venerdì 4 novembre 2011

Leggendo questo articolo di calabria ora ti rendi conto che la calabria non ha fututo, non ha futuro perchè i politici o presunti tali che hanno maltrattato la nostra terra con scelte scellerate atte solamente a creare un ambiente incerto fatto di precarietà e di incertezze, quegli elementi necessari a rendere le persone più o meno sensibili a sirene e benefattori pre elettorali con le solite promesse di risolvere i problemi del sud e della calabria.Ma forse è arrivato il momento che qualcuno dica a questi politici o presunti tali, che se la Calabria e il sud si trova in queste condizioni la colpa è LORO, e adesso gli stessi soggetti si presentano incravattati a conferenze e dibattiti ma la domanda che ogni persona deve porsi secondo il mio modesto parere è la seguente. Forse hanno sentito l' odore del sangue ( fatemi passare il termine ) del governo Berlusconi, e di conseguenza odore di poltrone?  IO PENSO DI SI. Ecco l'articolo di calabria ora spero che la vostra risposta alla mia domanda sia diversa dalla mia, questo significa che la nostra regione e il sud ha ancora una speranza, se la risposta sarà la stessa amici miei questi signori li dobbiamo mandare a casa ciao e buona lettura a tutti.
                                         
                                             L' ARTICOLO DI CALABRIA ORA

Circa 5 ore di dibattito divise tra 9 relatori. Sono i dati più vistosi di “Idee per il Mezzogiorno e per la Calabria”, la maratona oratoria svoltasi ieri al Museo del presente di Rende su iniziativa di Sandro Principe, il capogruppo del Pd al consiglio regionale. Difficile, soprattutto per il tema vasto e suscettibile di sortite sui massimi sistemi, cercarvi un retroscena politico.
A meno che questo non si identifichi con la scena stessa. Dove, oltre Principe, a fare da primi attori, c’erano Vittorio Cavalcanti, il sindaco di Rende, Marco Minniti, parlamentare del Pd, Vito De Filippo, il presidente della Basilicata, Sergio Blasi, il segretario democrat della Puglia e Umberto Ranieri, responsabile del Pd per il Mezzogiorno e presidente dell’associazione “360”. Tutti lettiani o, comunque, rappresentanti di un blocco moderato interno al Pd. E le prime file, occupate dai consiglieri regionali Mario Maiolo, Pierino Amato, Antonio Scalzo e Mario Franchino, da tutto lo stato maggiore del socialismo rendese, più Francesco Sulla e Franco Pacenza, confermano un po’ la cordata in preparazione da mesi in vista del congresso. Gli altri ospiti - cioè Paolo Tramonti, segretario regionale della Cisl, Renato Pastore, presidente cosentino di Confindustria, e Antonio Aquino, docente di Economia dell’Unical - potrebbero confermare l’idea di un Pd che si apre al dibattito con la società civile nelle sue principali articolazioni (lavoro, mercato e cultura) contrapposto a un Pd che, invece, si chiude nelle logiche correntizie. Voluta o meno, quest’idea s’impone da sola a pochi giorni del raduno promosso a Lamezia. Di sicuro, sul punto, Principe è stato chiarissimo: «Ci proponiamo di mettere assieme le varie anime del partito a più livelli istituzionali perché pensiamo che il Pd non possa smarrire l’idea di essere un partito con una cultura di governo». Ed ecco il perché dell’iniziativa, cui ne dovrebbero seguire altre. Il modello di Pd che fa e bene, è la Basilicata, sempre secondo il capogruppo dei democrat. Ma ovviamente dei problemi interni non si è parlato affatto. Si è passati, nel corso del dibattito, dalle considerazioni articolate sul doppio - e in apparenza contrapposto - punto di vista capitale-lavoro svolte da Tramonti e da Pastore, ai tentativi di sintesi politica operati, va da sé, da Minniti, Blasi, De Filippo e Ranieri. L’equazione dei quattro è semplice: il Mezzogiorno «sta morendo» (Minniti), ma di Mezzogiorno ha bisogno tutto il Paese, perché «il Sud è il principale mercato, anzi è il mercato del 70% dei prodotti del Nord» (Blasi), per questo «occorre amministrare bene e scommettere sulla cultura e sui giovani» perché «rilanciare il Sud significa far ripartire l’Italia» (De Filippo). Ma per far ciò «occorre liberarsi dai condizionamenti mentali “leghisti” che coinvolgono anche parte delle classi dirigenti di centrosinistra del Nord, che considerano il Sud un peso» (Ranieri). E, conclusione logica, alla bisogna serve un Pd unito ed efficiente. Non si è stati espliciti, né si poteva, ieri. Però i messaggi, non tutti e non del tutto criptici sono partiti. A buon intenditor

