martedì 14 febbraio 2012

Sentenza Eternit: 16 anni di carcere ai colpevoli di quella strage.

SENTENZA ETERNIT. E’ arrivata la sentenza del processo Eternit a Torino. Per la prima volta i vertici di una multinazionale sono stati condannati per i disastri provocati dalle loro filiali nel mondo. 16 anni di carcere a Stephan Schmidheiny e a Louis De Cartier De Marchienne che in tempi diversi guidarono la holding svizzera dell’amianto. Sono stati giudicati responsabili delle migliaia di malattie e di morti generate dalla dispersione delle fibre di amianto. Secondo la sentenza del collegio presieduto dal giudice Giuseppe Casalbore i due sono colpevoli di rimozione volontaria di cautele per i danni avvenuti dopo il 13 agosto 1999; De Cartier è colpevole di disastro ambientale doloso a partire dal 27 giugno 1966, e Schmidheiny dal 18 settembre 1974. Gli stabilimenti italiani al centro del processo erano Casale Monferrato (Alessandria), dove si contano 1.600 morti a causa dell’amianto, Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Napoli-Bagnoli, dove i morti sono oltre 600. Numeri che parlano di malattia, sofferenze e mancanza di rispetto per la vita umana, una mancanza durata troppo tempo. Questa sentenza viene definita storica, ridona significato alla parola ‘giustizia’ e in parte aiuta ad alleviare il dolore di quelle famiglie che hanno vissuto o ancora vivono il dramma della malattia.
Le parti civili sono 6.392 fra parenti delle vittime, malati, sindacati, enti territoriali e associazioni; molti hanno accettato una transazione facendo scendere il numero a circa 5 mila. Gli indennizzi accordati arrivano a ottanta milioni di euro, di cui 25 per la sola città di Casale e 20 per il Piemonte. I familiari hanno ottenuto fra i 30 e i 35 mila euro ciascuno, e potranno anche iniziare un’altra causa per ottenere il resto. Secondo l’accusa dei pm Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace, Eternit non fece quasi nulla per risolvere o ridurre il problema dell’amianto e delle sue conseguenze sulla salute, addirittura, a tal riguardo, faceva contro-informazione.
Dal collegio difensivo, l‘avvocato difensore Astolfo Di Amato, lancia un avvertimento-allarme per il post-sentenza: ”Se passa il principio che il capo di una multinazionale è responsabile di tutto ciò che accade in tutti gli stabilimenti periferici, allora investire in Italia, da adesso, sarà molto difficile”. Probabilmente non è un’affermazione totalmente sbagliata, ma la notizia di questa sentenza è ancora fresca, la ‘botta’, come si dice è ancora calda, e per ora risuona, nell’aria e nelle bocche di tanti italiani, un solo pensiero: ‘giustizia è stata fatta’.
 
ADESSO QUALCUNO DOVREBBE PRENDERE IN SERIE CONSIDERAZIONE L'INQUINAMENTO EVENTUALE DEGLI ENTI STATALI TIPO L'ENEA DI POLICORO.
QUALCUNO DOVREBBE ANDARE A VEDERE L'INCIDENZA DELLE MORTI PER TUMORE NEL NOSTRO TERRITORIO.
LO SO CHE QUESTO ARGOMENTO E' SPINOSO MA FORSE E' ARRIVATO IL MOMENTO CHE QUALCUNO CON PESO POLITICO PRENDA DI PETTO LA SITUAZIONE E FACCIA FARE ANALISI ADEGUATE AL TERRITORIO LIMITROFO ALL'ENEA E DEI COMUNI LIMITROFI.

people mover..... qualcuno si chiedera' cos'è? al 100/100 uno spreco..

Approvato il progetto definitivo
People mover, via libera ai cantieri


L'opera, secondo quando presentato da Marconi Express, costerà 20 milioni in più rispetto all'offerta di gara


People mover, un rendering grafico People mover, un rendering grafico


BOLOGNA - Il Comune ha approvato il progetto esecutivo del People mover, la navetta sopraelevata che andrà dalla stazione all'aeroporto: a questo punto possono partire i cantieri, «dopo la presentazione e approvazione del nuovo piano economico-finanziario».

