Monti:"Che monotonia il posto fisso
I giovani si abituino a cambiare"
CARISSIMO MONTI SAI QUANTO E' MONOTONO PER NOI SENTIRE VOI PARLARE SEMPRE DELLE STESSE COSE?
SAI QUANTO E' MONOTONO PER NOI VEDERE PSEUDO DIRIGENTI PRENDERSI UNA VAGONATA DI SOLDI ED ESSERE INCAPACI ?
SAI QUANTO E' MONOTONO SE QUESTI PSEUDO DIRIGENTI SONO MESSI LI DALLE RACCOMANDAZIONI E DAGLI AMICI POLITIC?
SAI QUANTA MONOTONIA METTETE VOI VECCHIETTI ( CON TUTTO IL RISPETTO ),
PARLARE DEI PROBLEMI DEI GIOVANI?
SAI CARO MONTI QUANTO E' MONOTONO SENTIRE PARLARE LA MARCEGAGLIA DI LAVORO, E NESSUNO LE CHIEDE SE HA MAI LAVORATO IN VITA SUA ? O SE E' MAI STATA SU UNA CATENA DI MONTAGGIO?
SAI QUANTO E' MONOTONO VEDERE FERMARSI A OGNI NEVICATA L'ITALIA DEI TRENI E SAPERE CHE MORETTI NON SI DIMETTE MAI PERCHE' L'ITALIA E' UN PAESE DI VECCHI E DI RACCOMANDATI?
SAI QUANTO E' MONOTONO SENTIRE PARLARE VOI DI PRECARIATO E DI FLESSIBILITA' E SAPERE CHE I VOSTRI FIGLIOCCI SONO TUTTI SISTEMATI TRAMITE LA POLITICA E LE RACCOMANDAZIONI? ( QUESTO FA PURE INCAZZARE )
TUTTO QUESTO E' MONOTONIA. TUTTO QUESTO E' L'ITALIA (UN PAESE PER VECCHI)
Che monotonia il posto fisso, è bello cambiare",
INFATTI MONTI IL POSTO FISSO E’ MONOTONO DATE IL BUON ESEMPIO COMINCIATE A DIMETTERVI TUTTI .
venerdì 3 febbraio 2012
Moretti: dalle Ferrovie
prendo 690.000 euro
all'anno e me li merito
L’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato rivendica l'operazione di risanamento compiuta: "Cimoli in 8 anni ha lasciato un’azienda con 2 miliardi di perdite"
Ecco come Moretti ha trasformato
le Ferrovie dello Stato in un servizio d’èlite
13:00 - Sono rimasti bloccati a lungo nella notte in Romagna, e i due treni Intercity sono ripartiti soltanto dopo ore di stop forzato, uno nei pressi di Forlì e l'altro fra Forlì e Cesena, a causa della neve e del gelo. I convogli erano entrambi diretti a sud, uno aveva 200 passeggeri a bordo, l'altro ottanta circa: tutti sono stati soccorsi e hanno portuto riprendere il viaggio, uno verso Pescara, l'altro verso Ancona.
Ecco come Moretti ha trasformato
le Ferrovie dello Stato in un servizio d’èlite
Business, buona stampa e politica, così il manager ha stravolto le Fs e operato tagli al personale per oltre 10 mila unità. Maxi investimenti nelle Frecce Rosse e totale abbandono dei treni regionali hanno reso Trenitalia un'azienda sempre più ad uso di uomini d'affari e imprenditori
Neve, in Romagna bloccati nella notte per ore due Intercity: 600 i minuti di ritardo
I due treni, uno diretto a Pescara, l'altro ad Ancona, sono rimasti fermi entrambi nei pressi di Forlì
L'Es 9823 era partito da Milano alle 18,13 con 200 persone e doveva arrivare a Pescara alle 22,45. Ha accumulato 621 minuti di ritardo nella sua sosta forzata . L'altro, l'Es 9829, aveva lasciato la stazione di Milano alle 19,40 e doveva arrivare ad Ancona alle 23.39. E nella notte ha accumulato 557 minuti di ritardo.
NEL MONDO
Treno a levitazione magnetica
Un treno a levitazione magnetica o maglev è un tipo di treno che viaggia senza toccare le rotaie grazie alla levitazione magnetica.