conosciamo meglio giorgio gori

Dall'Isola dei famosi a Palazzo Chigi. Detta così pare fantascienza, però con uno come Giorgio Gori, partito da Bergamo e arrivato ai vertici di Mediaset e della De Agostini, la fantasia può volare. Intanto, ieri, l'inventore del reality condotto da Simona Ventura, si è dimesso da tutte le sue cariche operative: così può avere mani e tempo libero per dedicarsi all'avventura del wiki Pd, il partito post Bersani, accanto a Matteo Renzi. Dunque, non sarà più presidente di Magnolia (la società da lui fondata e poi venduta a De Agostini), n´ Ceo di Zodiak South Europe e America Latina, l'azienda internazionale di produzione televisiva a sua volta controllata dal gruppo di Novara. Rimane però nel board di Zodiak come consigliere e azionista della società. Lui esplicitamente non motiva le dimissioni, ma le parole sono abbastanza chiare: «Cosa farò? Non un altro business, di questo sono abbastanza sicuro. La situazione che stiamo vivendo fa sì che non sia più tempo, a mio avviso, per chi può farlo, di perseguire solo i propri privati interessi».
Con quel suo sorrisino sornione incorniciato in una faccia (apparentemente) d'angelo, gli occhi azzurri ghiaccio, ha sorpreso tutti quando si è presentato lo scorso weekend alla Leopolda a Firenze per dire «Io ci sono». Per uno abituato a manovrare dietro le quinte, a stare in regia, a non mostrare mai un sentimento n´ un'emozione, a passare impassibile sopra gli scandali, a fare lo slalom tra le pastoie politiche della Rai per portare a casa contratti milionari (ma ha sempre preferito la più fighetta La7), deve essere stato uno sforzo pazzesco manifestare una passione. Una decisione la sua, quella di appoggiare le cento proposte di Matteo Renzi, che lascia spiazzato chi lo ha visto muoversi come un furetto in questi dieci anni da produttore televisivo, tutto concentrato sullo sviluppo della sua casa di produzione, sul «colpaccio d'oro» dell'Isola dei famosi che ha portato la Magnolia a entrare nella De Agostini e a fare di lui un uomo ricco. Insomma, cosa spinge una persona che ha tutto: soldi, famiglia (è sposato con Cristina Parodi con cui ha tre figli), posizione manageriale altissima, a cambiare? Lo scrive lui con misurate parole nella lettera di commiato ai colleghi: «Ho maturato questa decisione negli ultimi mesi, e potete immaginare non senza difficoltà, ma sono sicuro che sia la cosa giusta da fare. Quelli che di voi mi conoscono meglio sanno che ogni dieci anni, più o meno, dentro di me si manifesta con forza il bisogno di affrontare nuovi percorsi, di mettere in discussione l'acquisito. È successo così anche quando decisi di lasciare Mediaset. Da lì nacque Magnolia». Ma cosa farà precisamente Gori? C'è chi lo indica come lo spin doctor di Renzi (ma l'uomo è più ambizioso), chi lo immagina in un ruolo politico da protagonista in caso di luminosa vittoria del wiki Pd, chi già lo vede come direttore generale della Rai (da privatizzare, secondo la sua proposta di cambiare la Tv italiana, «visto che da dentro non ci sono riuscito»). Di certo, non si muoverà più nell'ombra.

giovedì 3 novembre 2011

scontrino fiscale

LE GABBIE DI BOSSI, CONTRO I LAVORATORI DEL SUD.

