sabato 3 dicembre 2011

Ministro Severino, cosa dirà se i mafiosi torneranno liberi?

Sarà anche, quello Monti, un governo sobrio ed elegante, ma questo Lea Garofalo non può saperlo. Due anni fa fu rapita a Milano, torturata, uccisa e il suo corpo sciolto nell’acido da una banda di mafiosi che la punirono per aver collaborato con la giustizia.
Lea Garofalo, torturata, uccisa e sciolta nell'acido nel 2009
Lea Garofalo, torturata, uccisa e sciolta nell'acido nel 2009
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Furono arrestati, ma ora rischiano di essere liberati per scadenza dei termini di scarcerazione. Motivo? Il giudice del processo, Filippo Grisolia, ha mollato tutti per entrare a far parte del nuovo governo, come capo di gabinetto del ministro della Giustizia. Così il dibattimento, ormai alle fasi finali, deve ricominciare dal principio con un nuovo giudice. I familiari della giovane donna sono sconcertati. La figlia, diciannovenne, dovrà tornare in aula a deporre, cosa che già la prima volta le procurò enorme sofferenza.
Può anche essere che Filippo Grisolia fosse una pedina fondamentale del governo dei tecnici e che il ministero della Giustizia non potesse fare a meno di lui. Ma forse il Paese avrebbe continuato ad andare avanti anche se il ministro avesse aspettato qualche settimana a distaccare un giudice che doveva dare giustizia a una donna che è stata sciolta nell’acido per aiutare la giustizia.
Il caso avviene al tribunale di Milano, quello che si erge a tempio della difesa della legalità, della Costituzione ma anche dell’etica, e non ha suscitato la protesta, per distrazione di personale e rischi nella lotta alla mafia, dei grilli parlanti dell’associazione magistrati. Ovvio, quando ci sono di mezzo poltrone ambite, i principi passano in secondo piano. Un consiglio. Il giudice che è subentrato a Grisolia faccia presto, molto presto. Perché se quei mafiosi torneranno liberi credo che il neo ministro Paola Severino e il neo primo ministro Mario Monti, qualche spiegazione, anche se tecnici di chiara fama, dovranno darla a tutti noi

Sindacalisti da una casta all’altra: così hanno occupato il Parlamento

Messi insieme sarebbero il terzo gruppo parlamentare alla Camera dopo Pdl e Pd: 53 ex sindacalisti occupano una poltrona a Montecitorio, altri 27 al Senato. Una silenziosa ma inesorabile transumanza dal sindacato alla politica che prima o poi tocca a tutti: dalla A di Affronti Paolo (deputato Udeur, ex Cisl) alla Z di Zipponi Maurizio (deputato di Rifondazione, ex Fiom). Ma siccome non erano abbastanza, i partiti hanno pensato bene di candidarne un po' di nuovi. Sbocco naturale: il Pd. Perch´ anche i cigiellini duri e puri sanno bene che con Veltroni, piazzati bene in lista, un seggio da onorevole ci può scappare, mentre con Bertinotti, per quanto ex sindacalista pure lui, può andare buca. Perciò eccoli lì, pronti a traslocare dalle sedi sindacali a Montecitorio. In Veneto il Partito democratico ne schiera ben due: per la Camera corre Pier Paolo Baretta, segretario aggiunto della Cisl, per il Senato invece si scalda Paolo Nerozzi, ex membro della segreteria della Cgil. Giancarlo Sangalli, ex segretario della Confederazione degli Artigiani, è nelle liste democratiche del Senato in Emilia-Romagna mentre Achille Passoni, candidato al Senato in Toscana, è stato segretario confederale della Cgil.
Le possibilità di carriera sono ottime. Basta guardare a due di loro, Franco Marini (già Cisl) e Fausto Bertinotti (già Cgil), rispettivamente seconda e terza carica dello Stato, per capire che la militanza sindacale è la migliore palestra per diventare un giorno uomini di potere. Per esempio ministri. Prodi ne ha pescati diversi tra le fila del sindacato. Il ministro del Lavoro non poteva che essere un cigiellino come Cesare Damiano, che ha immediatamente nominato due altri sindacalisti come suoi sottosegretari, Rosa Rinaldi (Cgil) e Antonio Montagnino (Cisl). Sindacalista è pure il ministro della Solidarietà Paolo Ferrero (Fiom-Cgil) come anche la sua vice Franca Dosaggio. Ha rimediato un posto da viceministro anche Sergio D'Antoni, candidato del Pd in Sicilia, ex segretario Cisl.
Ma non serve andare così in alto per trovare ex sindacalisti, perch´ la loro è «una ragnatela impressionante» che tocca il vertice come la periferia delle istituzioni pubbliche, come scrive Stefano Livadiotti in L'altra casta. Eccoli dunque a capo di enti locali, sindaci come Sergio Cofferati (ex numero uno Cgil) e presidenti di regioni come Ottaviano Del Turco. Ma siccome sono un esercito, i posti sono sempre pochi. La soluzione? Moltiplicare enti e commissioni. Il capolavoro è l'Inps: una piramide di poltrone e poltroncine che in confronto quella di Cheope è uno scherzo. I sindacalisti occupano in massa il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps, che da solo vale 23 incarichi (divisi tra Cgil, Cisl e Uil in base al rispettivo peso). Poi c'è il Consiglio dei sindaci (sette) e il direttore generale. Al piano sotto, altre orde di sindacalisti. Sono i componenti dei Comitati fondi e gestione: 192 membri. Finita qui? Ci mancherebbe. Più in basso nella piramide Inps troviamo i comitati regionali, che sistemano 542 sindacalisti. A sua volta ogni comitato regionale può nominare tre commissioni per trovare posto agli sfortunati sindacalisti ancora a spasso. Comunque ci sono sempre i 102 comitati provinciali (3mila e 264 poltrone) che a loro volta regolano quattro commissioni. Il totale è impressionante: un esercito di 6mila sindacalisti che amministra le pensioni degli italiani. E siccome il sistema piramidale ha dato tante soddisfazioni ai sindacalisti, è stato preso e copiato nell'infinita sequela di enti pubblici italiani, dove trovano lavoro i delegati confederali. Visto così suona quasi comico lo slogan della Cgil: «Il lavoro vera ricchezza del Paese».      