È arrivato l'ok del settore Mobilità, informa una nota di Palazzo d'Accursio, in quanto è terminata l'istruttoria iniziata lo scorso 15 luglio. L'opera, però, secondo il quadro economico presentato dal concessionario Marconi Express, costerà circa 20 milioni in più rispetto all'offerta di gara, toccando quota 110. Sei saranno assorbiti dalla stessa Marconi Express e due sono stati ritenuti sovrastimati a causa delle modifiche progettuali intervenute nel passaggio dal progetto preliminare a quello definitivo ed infine esecutivo.

La verifica, spiega il Comune, è stata resa necessaria per controllare «che il progetto presentato da Marconi Express non solo fosse conforme al sistema richiesto nel bando di gara, ma anche che rispettasse le prescrizioni costruttive, trasportistiche, ambientali e di sicurezza avanzate dalla Conferenza dei Servizi per la Valutazione di impatto ambientale».

Nell'ok al progetto «sono contenute anche alcune ulteriori prescrizioni e indicazioni, tese a garantire tanto l'amministrazione comunale quanto il concessionario in merito all'affidabilità, efficienza e sicurezza del sistema nel suo complesso, e al ridotto impatto ambientale dell'infrastruttura sulla città, sia durante i cantieri che in fase di esercizio». In primo luogo, prosegue la nota del Comune, «al fine di rispettare il requisito prestazionale del 98% di disponibilità effettiva del sistema e di assicurare una maggiore capacità di carico in presenza di picchi orari di domanda, è stato prescritto l'acquisto e l'immissione in esercizio di un terzo convoglio prima della manutenzione straordinaria dei primi due veicoli, prevista dopo cinque anni dalla partenza del servizio». Inoltre «è stato deciso che il concessionario presenterà ogni mese un report su numero di utenti per veicolo, puntualità, regolarità e tempi di attesa, e a cadenza annua un report sull'andamento generale dei passeggeri». In più «è stato ribadito che, in caso di insufficienza a servire i flussi di domanda, il gestore sarà tenuto a mettere in atto un programma di espansione del sistema per aumentarne la potenzialità di carico, mediante l'inserimento di nuove navette o il raddoppio della via di corsa». Prevista anche «l'installazione di pannelli fono-assorbenti aggiuntivi», «modalità esecutive per tutelare al massimo la qualità dell'aria, il suolo e sottosuolo, le acque superficiali, la vegetazione e le aree naturali» e «un piano di monitoraggio ambientale».

" SANDRI ". OMICIDIO VOLONTARIO.

 Nove anni e quattro mesi a Spaccarotella
L'agente della Polstrada è stato giudicato colpevole dell'omicidio volontario del tifoso della Lazio anche nell'ultimo grado di giudizio. Confermata la tesi del Pg: "Lo sparo non era indirizzato alle ruote della macchina ma ha colpito direttamente il ragazzo"
Confermata anche in Cassazione la condanna a 9 anni e 4 mesi per l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella. L’agente è stato dichiarato colpevole dell’omicidio volontario del tifoso della Lazio, Gabriele Sandri, avvenuto l’11 novembre 2007 sull’A1 nei pressi dell’area di servizio Badia del Pino, ad Arezzo. La Corte ha quindi rigettato il ricorso presentato dai legali di Spaccarotella contro la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’Appello di Firenze, che aveva riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale, ed ha dato ragione al sostituto procuratore generale, Francesco Iacoviello. Quest’ultimo sosteneva che “l’agente non sparò alle gomme quella mattina dell’11 novembre 2007 quando fu ucciso Gabriele Sandri”, e l’ha ribadito questa mattina nella requisitoria. La Cassazione, dunque, ha sposato in pieno la tesi della pubblica accusa.

Il fatto era accaduto l’11 novembre 2007 quando Gabriele Sandri e altri quattro amici, tutti tifosi biancocelesti, stavano viaggiando in macchina verso lo stadio Meazza per Inter-Lazio. Durante la sosta nell’area di servizio di Badia al Pino, vicino Arezzo hanno incrociato un gruppo di tifosi juventini, che stavano andando a Parma, e la pausa caffè è degenerata in rissa. L’agente Spaccarotella sentite urla e grida e vista fuggire un’auto ha pensato a una rapina al benzinaio ed ha azionato la sirena. L’auto, però, non si è fermata ed allora l’agente ha sparato uccidendo Gabriele Sandri, che per gli amici ancora dormiva sul sedile posteriore dell’auto.

