non avere nulla a che fare con la norma) il resoconto del Senato, in cui si trovano gli interventi integrali, dei membri della commissione Affari Costituzionali è istruttivo sul clima che si respira in parlamento. Leggendolo si scopre, tra l’altro, che Raffaele Lauro del Pdl “per quanto riguarda la questione dei costi della politica, lamenta come tale questione sia affrontata con modalità improprie, così alimentando la pubblicistica antiparlamentarista che produce una pericolosa disaffezione dei cittadini nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei suoi rappresentanti”. In linea con Pastore, che dopo aver invocato“che si levino voci in difesa del prestigio del parlamento e della dignità della funzione parlamentare”, spiega: “L’indennità parlamentare è infatti un istituto necessario per assicurare a deputati e senatori autonomia e indipendenza, e per scongiurare il rischio che alla vita politica accedano soltanto i titolari di redditi particolarmente elevati”.

Merita poi essere letto l’intervento di Barbara Saltamartini del Pdl. La senatrice “ritiene che ciascuno debba assumere con senso di responsabilità i compiti ai quali è chiamato, nell’interesse esclusivo della Nazione. In primo luogo occorre ribadire, di fronte all’opinione pubblica, la legittimazione storica e giuridica dell’istituto dell’indennità parlamentare, nato per assicurare ai rappresentanti del popolo l’autonomia e l’indipendenza necessarie per svolgere con equilibrio – e senza condizionamenti – il mandato politico. Inoltre, l’indennità parlamentare serve al deputato e al senatore per poter svolgere con la massima efficacia la propria attività politica. Ciò che, a suo avviso, rappresenta un intollerabile onere a carico della finanza pubblica, difficilmente giustificabile davanti ai cittadini, è da una parte l’attribuzione di ulteriori indennità ad alcuni parlamentari in ragione di particolari cariche ricoperte all’interno della Camera di appartenenza e, dall’altra, l’insieme delle spese e dei costi per gli apparati burocratici, i quali spesso godono di trattamenti privilegiati. Di fronte all’esigenza di ridurre il debito pubblico, che grava ormai da diversi decenni sull’Italia, occorre a suo avviso dare piena attuazione al combinato disposto degli articoli 53 e 81 della Costituzione, responsabilizzando coloro che amministrano la cosa pubblica, a tutti i livelli di governo, ad un uso virtuoso delle risorse. Ciò anche al fine di rendere quanto più credibili gli interventi di contenimento della spesa, con gli inevitabili effetti a carico dei cittadini e delle famiglie”.

Articolo aggiornato alle 10.30 di sabato 16 luglio

martedì 12 luglio 2011

spunto da marina ionica ( differenziata )

La raccolta porta a porta è la raccolta di rifiuti effettuata a domicilio, con modalità leggermente diverse tra comune e comune.
E’ il sistema di riciclaggio che ottiene maggiori risultati, in alcuni casi arriva a percentuali di tutto rispetto (75-80%).
Molto dipende dalle modalità, ma gran parte del “lavoro” è per i cittadini, che devono avere maggior cura nel differenziare correttamente i rifiuti da avviare al riciclo.
Molte volte ci sono dubbi, perplessità, e molte domande che non sempre hanno una giusta risposta. Purtroppo spesso non esistono canoni condivisi, e ci sono differenze a volte sostanziali tra le diverse modalità di raccolta e di smaltimento dei materiali riciclabili.  Molte le domande e poche le risposte.
Nei piccoli paesi è più semplice arrivare a quantità di differenziata di tutto prestigio, mentre nelle grandi città è molto più difficoltoso. A questo si aggiunge la difficoltà di tenere, soprattutto nelle abitazioni piccole, sacchi, sacchetti e bidoni in casa nell’attesa dei giorni stabiliti per la raccolta domiciliare. Negli appartamenti non sempre c’è uno stanzino adatto all’uopo, e nei monolocali dove si può mettere la propria spazzatura?
Per alcune persone, inoltre, è addirittura impensabile “fal lavorare il cervello” prima di gettare la propria immondizia, mettendo un minimo di attenzione al colore o alle scritte sul bidone corrispondente al rifiuto da gettare.
La carta va nella carta, la plastica nella plastica, il vetro nel vetro: è così difficile?
Certo, si fa prima a gettare tutto in un’unico bidone, come purtroppo ancora troppi fanno, anche nei bidoni della differenziata, senza curarsi dei danni che fanno non solo verso sè stessi, ma per tutta la comunità.
Un bidone che contiene “errori”, infatti, spesso non viene selezionato, ma gettato nell’indifferenziato, quando la percentuale di rifiuti “fuori norma” supera un dato numero. Per una sola persona indisciplinata sono poi tutti a pagarne le conseguenze.
Nella raccolta porta a porta c’è un maggior controllo, perchè i rifiuti vengono ritirati domiciliarmente, ma nei grandi condomini il problema rimane. Serve una maggiore coscienza.
Suggerimenti video:
come differenziare

La carta

La plastica

L’organico

Vetro e lattine