QUESTI SIGNORI PRIMA DI SEDERSI SULLE POLTRONCINE DEL PARLAMENTO A PRENDERSI ( rubare soldi ), SI SEDEVANO AI TAVOLI DI CONCERTAZIONE A DISCUTERE I NOSTRI RINNOVI CONTRATTUALI, IL NOSTRO ORARIO DI LAVORO E TUTTE LE LEGGI CHE REGOLAMENTANO IL LAVORO, POCO DOPO AVER RIDOTTO SISTEMATICAMENTE I NOSTRI DIRITTI, QUESTI SIGNOROTTI SI SONO SEDUTI IN PARLAMENTO.

CASUALITA' O SVENDITA DEI NOSTRI DIRITTI, PER POTER ENTRARE NEL MOMDO DORATO DELLA POLITICA?
                          

CASTA E FAMIGLIA......

Palermo, esami universitari “comprati”
Indagato il fratello di Alfano

La Procura di Palermo ha consegnato un avviso di proroga delle indagini a 36 persone. Il fratello dell'ex Guardasigilli si difende: "Sono stato studente-lavoratore da 20 anni e ho conseguito regolarmente la laurea"

Esami fantasma all’università di Palermo: 32 persone sono indagate per i reati di falso, frode informatica e corruzione. Nell’indagine, partita un anno fa, sono coinvolti tre impiegati dell’ateneo palermitano e alcuni laureati tra cui spunta anche Alessandro Alfano, 36 anni, fratello dell’ex Guardasigilli e attuale segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano. Secondo i magistrati alcuni studenti, con l’aiuto di dipendenti degli uffici amministrativi, avrebbero fatto figurare nel loro libretto universitario esami in realtà mai sostenuti. La vicenda venne alla luce nel settembre del 2010, quando il rettore Roberto Lagalla segnalò il caso di una laureanda scoperta poco prima della discussione della tesi. Attraverso alcuni controlli incrociati si capì che la studentessa non aveva superato alcuni esami. Le indagini si concentrarono sopratutto sulla facoltà di Economia e Commercio. Un’impiegato della segreteria fu licenziato, altri due sospesi.

A un anno di distanza, tutti i nomi degli indagati sono saltati fuori. Alessandro Alfano, laureato in Economia nel 2009, attualmente ricopre la carica di segretario generale della Camera di Commercio di Trapani e di Unioncamere Sicilia: a lui la procura di Palermo ha consegnato un avviso di proroga delle indagini. I suoi legali smentiscono qualsiasi irregolarità: “Il nostro cliente ha sostenuto tutti gli esami e ha fiducia in un rapido accertamento della verità”. Anche il diretto interessato replica: “Sono certo che si tratta di un disguido amministrativo. Ricordo perfettamente i professori che mi hanno interrogato, le domande che mi hanno rivolto e persino com’ero vestito. Ho regolarmente sostenuto tutti gli esami il cui corso è stato rallentato in quanto sono stato studente-lavoratore da quando avevo 20 anni. Sono pronto a dare tutte le spiegazioni necessarie alla magistratura” e aggiunge: “Ho una sola riserva: se non fossi stato il fratello minore di Angelino Alfano, non ci sarebbe stato questo clamore esclusivamente mediatico e sicuramente non riconducibile agli ambienti giudiziari. Sono certo che il lavoro attento ed obiettivo del pm farà emergere la verità. Per questo – conclude – sono sereno”.