Spaccarotella, che non ha subito carcerazione preventiva durante le indagini preliminari, era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione per omicidio colposo, determinato da colpa cosciente. In secondo grado i fatti erano stati qualificati come omicidio volontario per dolo eventuale e la pena era stata elevata a nove anni e quattro mesi di reclusione. Con il rigetto del ricorso dell’imputato in Cassazione, la sentenza è diventata definitiva. Cominceranno ora gli adempimenti per l’esecuzione della pena, che dovrebbero concludersi nelle prossime ore, o domani, con il trasferimento di Spaccarotella in carcere.

Lacrime e commozione da parte dei familiari di Sandri, presenti in aula. Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, alla lettura della sentenza ha dichiarato soddisfatto: “E’ una sentenza di diritto ed è una vittoria di tutti. Giustizia è fatta anche se non è stato facile”. Mentre l’agente, alla notizia della condanna, ha commentato: “Affronterò la situazione da uomo”.


POLITICA MARCIA

Il trasversalismo politico ed elettorale, a Paola, regna ancora sovrano. Da una prima verifica delle ipotetiche liste elettorali, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, affiora prepotentemente un dato: soggetti che hanno militato storicamente a sinistra, e che fino a ieri erano iscritti in partiti di sinistra, si candideranno (o candideranno propri congiunti) a destra.
In altri casi, invece, soggetti e liste di sinistra appoggeranno il centrodestra. Mentre elementi di centrodestra sono passati a sinistra.
Insomma, è la solita “insalata russa” che nulla ha a che vedere con l’etica e con la politica e che, chiaramente, è determinata dalla colpa dei singoli ma anche e soprattutto dei partiti ospitanti, che pur di raccattare voti alimentano questo marciume.
La palese e riscontrabile transumanza, in alcuni casi, è dettata dalla conquista di un “posto al solo” e, quindi, dalla spasmodica ricerca di potere, in altri casi, invece, dal bisogno, ossia dalla conquista del classico “tozzo di pane”. In un caso o nell’altro, a farne le spese - come sovente accade - è il cittadino-elettorale, il quale, suo malgrado, contribuirà ad alimentare tale andazzo, sostenendo questo o quel politicante, mentre la pressione fiscale cui è sottoposto il popolo e la disoccupazione spaventosa in atto nel Mezzogiorno d’Italia, restano e resteranno problemi senza soluzione alcuna. E’ chiaro che non si può e non si deve fare di tutta l’erba un fascio, ma il cittadino-elettora dovrà comunque stare molto attento nel momento in cui entrerà nella cabina elettorale, senza dimenticare che la crisi in corso è stata in gran parte determinata dalla politica, vecchia e nuova. E, difatti, la famigerata “casta”, così come si evince dagli atti, pensa solo a se stessa, dimenticandosi di ridurre concretamente stipendi e privilegi, mentre soli 100 tra senatori (315) e deputati (640) hanno resi pubblici i propri averi (gli altri si sono rifiutati). E, allora, partendo da ciò che avviene ad ogni livello, anche a Paola è il caso di riflettere profondamente cercando di individuare la cosiddetta “meno peggio”, almeno fino a quanto la legge elettorale ci costringerà a designare “nani e ballerine” preventivamente scelti da altri.

LA SOLITA MERDA POLITICA CALABRESE, E NOI CHE NON LI PRENDIAMO A CALCI NEL CULO.
MA RENDIAMOCI CONTO CHE QUESTI PSEUDO POLITICI, CHE HANNO MANGIATO A SBAFO NON FACENDO NULLA PER 50 ANNI, COSA FANNO PER NON PERDERE I LORO PRIVILEGI METTONO NELLE LISTE LE MOGLI I FIGLI COSI' LE MANI IN PASTA LI TENGONO SEMPRE LORO, CONTINUANDO, LORO A MANGIARE E INGRASSARE E NOI A TIRARE LA CINGHIA.
BASTA DIAMOCI UNA SVEGLIATA E MANDIAMO I BARONI DELLA POLITICA CALABRESE A CASA INSIEME AI LORO PARENTI E AFFINI.