La repulsione e l'attrazione magnetica vengono utilizzate anche come mezzo di locomozione. Dato che il convoglio non tocca le rotaie, l'unica forza che si oppone al suo moto è l'attrito dell'aria. Il maglev è quindi in grado di viaggiare a velocità elevatissime (fino a 581 km/h) con un consumo di energia limitato e un livello di rumore accettabile. Sebbene la velocità del maglev gli consenta di fare concorrenza all'aereo anche nei lunghi percorsi, i costi per la realizzazione delle infrastrutture ne hanno limitato finora l'utilizzo a brevi tratte molto frequentate. A Shanghai un maglev collega la città con l'aeroporto. La linea è lunga 30 chilometri e viene percorsa dal treno in 7 minuti e 20 secondi con una velocità massima di 500 km/h e una velocità media di 200 km/h.
E QUALCUNO SI CHIEDE PERCHE' L'ITALIA E' IN QUESTA SITUAZIONE?
SEMPLICE PER INCOMPETENZA DI CHI PRENDE UN SACCO DI SOLDI ED E' INCOMPETENTE.
La repulsione e l'attrazione magnetica vengono utilizzate anche come mezzo di locomozione. Dato che il convoglio non tocca le rotaie, l'unica forza che si oppone al suo moto è l'attrito dell'aria. Il maglev è quindi in grado di viaggiare a velocità elevatissime (fino a 581 km/h) con un consumo di energia limitato e un livello di rumore accettabile. Sebbene la velocità del maglev gli consenta di fare concorrenza all'aereo anche nei lunghi percorsi, i costi per la realizzazione delle infrastrutture ne hanno limitato finora l'utilizzo a brevi tratte molto frequentate. A Shanghai un maglev collega la città con l'aeroporto. La linea è lunga 30 chilometri e viene percorsa dal treno in 7 minuti e 20 secondi con una velocità massima di 500 km/h e una velocità media di 200 km/h.
E QUALCUNO SI CHIEDE PERCHE' L'ITALIA E' IN QUESTA SITUAZIONE?
SEMPLICE PER INCOMPETENZA DI CHI PRENDE UN SACCO DI SOLDI ED E' INCOMPETENTE.
mercoledì 1 febbraio 2012
INCOPETENZE BOLOGNESI
Da questa mattina nevica incessantemente su Bologna e su buona parte dell'Emilia. Le principali strade percorse da mezzi spazzaneve e spargisale. Sconsigliato mettersi in strada se non è strettamente necessario. Le linee dell'Atc viaggiano con comprensibili ritardi, isolato l'ospedale Rizzoli perché anche i mezzi spazzaneve hanno fatto fatica a raggiungere la collina. Il Comune ha deciso la chiusura delle scuole fino a lunedì. Tir fermi per decisione del prefetto.
MA SICCOME L’ITALIA E’ UNICA E INDIVISIBILE ANCHE SULLE MINCHIATE, L’EMILIA -ROMAGNA
NON SI SOTTRAE A QUESTA LEGGE NON SCRITTA.
E’ DA IERI SERA CHE A BOLOGNA NEVICA, MA SICCOME I POLITICI DELLA CITTA’ DETTA LA
DOTTA, IERI ERANO IMPEGNATI A LECCARE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA , ( CONTESTATO DAGLI STUDENTI ) , SI SONO FORSE DIMENTICATI DI COORDINARE L’EMERGENZA NEVE.
EMERGENZA PER MODO DI DIRE, VISTO CHE DA UNA SETTIMANA A QUESTA PARTE SI PARLAVA SOLAMENTE DELLA NEVICATA CHE STAVA PER COLPIRE LA PENISOLA .
ANCHE QUESTA VOLTA LA GRANDE BOLOGNA CON TUTTA LA PROVINCIA HA DIMOSTRATO TUTTA LA SUA INCOPETENZA A SOPPERIRE AD UNA NEVICATA, FERMO RESTANDO L’INTENSITA’ DEL FENOMENO ,NON CI E’ SFUGGITO UN PARTICOLARE, STAMANI ALLE ORE 7.00 SULLE STRADE PROVINCIALI NON VI ERA OMBRA DI MEZZI PREPOSTI AL RIPRISTINO DELLA VIABILITA’.
OLTRE LA MANCANZA DI SPAZZANEVE NON SI SONO VISTI PER TUTTA LA GIORNATA I MEZZI SPARGISALE CHE DOVREBBERO LIMITARE ALMENO LA FORMAZIONE DI LASTRE DI GHIACCIO PERICOLOSISSIME PER GLI AUTOMOBILISTI ( ANCHE QUELLI PIU’ CAUTI ).