MA COME MAI QUESTI FIGLI E FRATELLI DI PERSONE POLITICHE, LAVORANO APPENA FINISCONO GLI STUDI E I COMUNI MORTALI O FIGLI DI CONTADINI NON TROVANO MAI NULLA CHE LI GRATIFICHI, PER GLI STUDI CONSEGUITI?
L'ITALIA ORMAI E' GESTITA DA POCHISSIME PERSONE, NON MERITEVOLI MA CONOSCENTI DI QUALCUNO.
NOI PAGHIAMO IL PREZZO DI QUESTA PARENTOPOLI CHE ORMAI HA NAUSEATO TUTTI.
PER NON PARLARE DEI DOPPI INCARICHI, NOI NON RIUSCIAMO A TROVARE NEANCHE IL LAVORO, LORO I FIGLI E PARENTI DI POLITICI, NON HANNO ALCUN PROBLEMA A TROVARE UN LAVORO, ANZI DEVONO SCEGLIERE QUELLO MEGLIO RETRIBUITO.
PURTROPPO LA CLASSE POLITICA CON FAMIGLIA ANNESSA NON E' L'UNICA CASTA IN ITALIA.
VOGLIAMO PARLARE DEI SINDACATI????

venerdì 2 dicembre 2011

cose mai lette

Cose mai lette...
QUESTA MACELLERIA RIMANE APERTA LA DOMENICA SOLO PER I POLLI.
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Qui chiavi in 5 minuti
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DAI GIORNALI
TROMBA MARINA PER UN QUARTO D'ORA
(Corriere del Mezzogiorno, 1997)

SI E' SPENTO L'UOMO CHE SI E' DATO FUOCO
(Giornale di Sicilia, 1998)

SOLITA CONFERMA: IL FALLO DA DIETRO E' DA ESPULSIONE
(Corriere dello sport, 1998)

FA MARCIA INDIETRO E UCCIDE IL CANE, FA MARCIA AVANTI E UCCIDE IL GATTO
(Corriere della Sera, 1992)

FERMATO, IN TASCA AVEVA 175 TARTARUGHE
(Gente, 1993)

MULTA DI 160.000 PERCHE' IL MULO E' PRIVO DI LUCI DI POSIZIONE
(Cronaca vera, 1995)

"Gli alunni sono incontentabili! Tu gli dai un pelo e loro prendono
il vizio"
(A scuola)

"Uno, due e tre, entrambi dal preside"
(A scuola)

Allontano Russo e Marino, perche durante l'ora di Storia hanno
ripetutamente ingiuriato il compagno Giuseppe Di Giuseppe,
chiamandolo Pinot di Pinot
(La nota di un professore a scuola)

Si affitta l'abitazione del terzo piano, la signora del secondo la fa
vedere a tutti.
(Inserzione in una strada di Trapani)

Per ogni taglio di capelli vi faremo una lavata di capo gratis
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Vendo tutto per esaurimento
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Eliminazione totale bambini a sole 29.000
(Insegna in un negozio)


"FERMI TUTTI: E' UNA RAPINA!" NON GLI CREDONO E LO PICCHIANO.
(Dai Giornali)

SORDOMUTO TENTA DUE RAPINE MA NON RIESCE A FARSI CAPIRE
(Dai Giornali)

...il nostro cliente dirige un'avviata azienda agricola, e'
proprietario di terreni di buon valore,di attrezzature e di greggi;
possiede fra l'altro, alcuni muli di mia personale conoscenza...
(Dalla corrispondenza interbancaria)

Il cliente non ha ancora presentato la documentazione richiesta
nonostante ripetuti solleciti verbali e manuali
(Dalla corrispondenza interbancaria)

DIVORZIATO FA CAUSA ALLA MOGLIE.VUOLE I TRENINI DEL FIGLIO
(Dai giornali)

Una signora chiama il cagnolino che le e scappato, gridando disperata
per la via:"Piippooo, PIIPPOOO, PIIIIIIIIPPOOOOOOOOOOO ! " Esce un
tossico da un vicolo e fa: " A signo', pippo pur'io, ma non rompo il
cazzo a nessuno"
(Da it.hobby.umorismo)

FUNERALI A COSTI RIDOTTI.CINQUANTASEI RATE A PREZZI
BLOCCATI.AFFRETTATEVI
(Da un quotidiano)

SI AVVERTE IL PUBBLICO CHE I GIORNI FISSATI PER LE MORTI SONO IL
MARTEDI' E IL GIOVEDI'
(Ufficio anagrafe a Reggio Calabria)

Mio figlio e' andato convivere da solo.
(Per strada)

GARAGE: LASCIARE SPAZIO PER MANOVRA PERCHE' SONO STUFO E AMMACCO
(Cartello stradale)

Lei e' passato col rosso l'ho vista con le mie mani!
(Un vigile ad un automobilista)

BIMBO CONTESO TRA DUE PADRI. EFFETTUATO IL TEST DEL DNA.E' DI UN TERZO
(Dai Giornali)

"E' stato un corpo contundente?" "no, contro un occhio"
(in ospedale)

Dentista: "Venga tra una settimana per l'estrazione"
Paziente: "Perche ? Che sorteggiate?
(in ospedale)

E' FINITO IL MAGNA MAGNA.