Per meglio comprendere il significato della polemica degli ultimi giorni derivata dalle dichiarazioni del Carroccio circa la necesità di reintrodurre le cd.”Gabbie Salariali”, di seguito riporto un’intervento di Giuseppe Gagliano del portale Conquistedellavoro.it (Cisl) che partendo dalla storia di questo strumento usato fino alla fine degli anni 60 fa chiaramente comprendere come in questa fase socialmente delicata alcune dichiarazioni e proclami andrebbero vagliati con maggiore cautela.
Inoltre dopo alcune inutili smentite, la proposta di reintroduzione della gabbie salariali ha ottenuto il via libera da parte del Premier, come da sua intervista rilasciata il 09/08 su “Il Mattino”.
Sono graditi interventi da coloro che vogliono commentare la notizia.
“Con il termine di “gabbie salariali” tecnicamente si intende descrivere un sistema di calcolo dei salari per il quale sostanzialmente si arriva a predeterminare e a differenziare i livelli salariali in Italia, su base regionale, rendendoli in pratica, minori al Sud rispetto al Nord in base al costo della vita. Sebbene se ne parli ora come una “riforma”, questo sistema di calcolo è già stato in vigore nel nostro Paese ed è già stato abolito una volta.
Infatti, questo meccanismo è esistito nel secondo dopoguerra ed abolito, in una prima fase, nel 1969 grazie alla battaglia del movimento operaio. Le “tabelle salariali” di cui allora, non sono altro che rigidi differenziali retributivi per macro aree geografiche contemplati dagli accordi interconfederali dei primi decenni del dopoguerra e applicati in Italia fino agli anni Sessanta. In base a questo meccanismo, i livelli salariali, come detto, risultano minori al Sud rispetto al Nord, rispecchiando così il diverso livello del costo della vita.
Base concettuale di quel sistema è l’idea che, nell’Italia di allora, con mercati locali dei beni e dei servizi ancora relativamente poco integrati, il costo della vita fosse più basso al Sud, e che a questo dovesse corrispondere un minore livello salariale nominale.
Parlando della loro strutturazione, le gabbie previste dall’accordo sul conglobamento retributivo del 1954, per riordinare la struttura dei salari, vedono l’Italia divisa in 14 zone. Nel 1961 poi le zone vengono dimezzate e viene prevista una diminuzione dello scarto tra la prima e l’ultima dal 29% al 20%.
Le gabbie vengono definitivamente abolite nel 1969, dopo anni di lotte operaie, durante le quali Cgil, Cisl e Uil avevano lanciato una vertenza nazionale sostenuta da scioperi e manifestazioni: il 21 dicembre 1968 fu l’Intersind (l’associazione padronale che rappresentava le aziende a partecipazione statale come Iri ed Efim) ad accettare l’eliminazione delle gabbie, sia pure in modo graduale entro il 1971, poi tocca a Confindustria accettare il loro superamento. I minimi saranno uguali in tutta Italia a partire dal 1° luglio 1972. A sostegno del superamento, appunto, sono state addotte, da diversi esperti, ragioni economiche come anche di natura costituzionale. Dal primo punto di vista, a far naufragare le gabbie è la stessa idea di contrattazione, nella quale i salari vanno intesi e parametrati in base alle ipotetiche condizioni di costo della vita di un’area, ma dalla quantità e della qualità del lavoro di ogni italiano, cioè dalla sua produttività, indipendentemente dalla sua area di residenza; e che essi dovessero essere definiti dalla libera contrattazione delle parti, e non imposti da norme cogenti.
Una delle principali obiezioni giuridico-economiche alla sostenibilità del sistema delle gabbie risiede, infatti, nell’indicazione che, operando in sostanza per macroaree, la gabbia finisca per dare per assodata una uniformità territoriale che invece non sussiste. Una considerazione in aperto dissenso con il calcolo delle gabbie salariali circoscritto a zone, dove di conseguenza può risultare che in una zona vivere costi per esempio, il 20% in meno che in un’altra. Questo riparametrerebbe i salari con gli stessi scarti percentuali, cosicché per lo stesso lavoro cittadini di una zona potrebbero prendere il 20% in meno di quelli di un’altra zona. Sempre a livello giuridico-economico un altro problema posto è quello degli elementi che compongono il riferimento di calcolo per il livello effettivo del costo della vita sul territorio, perno dell’intero sistema. E’ sufficiente, si chiedono in molti utilizzare il classico paniere dei beni o è necessario ricalibrare il tutto per avere un quadro reale, e quindi veritiero, della situazione dei salari nel paese?
Costituzionalmente la partita sulla conciliabilità delle gabbie salariali al nostro sistema si è giocata sull’interpretazione da dare all’articolo 36 della Costituzione, quello che stabilisce la necessità di una retribuzione “oltre che proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, in ogni caso sufficiente a consentire un’esistenza libera e dignitosa a lui e alla sua famiglia”.
In relazione a questo, resta da stabilire cosa voglia dire sufficienza della retribuzione e quali parametri usare per determinarla. In questo senso è stato affermato più volte, a livello giuridico, come spetti alle parti sindacali - e quindi alla contrattazione - il compito istituzionale di determinare la retribuzione conforme al precetto costituzionale in rapporto alle regole del mercato, tenendo anche conto delle condizioni locali. Del resto, la giurisprudenza ha riconosciuto ai contratti aziendali, provinciali e regionali natura e dignità di veri e propri contratti collettivi, escludendo qualsiasi criterio di gerarchia tra le fonti collettive ed ammettendo, sempre nel rispetto dell’articolo 36 della Costituzione , la validità di clausole diverse rispetto alla regolamentazione nazionale.
Del resto, il motivo addotto alla prima cancellazione delle gabbie salariali è stato proprio quello di essere sostanzialmente discriminatorie, risultando impossibile stabilire se il lavoro in due località sia proprio identico su l’assunto sostanziale per il quale imporre per un dato tipo di lavoro, attraverso la legge, una medesima retribuzione in tutte le regioni del paese è sbagliato perché ciò che è sostenibile ed adeguato in una zona ricca può non esserlo in una meno fortunata ed il nobile proposito si remunerare allo stesso modo tutti i lavoratori di un certo tipo finisce col determinare disoccupazione nelle zone povere. Morale, è necessario ragionare sul fatto che, anche allo stato attuale delle norme di legge, la regolamentazione di questa materia attraverso una legge dello Stato, saltando il ruolo ineliminabile della contrattazione “rischia” di far cadere il progetto nelle stesse censure di incostituzionalità.” 