IL SINDACO DI BOLOGNA MEROLA GIUSTAMENTE IERI E’ STATO A LISCIARE IL PELO A GIORGIO NAPOLITANO, E NOI OGGI ABBIAMO FATTO IL PELO AI BURRONI DELLE STRADE.
COSA DIRE UN COMPLIMENTO GRANDISSIMO AL SINDACO DI BOLOGNA MEROLA PER TUTTA L’ORGANIZZAZIONE , ANCHE PER AVER PRESO CON MOLTA CELERITA’ LA DECISIONE DI FAR USCIRE GLI STUDENTI DALLE SCUOLE ORE 12.10, QUALCUNO DOVREBBE RICORDARE AL SINDACO MEROLA ( PD ), CHE A GENOVA PER NON AVER PRESO DECISIONI IMPORTANTI NEI TEMPI GIUSTI SONO MORTE DELLE PERSONE. FORSE I RAGAZZI OGGI NON DOVEVANO ENTRARE A SCUOLA,
MA QUESTA E’ BOLOGNA LA DOTTA.
POLITICI PAGATI CARI E INCOMPETENTI, ECCO CHI AMMINISTRA L’ITALIA E LE VARIE CITTA’,
FORSE E’ ARIVVATO IL MOMENTO DI PRENDERE TUTTI A CALCI NEL CULO DA DESTRA A SINISTRA E NON TRALASCIANDO IL CENTRO.
MA SICCOME L’ITALIA E’ UNICA E INDIVISIBILE ANCHE SULLE MINCHIATE, L’EMILIA -ROMAGNA
NON SI SOTTRAE A QUESTA LEGGE NON SCRITTA.
E’ DA IERI SERA CHE A BOLOGNA NEVICA, MA SICCOME I POLITICI DELLA CITTA’ DETTA LA
DOTTA, IERI ERANO IMPEGNATI A LECCARE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA , ( CONTESTATO DAGLI STUDENTI ) , SI SONO FORSE DIMENTICATI DI COORDINARE L’EMERGENZA NEVE.
EMERGENZA PER MODO DI DIRE, VISTO CHE DA UNA SETTIMANA A QUESTA PARTE SI PARLAVA SOLAMENTE DELLA NEVICATA CHE STAVA PER COLPIRE LA PENISOLA .
ANCHE QUESTA VOLTA LA GRANDE BOLOGNA CON TUTTA LA PROVINCIA HA DIMOSTRATO TUTTA LA SUA INCOPETENZA A SOPPERIRE AD UNA NEVICATA, FERMO RESTANDO L’INTENSITA’ DEL FENOMENO ,NON CI E’ SFUGGITO UN PARTICOLARE, STAMANI ALLE ORE 7.00 SULLE STRADE PROVINCIALI NON VI ERA OMBRA DI MEZZI PREPOSTI AL RIPRISTINO DELLA VIABILITA’.
OLTRE LA MANCANZA DI SPAZZANEVE NON SI SONO VISTI PER TUTTA LA GIORNATA I MEZZI SPARGISALE CHE DOVREBBERO LIMITARE ALMENO LA FORMAZIONE DI LASTRE DI GHIACCIO PERICOLOSISSIME PER GLI AUTOMOBILISTI ( ANCHE QUELLI PIU’ CAUTI ).
IL SINDACO DI BOLOGNA MEROLA GIUSTAMENTE IERI E’ STATO A LISCIARE IL PELO A GIORGIO NAPOLITANO, E NOI OGGI ABBIAMO FATTO IL PELO AI BURRONI DELLE STRADE.
COSA DIRE UN COMPLIMENTO GRANDISSIMO AL SINDACO DI BOLOGNA MEROLA PER TUTTA L’ORGANIZZAZIONE , ANCHE PER AVER PRESO CON MOLTA CELERITA’ LA DECISIONE DI FAR USCIRE GLI STUDENTI DALLE SCUOLE ORE 12.10, QUALCUNO DOVREBBE RICORDARE AL SINDACO MEROLA ( PD ), CHE A GENOVA PER NON AVER PRESO DECISIONI IMPORTANTI NEI TEMPI GIUSTI SONO MORTE DELLE PERSONE. FORSE I RAGAZZI OGGI NON DOVEVANO ENTRARE A SCUOLA,
MA QUESTA E’ BOLOGNA LA DOTTA.
POLITICI PAGATI CARI E INCOMPETENTI, ECCO CHI AMMINISTRA L’ITALIA E LE VARIE CITTA’,
FORSE E’ ARIVVATO IL MOMENTO DI PRENDERE TUTTI A CALCI NEL CULO DA DESTRA A SINISTRA E NON TRALASCIANDO IL CENTRO.