Senato, fuga dal ristorante
I prezzi sono triplicati e i pasti calano del 70%

Gestori verso l’addio, venti richieste di cassa integrazione

Equità
Senato, fuga dal ristorante
I prezzi sono triplicati e i pasti calano del 70%
Gestori verso l’addio, venti richieste di cassa integrazione
ROMA—Ah, i bei tempi d’oro... Al ristorante del Senato, fino a tre mesi fa, il filetto di orata in crosta di patate si gustava per 5,23 euro e per il carpaccio di filetto con salsa al limone ne bastavano 2,76. Ma dalla fine di agosto i prezzi sul menu di Palazzo Madama sono triplicati e i senatori hanno rivoluzionato le loro abitudini. Adesso, nelle pause dei lavori d’Aula, o si fermano alla buvette per un riso all’inglese (rapido ed economico), o escono a mangiare nelle trattorie a due passi dal Pantheon. D’altronde, spiegano senza troppi imbarazzi, i prezzi a Palazzo Madama sono ormai «così alti» che pranzare fuori è diventato quasi conveniente. Da «Fortunato al Pantheon», un classico per le buone forchette della politica, all’una c’è la fila.

Con 45 euro ci scappano primo e secondo,
prelibatezze romanesche come i bucatini all’amatriciana e carni italiane di prima scelta. Avvistati negli ultimi tempi Anna Finocchiaro, Maurizio Gasparri, Francesco Rutelli e il presidente Renato Schifani. Il ristorante del Senato invece, che prima era preso d’assalto anche da deputati e giornalisti parlamentari, adesso è mezzo vuoto. Potere dell’antipolitica o della parsimonia? Forse di tutte e due le cose. Fatto sta che la Gemeaz Cusin, la società che lo gestisce, ha deciso di gettare la spugna e chiede all’amministrazione di Palazzo Madama «una soluzione amichevole» per rescindere consensualmente il contratto, sottoscritto il 12 febbraio 2010. La società appaltatrice ha messo la questione in mano agli avvocati, che hanno redatto un parere con cui sperano di convincere Palazzo Madama a rivolgersi altrove per sfamare i senatori. La relazione è lunga quattro pagine ed è un ritratto dell’Italia, tra antichi privilegi e cauti colpi di forbice. Vi si legge che, prima della decisione dei questori di tagliare i costi, i senatori pagavano per un pranzo «il 13% del prezzo effettivo, anche per i pasti di tipo superiore o pregiato, il cui costo ricadeva, quasi per intero, sull’Amministrazione». Dunque, detto più prosaicamente, i senatori assaporavano e i cittadini pagavano. Ora però— che le quote percentuali a carico degli utenti «sono state sensibilmente incrementate» e che i senatori pagano la spigola o il filetto quanto i comuni mortali—è comprensibile che alla Gemeaz Cusin i conti non tornino più. E che la società chieda lo scioglimento consensuale del contratto con decorrenza 31 dicembre 2011. Da quando i costi sono quelli di un comune ristorante del centro di Roma, lamenta la società, «si è verificata una eccezionale diminuzione dell’attività», con una riduzione dell’affluenza «di oltre il 50 per cento».
E se prima i senatori sceglievano quasi esclusivamente piatti «della tipologia superiore e pregiata», ora prediligono le pietanze più cheap. Gli spaghetti all’astice, sul menu a 18 euro, non li vuole più nessuno, mentre quelli al pomodoro (6 abbordabili euro) sono tornati di gran moda. La Gemeaz Cusin stima «un calo del 70 per cento dei pasti prodotti», con conseguente perdita economica ed esuberi del personale. Il primo effetto concreto è la richiesta di cassa integrazione per 20 dipendenti del ristorante. Intanto, però, sembra che il Senato si appresti ad assumere (altri) sette dirigenti, vincitori di vecchi concorsi.

COLTURE ALTERNATIVE

La provincia di Trapani "scopre" il melograno come fruttifera da reddito alternativa alla viticoltura in crisi

Il melograno, la fruttifera che richiama la mitologia antica, potrebbe diventare, a certe condizioni, un'opportunità di sviluppo per l'agricoltura della Sicilia, scompigliata da una crisi generale sempre più di sistema e sempre meno congiunturale.
Una ventina di agricoltori di Marsala e Mazara del Vallo pronti a partire
A fare da apripista una ventina di agricoltori di Marsala e Mazara del Vallo, centri dalle radicate tradizioni agricole, in provincia di Trapani, che hanno manifestato interesse ad "adottare" il melograno come coltura redditizia integrativa più che alternativa o sostitutiva della vite da vino. La provincia vanta quasi 70.000 ettari a vite e 158 tra cooperativa, cantine e ditte individuali che producono vini e mosti. La viticoltura per decenni è stata fonte di reddito ed occupazione, ma ora, con il declino delle cantine sociali che non imbottigliano, è scivolata inesorabilmente verso il precipizio di una crisi, forse irreversibile.
Le piante di melograno saranno fornite da società ibridatrici israeliane
Non si tratta, naturalmente, di coltivare una pianta di melograno qualsiasi, che per altro, in Sicilia, come in genere in Italia, è conosciuto da tempo memorabile, ancorché non è coltivata in maniera specialistica.

Quindi, senza ambizioni né produttive, né mercantili, si tratta di "importare" da Israele alcune varietà di melograno messe a punto e brevettate da genetisti di primarie società ibridatrici di Israele (Paese all'avanguardia nel mondo nel settore primario). Tali varietà, già testate con successo nel Paese del Vicino oriente e attualmente in piena produzione, saranno acclimatate nell'isola, per avviare la realizzazione di impianti e testare i mercati, cominciando da quello italiano, dove il melograno viene importato dall'estero (nella foto a destra: ogni frutto pesa da 600 grammi a un chilo).

Vedi anche la scheda prodotto sul melograno.
L'idea e il progetto elaborati dall'agronomo Dino Bellussi
L'idea ed il progetto sono di Dino Bellussi, una laurea in scienze agrarie, occhi chiari e capelli brizzolati, da alcuni decenni trapiantato a Marsala, dove dirige, con successo, il mercato dei fiori Florabella. Qui, due volte alla settimana, vengono venduti mediante il sistema dell'asta con l'orologio mutuato dall'Olanda fiori recisi e piante verdi e ornamentali, prodotti di punta del comprensorio agricolo marsalese estremamente vario e diversificato, dove accanto all'ulivo e alla vite, coesistono il florovivaismo, la fragolicoltura e l'orticoltura.

FOTOVOLTAICO IN SARDEGNA.

La serra fotovoltaica
A Villasor, in provincia di Cagliari, creati 90 posti di lavoro

Investiti 70 milioni da multinazionali indiane e americane:
MILANO – Unire l’agricoltura alla produzione di energia elettrica, creando anche 90 posti di lavoro in una regione, la Sardegna, da anni alle prese con la crisi del mondo industriale. A Su Scioffu, nel Comune di Villasor in provincia di Cagliari – dove è stato chiuso lo zuccherificio Eridania Sadam che contava circa 80 lavoratori – il 30 novembre è stata inaugurata una megaserra fotovoltaica: 26 ettari in grado di incrementare le rese delle coltivazioni agricole e di produrre 20 megawatt di energia elettrica, che equivalgono ai consumi elettrici annuali di 10 mila abitazioni e a una mancata emissione di 25 mila tonnellate all’anno di anidride carbonica nell’atmosfera. La serra fotovoltaica, già allacciata alla rete, è stata realizzata grazie all’investimento di circa 70 milioni di euro da parte di due multinazionali: l’indiana Moser Baer Clean Energy Limited (Mbcel) e l’americana General Electric.

INVESTIMENTO – «Su Scioffu è la dimostrazione pratica della multifunzionalità del fototovoltaico», ha spiegato il dirigente di Mbcel, Lalit Kumar Jain. Per l’amministratore delegato e responsabile per l’Europa di General Electric Energy Financial Services, Andrew Marsden: «Su Scioffu documenta il nostro impegno a investire in Europa nonostante le sfide economiche che interessano quest’area». «È in programma un’estensione della serra che determinerà una potenza complessiva di 40 MW», ha aggiunto Marcello Spano, responsabile Sviluppo Sud Europa di MBbcel.
NUMERI – Tra i primati stabiliti da Su Scioffu, anche quelli – record – di realizzazione: in quattro mesi il sito è stato costruito e allacciato, completo di 134 serre e 84.400 pannelli al silicio policristallino. È iniziata l’attività agricola di Twelve Energy Società Agricola (titolare del parco serricolo), che ha stipulato accordi con alcune cooperative agricole sarde, cui è stata affidata la coltivazione di varie colture orticole (tra cui melone, anguria, zucchina romanesca da gennaio, ma anche rose e finocchio). Inoltre 115 persone del luogo hanno collaborato alla realizzazione del parco i cui terreni (61 ettari) sono stati acquistati a 1,8 milioni di euro, quasi il triplo del valore indicato dall’Agenzia del territorio della Regione Sardegna.

giovedì 1 dicembre 2011

CORBELLI come CASINI

Corbelli: «Arresto Morelli provvedimento ingiusto»

 
Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime, in una nota, «piena, forte solidarietà al consigliere regionale della Calabria, Francesco Morelli, finito oggi in carcere nell'ambito di una operazione della Dda della Procura di Milano». Corbelli, nella nota, parla di «un arresto che lascia letteralmente sgomenti e sconcertati perchè colpisce una persona perbene, un uomo generoso, unanimemente conosciuto e apprezzato come un galantuomo.
Fermo restando il rispetto che si deve all'operato dei magistrati e dei giudici, ritengo l'arresto di Franco Morelli, un fatto gravissimo, un provvedimento ingiusto e assolutamente spropositato. Morelli non andava arrestato». «Sono certo che la vicenda giudiziaria che lo riguarda - afferma Corbelli - sarà subito chiarita con la scarcerazione del consigliere regionale. Conosco e sono amico da tanti anni di Franco Morelli. Voglio esprimere a lui, in questo momento drammatico e doloroso della sua vita, tutta la mia amicizia, la mia solidarietà e vicinanza e ricordare che in questi anni tante battaglie civili e grandi conquiste civili, ottenute dal movimento Diritti Civili, sono state possibili grazie soprattutto all'aiuto disinteressato di Morelli».