308 BASTARDI E BUGIARDI
Tagli col trucco per la Casta
Sono applicati agli aumenti dei parlamentari
Sono applicati agli aumenti dei parlamentari
A fine mese la busta paga degli onorevoli sarà la stessa perché la riduzione riguarda solo l'aumento previsto per il passaggio al sistema contributivo. I risparmi sugli stipendi andranno in un fondo che sarà a disposizione degli stessi deputati
Sì al taglio dello stipendio dei deputati, ma la busta paga a fine mese sarà la stessa, non un euro di meno. Con ulteriore beffa finale, perché i frutti del (finto) risparmio andranno in un bel fondo che sarà a disposizione – guarda un po’ – degli stessi deputati. La riduzione di cui si parla è proprio quel taglio delle indennità che tiene banco da mesi tra mille polemiche, come segnale “in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”.
Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti. Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. “Ecco, noi siamo in linea con gli italiani”, è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra, paro paro. Non un euro di meno.
Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga.
Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, per farla breve, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo. Più che di un taglio, si tratta dunque della sterilizzazione di un aumento. E poi la vera beffa finale: i tagli agli stipendi non torneranno agli italiani. Quelle somme andranno in un fondo a parte. Per cosa? Per gli stessi deputati. Lo anticipa il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, che in serata ha spiegato “questi 1.300 euro che verranno tagliati saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati”. Insomma, quei soldi non usciranno mai da Montecitorio. Resta la magra consolazione della revisione del sistema dei rimborsi: finalmente dovranno essere motivati da ricevute. Ma anche qui c’è il trucco. Solo la metà di quelli presentati dovranno avere una giustificazione, l’altra no. Così si potrà decidere discrezionalmente cosa è opportuno farsi rimborsare e cosa invece è meglio lasciare senza indicazione della causale. “Un’operazione trasparenza non trasparente”, scrive il Sole24Ore di oggi in un corsivo.
Caustici, ovviamente, i commenti dei giornalisti cui il trucco non è sfuggito. “Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento. Provando a fare bella figura gratis davanti a tutti”, ragiona Franco Bechis sul suo blog. E sicuramente oggi risultano un po’ stonate le dichiarazioni di soddisfazione e gli annunci in pompa magna del corpus politico. A partire da quello di Gianfranco Fini che appena ricevuto il sì ha iniziato a cinguettare su Twitter “taglio del 10 per cento allo stipendio dei deputati presidente della Camera, vicepresidenti, questori e presidenti di commissione”. Un taglio, si è visto, a salve. E che dire di Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, che ieri ha parlato di “sacrifici per essere credibili”. Oppure di Guido Crosetto che sulla scorta del (finto) taglio ha invocato nuove e analoghe misure contro i privilegi parlamentari. “Il 2012 deve iniziare all’insegna della sobrietà per tutti gli italiani, ma soprattutto per i politici”, ha invece affermato il vice presidente del Fli, Italo Bocchino.
Ma la storia non è finita. Perché oggi sarà un’altra giornata di tagli strombazzati e annunci roboanti. Perché oggi al Senato tocca pronunciarsi su decisioni simili a quelle della Camera con l’approvazione del superamento del sistema dei vitalizi e la riduzione del 10 per cento di tutte le indennità aggiuntive di funzione, del Consiglio di presidenza e delle presidenze di Commissione. “Inoltre, opereremo sulle indennità dei parlamentari, sempre con tagli analoghi a quelli adottati a Montecitorio”, annuncia il senatore del Pdl Angelo Maria Cicolani, questore di palazzo Madama. “In questo modo – assicura Cicolani – il Parlamento ristabilirà un rapporto di assoluta credibilità con gli elettori e daremo una risposta concreta a chi chiede di ridurre i costi della politica in tempo di crisi”. Bene, si è visto come
Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti. Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. “Ecco, noi siamo in linea con gli italiani”, è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra, paro paro. Non un euro di meno.
Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga.
Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, per farla breve, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo. Più che di un taglio, si tratta dunque della sterilizzazione di un aumento. E poi la vera beffa finale: i tagli agli stipendi non torneranno agli italiani. Quelle somme andranno in un fondo a parte. Per cosa? Per gli stessi deputati. Lo anticipa il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, che in serata ha spiegato “questi 1.300 euro che verranno tagliati saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati”. Insomma, quei soldi non usciranno mai da Montecitorio. Resta la magra consolazione della revisione del sistema dei rimborsi: finalmente dovranno essere motivati da ricevute. Ma anche qui c’è il trucco. Solo la metà di quelli presentati dovranno avere una giustificazione, l’altra no. Così si potrà decidere discrezionalmente cosa è opportuno farsi rimborsare e cosa invece è meglio lasciare senza indicazione della causale. “Un’operazione trasparenza non trasparente”, scrive il Sole24Ore di oggi in un corsivo.