TASSA SUI CANI DI LUSSO. ANCHE SU QUELLI CHE FANNO POLITICA??

GOVERNO MONTI: ARRIVA LA TASSA SUI CANI? - Mario Monti l'avrebbe combinata grossa, alienandosi la simpatia e il sostegno dei tantissimi possessori di cani. E' bastata infatti la notizia che tra le nuove prossime tasse che colpiranno gli italiani come la reintroduzione dell'Ici, al fine di risanare la devastante situazione economica, ci fosse anche una tassa sul possesso del migliore amico dell'uomo. In realtà la notizia aveva cominciato a circolare già prima della nomina di Mario Monti: l'Agenzia delle entrate avrebbe voluto che gli animali domestici vengano considerati "beni di lusso". E' intervenuto nei giorni scorsi per primo Marco Meloni, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari che ha lanciato la protesta: non sono un lusso, anzi, sono una risorsa psicologica e sociale per le famiglie che li tengono con sé. Ha poi anche fatto notare che è stata da qualche tempo introdotta la riduzione delle detrazioni sulle spese veterinarie per cani e gatti. Considerando poi quanto si spende in cibo per i cani e i gatti, ha concluso, si arriverebbe a cifre insostenibili e ingiustificate. La protesta del dottor Meloni è quindi passata al web: su Facebook sono nati decine di gruppi che protestano contro il cane inteso come bene di lusso: NO alla TASSA SUI CANI del governo Monti che li definisce bene di lusso; diciamo NO alla tassa sui cani; Contro la ventilata tassa sui cani, NON SONO BENI DI LUSSO!!!! Su Twitter invece viaggiano i messaggini di protesta: "Se Monti tasserà davvero gli animali domestici come bene di lusso vado via da questo paese che non mi rappresenta più…", "iva al 22 o 23 e tasse sugli animali domestici e loro cure!va bene cosi..non sanno piu dove prenderceli!menomale c'e' monti". Ce ne sono poi di particolarmente ironici: "Finalmente i politici si auto-tassano. Inserita la tassa sui cani." O anche: "Si parla di una tassa sui cani. Molti per pagarla chiederanno un Fido alle banche". Qualcuno invece si preoccupa seriamente: "Spero sia uno scherzo la tassa sui cani.. Anche perché con tutti quelli che ho vuol dire che morirò di fame". Molti forse non sanno, o sono troppo giovani per ricordarlo, che una tassa sui cani in realtà in Italia è esistita fino al 1974. Era stata immessa nel 1918 con Regio decreto, modificato e reso obbligatorio in tutti i comuni con un decreto del 1931 e poi definitivamente eliminata con la riforma tributaria del 1974. Inizialmente era stata ideata soprattutto per motivi sanitari, per mettere ordine e disciplinare il possesso degli animali e per istituire un vero controllo sanitario. Si faceva anche una distinzione di categoria: cani di lusso o di affezione (da compagnia); cani da caccia e da guardia e cani adibiti alla custodia di edifici e di greggi o tenuti a scopo di commercio.

U' PROFESSOR

Pensioni: manovra blindata, la Cgil fa muro Mario Monti: “L’Italia rischia grosso”
La netta chiusura di Susanna Camusso rischia di compromettere il clima di consenso attorno al premier. Il Partito democratico accetterà "misure che non sono nostre al cento per cento", ma rilancia sulla patrimoniale sgradita al Pdl
Il presidente del Consiglio Mario Monti
Angela Merkel e Nicolas Sarkozy parleranno di fronte ai loro Parlamenti per spiegare cosa intendono fare dell’Europa e, soprattutto, dell’euro. “Io non farò discorsi”, annuncia Mario Monti da Bruxelles. Il suo contributo al tentativo, che ormai sembra quasi disperato, di difendere la moneta unica lo darà presentando la manovra di bilancio lunedì, in Consiglio dei ministri. Poi le misure saranno discusse e approvate entro Natale, assicura il presidente del Senato Renato Schifani.

“Ho ribadito uno zero molto importante, non facile da raggiungere, ma che sarà conseguito”, ha spiegato il premier nella sala stampa di Bruxelles, riassumendo due giorni di vertici da ministro dell’Economia, prima eurogruppo (Paesi dell’euro) poi Ecofin (ministri europei dell’Economia). Lo zero è quello del deficit nel 2013, cioè il pareggio di bilancio (che diventerà un vincolo Costituzionale, ieri il primo passo col voto alla Camera), ma – ha precisato Monti – seguendo la scaletta prevista dal rapporto degli ispettori della commissione, presentato ieri: l’obiettivo da raggiungere subito è il deficit all’1,6 per cento nel 2012. Quindi subito manovra da 11 miliardi per compensare la mancata crescita rispetto al quadro delineato dalla manovra estiva. Poi 4 miliardi dalla delega fiscale, cioè il taglio di agevolazioni e sussidi previsto dal ministro Giulio Tremonti ma non ancora attuato, e infine un ulteriore intervento per garantire equità e redistribuzione (cioè si dovrà anche spendere qualcosa, ma senza toccare i saldi, quindi si taglierà anche per redistribuire). Monti sa che non sarà facile, ha quattro giorni per convincere sindacati e partiti di maggioranza che la manovra non si tocca, che non ci sono spazi di mediazione: “Penso di agire con la massima rapidità. E in tempi molto ristretti. Avremo anche delle consultazioni, ma farò appello al fatto che siamo in una situazione straordinariamente delicata e che certi passaggi e ritualità graditi a tutti forse non sarebbero a vantaggio dei cittadini”.

Il messaggio non era rivolto certo soltanto alla Cgil, ma è il sindacato di Susanna Camusso quello che più si sta agitando per le indiscrezioni sulla riforma delle pensioni: “Il governo deve sapere che 40 è un numero magico e intoccabile e mi pare che questo sia esaustivo della discussione”. Che è un modo un po’ barocco per dire che la Cgil è contraria a ogni intervento sulle pensioni di anzianità. Mentre è quasi certo che il ministro del Welfare Elsa Fornero interverrà anche sugli assegni maturati in base ai contributi versati e non soltanto in base all’anzianità, sia pure con un sistema di soglie variabili e non con l’abolizione delle pensioni di anzianità o il loro drastico ridimensionamento auspicato dall’Europa. “Accetteremo misure che non sono nostre al cento per cento ma abbiamo da dire la nostra”, avverte il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, lasciando intendere che un intervento pesante sulle pensioni dovrebbe essere compensato da una patrimoniale, sgradita al Pdl.

Il nodo Cgil per Monti è però un primo problema, non tanto perché il sindacato possa davvero ostacolare la manovra, ma in quanto rischia di compromettere il clima di consenso attorno al premier che invece ha bisogno di mostrarsi il più saldo possibile al vertice della prossima settimana a Bruxelles, quel Consiglio europeo dell’ 8-9 dicembre in cui i capi di governo dell’euro dovranno indicare cosa intendono fare per salvare la moneta: eurobond, modifica dei trattati, interventi sulla Bce. Non si deve però “sottovalutare ciò che è già stato deciso e posto in atto e che richiede di essere seriamente esercitato e valorizzato”, è l’invito al pragmatismo di Monti. Prima di infilarsi nel tunnel burocratico della revisione di trattati su cui si fonda l’Ue, meglio sfruttare gli strumenti già a disposizione, come il “six pack“, cioè l’insieme di procedure di politica economica che consente alla Commissione Ue di controllare l’impegno al rigore e alla crescita dei governi nazionali. In questa settimana, comunque, qualche decisione deve essere presa, perché la tensione sui mercati finanziari ha raggiunto nuovi picchi. Tanto che le principali Banche centrali del mondo, dalla Bce alla Fed a quella del Giappone, hanno lanciato ieri un’azione coordinata (a sorpresa): il taglio di mezzo punto del tasso sugli swap in dollari, in pratica hanno reso meno costoso per le banche private ottenere dei prestiti di emergenza in valuta americana. Lo scopo è scongiurare la crisi di liquidità, cioè la paralisi del mercato inter-bancario dovuta alla sfiducia tra istituti. L’effetto collaterale è che l’euro si è rafforzato sul dollaro. Almeno per ora.

POLITICA CALABRESE

                                                              Politica&giustizia



Ormai è sicuro, siamo alla fine della seconda repubblica ammesso che questa sia mai nata.

Dopo tangentopoli il popolo italiano, quello dei sacrifici quello che si alza la mattina presto

per andare a lavoro, quello che si fa i conti in tasca prima di fare la spesa, le persone normali

che fanno sacrifici per portare avanti la famiglia e fanno sacrifici per un Paese ridotto in brandelli.

Quel popolo non meritava di ritrovarsi dopo pochi anni nella stessa situazione, che va dal tragico

al ridicolo. (DOPO TANGENTOPOLI, PARENTOPOLI&PARTITOPOLI).

Negli ultimi mesi abbiamo visto un elenco interminabile di persone politiche e non politiche, ma che ricoprono ruoli molto importanti del Paese, immischiati in vicende che lasciano l’amaro in bocca, ma per dirla in un modo un po’ meno soft, ti fanno girare letteralmente i COGLIONI.

Ultimo personaggio politico immischiato come si legge, in azioni poco chiare è il consigliere

Regionale MORELLI eletto con il PDL con la ragguardevole cifra di 14 mila preferenze.