Caustici, ovviamente, i commenti dei giornalisti cui il trucco non è sfuggito. “Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento. Provando a fare bella figura gratis davanti a tutti”, ragiona Franco Bechis sul suo blog. E sicuramente oggi risultano un po’ stonate le dichiarazioni di soddisfazione e gli annunci in pompa magna del corpus politico. A partire da quello di Gianfranco Fini che appena ricevuto il sì ha iniziato a cinguettare su Twitter “taglio del 10 per cento allo stipendio dei deputati presidente della Camera, vicepresidenti, questori e presidenti di commissione”. Un taglio, si è visto, a salve. E che dire di Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, che ieri ha parlato di “sacrifici per essere credibili”. Oppure di Guido Crosetto che sulla scorta del (finto) taglio ha invocato nuove e analoghe misure contro i privilegi parlamentari. “Il 2012 deve iniziare all’insegna della sobrietà per tutti gli italiani, ma soprattutto per i politici”, ha invece affermato il vice presidente del Fli, Italo Bocchino.
Ma la storia non è finita. Perché oggi sarà un’altra giornata di tagli strombazzati e annunci roboanti. Perché oggi al Senato tocca pronunciarsi su decisioni simili a quelle della Camera con l’approvazione del superamento del sistema dei vitalizi e la riduzione del 10 per cento di tutte le indennità aggiuntive di funzione, del Consiglio di presidenza e delle presidenze di Commissione. “Inoltre, opereremo sulle indennità dei parlamentari, sempre con tagli analoghi a quelli adottati a Montecitorio”, annuncia il senatore del Pdl Angelo Maria Cicolani, questore di palazzo Madama. “In questo modo – assicura Cicolani – il Parlamento ristabilirà un rapporto di assoluta credibilità con gli elettori e daremo una risposta concreta a chi chiede di ridurre i costi della politica in tempo di crisi”. Bene, si è visto come
palazzi della politica
Senatore Pdl compra e rivende un palazzo
E in un giorno guadagna 18 milioni di euro
Nel giorno in cui la politica si infiamma intorno al caso del senatore del Partito democratico Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, che ha girato sul suo conto i fondi destinati ai rimborsi elettorali (leggi), il tg diretto da Enrico Mentana scoperchia l’ennesimo pentolone. Si tratta dell’acquisto, il 31 gennaio 2011, della nuova sede dell’Enpap, l’Ente nazionale di Previdenza e assistenza per psicologi, da parte del senatore del Popolo della Libertà Riccardo Conti che nello stesso giorno riesce a rivenderlo guadagnando in una botta sola ben 18 milioni di euro.
Già, perché l’intero palazzo nel cuore di Roma, in via della Stamperia 64, che consta di oltre 3mila metri quadrati distribuiti su 5 piani più seminterrato a due passi dalla Fontana di Trevi, ha per così dire un “prezzo variabile”. Infatti, spiega la giornalista Flavia Filippi nel servizio, esattamente un anno fa il costo del palazzo è cresciuto di 18 milioni di euro in un solo giorno. “E’ il 31 gennaio 2011 quando l’immobiliare “Estate due srl” di Brescia con amministratore unico il senatore Pdl Riccardo Conti compra l’edificio dal fondo Omega, fondo immobiliare gestito dalla Fimit di Massimo Caputi per conto di Intesa San Paolo alla cifra di 26 milioni e mezzo di euro e lo rivende all’istante, nello stesso giorno, all’ente di previdenza degli psicologi presieduto da un paio d’anni dallo psicologo Angelo Arcicasa a 44 milioni e mezzo di euro”, viene documentato nel servizio. Si tratta di 14mila euro al metro quadrato, troppo se si considera che, per quanto la zona sia di alto pregio, si tratta di un acquisto in blocco. Una cifra che, con l’iva al 20 per cento arriva per l’Enpap a 54 milioni di euro.