Precisando che fino alla condanna definitiva il Italia sono tutti innocenti, innocenti fino a condanna definitiva , ma nello stesso tempo non possiamo far finta che niente stia succedendo.

La cosa che più di tutto ci fa male a prescindere dalla propria ideologia politica, è il fatto che il marciume come al solito è in tutti gli schieramenti destra sinistra centro e chi più ne ha più ne metta,

volendo proprio fare le pulci il marciume più fitto e radicato è in quei partiti più blasonati e che da più tempo gestiscono a proprio uso e consumo la politica il potere e i quattrini in Calabria.

Noi parliamo della Calabria perché è la nostra terra sono le nostre origine e i nostri legami, non perché sia l’unica regione marcia d’Italia, però c’è come aggravante per la nostra regione che nell’immaginario collettivo è una di quelle dove i soldi vengono rubati, dove la pubblica amministrazione è gestita male, dove se non sei figlio di qualcuno non lavori, e cmq per poter lavorare devi svendere il tuo voto, perché diciamolo una volta per tutte in Calabria si vota chi ti fa un favore.

In Calabria c’è il voto di scambio? SI

In Calabria il voto di scambio è a tutti i livelli? SI

Il voto di scambio in Calabria lo fanno tutti i PARTITI? SI

E’ chiaro che più sei grande e potente e più la pressione e le promesse fanno breccia, è chiaro che più hai preferenze e più sei credibile, è chiaro che se sei da molti anni in politica sei considerato uno capace di poter adempiere le sue promesse elettorali.

Più prometti, più ti votano; più elargisci contentini più sei credibile nelle tue promesse.

La competenza e la conoscenza personale non conta niente, in ITALIA non devi studiare, devi conoscere ( inteso come instaurare rapporti personali con persone influenti che ti possono mettere in un posto dove guadagni molti soldi ma non capisci un cazzo.)

In Calabria purtroppo questo fenomeno per varie anomalie è elevato all’ennesima potenza.

Si parte dal piccolo paesino per arrivare ai livelli più alti in Calabria funziona così.

Esempio del piccolo pesino della Calabria:

In un piccolo paesino della Calabria, devi sottostare al politicchio di turno.

Siccome il politichicchio di turno nel corso degli anni si è contornato di amici ( pochi ) che lo difendono, non puoi permetterti di dire “ Ma non ha mai fatto niente per la comunità”, la risposta dei servi e dei lecchini è “ che ne sai tu di quello che ha fatto, ti pensi sia facile “, se poi qualcuno si mette contro allora è la fine, perché il politichicchio deve essere il capo indiscusso delle decisioni del paesino, fa niente se il politichicchio non risulta neanche nella lista vincitrice, ma lui è il politichicchio che conta, quello che sta in Regione, quello che ha appoggiato la campagna elettorale, perché poi LUI si deve candidare alla regione quindi a sua volta gli serviranno i voti dei candidati del piccolo paesino per poter arrivare e coronare il suo sogno “ SEDERSI IN REGIONE “ non fare un cazzo ma prendersi molti soldi.

Ma il vero politichicchio non si limita a questo ma va oltre prende un amico un famigliare e lo fa mettere in un piccolo partito che magari incomincia ad avere seguito, non si sa mai, poi prendendo esempio dal parlamento nazionale si specializza a mette amici e parenti anche nei partiti opposti dovessimo perdere abbiamo un amico a cui chiedere favori.

Ma che cosa centra il piccolo paesino calabrese sfigato, dove un politichicchio si alza la mattina, chiama i lecchini e impartisce ordini su cosa fare, poi tutto baldanzoso va in regione si siede non fa niente perché magari è pure in minoranza quindi non conta un cazzo, ( per la collettività , per fare avere magari il contributo della mensa scolastica del piccolo paesino, per far riaprire l’ufficio postale, per sistemare le strade , per dire ai propri cittadini che ci sono delle possibilità economiche, per aprire piccole imprese, per queste cose non conta un cazzo.)

Il piccolo politichicchio poverino non può fare niente, può solamente portarsi qualche ragazzo come porta borse, poverino, non conta niente.

Ma state certi che il piccolo politichicchio del piccolo paesino sfigato della Calabria i cazzi suoi se li è fatti.

Ma in Calabria il piccolo politicchicchio lo critica chi non lo ha mai votato e forse anche chi non lo ha fatto parlare, chi lo ha votato ( POCHI FORTUNATAMENTE ) non parla perché si vergogna.

NESSUNO HA VOTATO BERLUSCONI NESSUNO HA VOTATO IL CONSIGLIERE REGIONALE, NESSUNO HA VOTATO IL POLITICHICCHIO.

TUTTO IL MONDO E’ PAESE.

TUTTA LA CALABRIA E’ PICCOLO PAESINO.

MAL COMUNE MEZZO GAUDIO. COSI’ FAN TUTTI.



A noi non resta che tornare a lavoro, a pagare gli stipendi di questi politici calabresi e politichicchi dei piccoli paesini sfigati della Calabria.