Il fondo Omega di Intesa San Paolo è stato costituito nel 2008 proprio allo scopo di “gestire e valorizzare nell’arco di un triennio le quasi 300 proprietà immobiliari del gruppo provenienti in parte dalle dismissioni delle filiali bancarie”. E se il fondo Omega è nato per valorizzare, perché – si chiede la giornalista – ha venduto il palazzo di via della Stamperia alla società immobiliare del senatore Conti a 26 milioni e mezzo di euro? E ancora: “Forse il fondo Omega ignorava che il giorno stesso il senatore Conti con la sua società immobiliare con il capitale sociale di 73mila euro e nessuna struttura organizzativa, avrebbe fatto il colpo della vita guadagnando 18 milioni dalla vendita del palazzo all’ente degli psicologi?” Un affare, conclude il servizio, ancora più vantaggioso se consideriamo che Conti lo conclude senza tirare fuori un euro di tasca sua e senza garanzie di alcun tipo per il venditore. Grazie alla benevolenza di Fimit infatti, la proprietà gli viene trasferita sulla parola. Conti verserà i primi 5 milioni di euro al venditore solo il 3 febbraio 2011, due giorni dopo averne incassati 7 dall’Enpap. Stessa formula per le altre tranche di pagamento. Quanto ai vertici dell’Enpap non potevano non sapere che il venditore, per l’appunto il senatore Pdl Conti, aveva comprato il palazzo da Fimit lo stesso giorno. E a un prezzo incredibilmente più basso.
E in un giorno guadagna 18 milioni di euro
Questa la storia esclusiva del tg di La7. Il 31 gennaio 2011 Riccardo Conti compra l'edificio dal fondo immobiliare Omega gestito dalla Fimit di Massimo Caputi per conto di Intesa San Paolo alla cifra di 26 milioni e mezzo di euro e lo rivende all'istante all'ente di previdenza degli psicologi a 44 milioni e mezzo che con l'Iva al 20% diventano alla fine 54
Già, perché l’intero palazzo nel cuore di Roma, in via della Stamperia 64, che consta di oltre 3mila metri quadrati distribuiti su 5 piani più seminterrato a due passi dalla Fontana di Trevi, ha per così dire un “prezzo variabile”. Infatti, spiega la giornalista Flavia Filippi nel servizio, esattamente un anno fa il costo del palazzo è cresciuto di 18 milioni di euro in un solo giorno. “E’ il 31 gennaio 2011 quando l’immobiliare “Estate due srl” di Brescia con amministratore unico il senatore Pdl Riccardo Conti compra l’edificio dal fondo Omega, fondo immobiliare gestito dalla Fimit di Massimo Caputi per conto di Intesa San Paolo alla cifra di 26 milioni e mezzo di euro e lo rivende all’istante, nello stesso giorno, all’ente di previdenza degli psicologi presieduto da un paio d’anni dallo psicologo Angelo Arcicasa a 44 milioni e mezzo di euro”, viene documentato nel servizio. Si tratta di 14mila euro al metro quadrato, troppo se si considera che, per quanto la zona sia di alto pregio, si tratta di un acquisto in blocco. Una cifra che, con l’iva al 20 per cento arriva per l’Enpap a 54 milioni di euro.
Il fondo Omega di Intesa San Paolo è stato costituito nel 2008 proprio allo scopo di “gestire e valorizzare nell’arco di un triennio le quasi 300 proprietà immobiliari del gruppo provenienti in parte dalle dismissioni delle filiali bancarie”. E se il fondo Omega è nato per valorizzare, perché – si chiede la giornalista – ha venduto il palazzo di via della Stamperia alla società immobiliare del senatore Conti a 26 milioni e mezzo di euro? E ancora: “Forse il fondo Omega ignorava che il giorno stesso il senatore Conti con la sua società immobiliare con il capitale sociale di 73mila euro e nessuna struttura organizzativa, avrebbe fatto il colpo della vita guadagnando 18 milioni dalla vendita del palazzo all’ente degli psicologi?” Un affare, conclude il servizio, ancora più vantaggioso se consideriamo che Conti lo conclude senza tirare fuori un euro di tasca sua e senza garanzie di alcun tipo per il venditore. Grazie alla benevolenza di Fimit infatti, la proprietà gli viene trasferita sulla parola. Conti verserà i primi 5 milioni di euro al venditore solo il 3 febbraio 2011, due giorni dopo averne incassati 7 dall’Enpap. Stessa formula per le altre tranche di pagamento. Quanto ai vertici dell’Enpap non potevano non sapere che il venditore, per l’appunto il senatore Pdl Conti, aveva comprato il palazzo da Fimit lo stesso giorno. E a un prezzo incredibilmente più basso.
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