Fonte: Conquistedellavoro.it

mercoledì 2 novembre 2011

LA CASTA E LE SPESE MEDICHE

LEGGETE…VALE LA PENA PERDERE UN PO’ DEL VOSTRO TEMPO…ED ALLA FINE ESCLAMARE “CHE VERGOGNA!!!”

Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti
l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per

cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui
prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza
privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono
stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non
solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per
volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.
Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10
milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.
Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in
ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche
private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per
fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila
euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai
problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e
138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche
fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno
chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.
Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati,
tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice la Bernardini -
quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune
prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio
balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura
(ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per
chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li
hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili?
Cosa c'è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il
sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla
Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto
del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda
non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da
parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire
le informazioni secondo le modalità richieste".
Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo -
spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare
una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela
per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini italiani.
Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un
privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di
25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce
perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola
gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe
semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività
dieci milioni di euro all'anno".Mentre a noi tagliano sull'assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti.
...E NON FINISCE QUI...
Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE
+


TELEFONO CELLULARE gratis

TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis

FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis

CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento
mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubbico impiego)
Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera.
(Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio,
una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno
di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino
€.2.215,00 al MINUTO !!
Far circolare.
Si sta promuovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari...queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani...

BADANTI DI LUSSO ....... BADANTI&BADANTI

2 novembre 2011
Una gara per accudire gli appartamenti delle alte sfere militari. Con prezzi incredibili

C’è gente che vive una vita di stenti e privazioni, ricordiamocelo sempre:
per accudire nove appartamenti delle alte sfere militari l’Aeronautica stanzia per quattro anni (di questi tempi!) 1.884.798 euro e 72 centesimi più Iva (altri 395 mila) per un totale di 2.279.798 euro. Media: quasi 253.310 ad alloggio.
scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. E la storia che racconta è agghiacciante:
La gara, appena conclusa, non lascia spazio a dubbi. Non vengono cercati manager, ingegneri nucleari o ricercatori scientifici. Le mansioni sono queste: «Servizi di pulizia e rassetto camere e locali connessi, nonché i servizi di cucina, mensa e sguatteria». Per essere più precisi, chi è assunto attraverso una ditta apposita deve «mantenere un livello igienico sanitario ottimale dell’ambiente», occuparsi della «spazzatura e lavatura dei bagni comprese le relative pareti piastrellate» e della «lavatura specchi ed arredi vari, lavatura e disinfestazione sanitari», prendersi cura «dei contenitori porta rifiuti negli appositi cassonetti esterni per la raccolta differenziata» nonché della «lavatura degli stessi contenitori e sostituzione dei sacchetti porta rifiuti» e ancora della «battitura di cuscini e divani» più ovviamente la «battitura degli scendiletto». Va da sé che viene chiesta una particolare attenzione per il «lavaggio e la lucidatura con idonei prodotti di tutta la posateria in alpacca argentata/argento, di vassoi e stoviglie di ogni genere». Per non dire della cucina dove deve «curare il servizio di confezionamento e distribuzione pasti». E provvedere «alla pulizia ed al riassetto di tutti i locali (cucina) ed attrezzature (piani di cottura, frigoriferi, congelatori, lavelli, elettrodomestici in genere) utilizzati, nonché lavatura, rammendatura, cucitura e stiratura di tovagliato».
Il tutto per accudire le proprietà della Difesa:
Quattro appartamenti a Roma, uno a Milano, uno a Firenze, uno a Poggio Renatico (Ferrara), uno a Pozzuoli e l’ultimo a Bari. Le misure sono diverse. L’alloggio del capo di stato maggiore a Roma, per dire, si estende su 399 metri quadri di parquet, 143 di marmo, 275 di terrazzo, 48 di pianerottolo interno. Ha inoltre 188 metri quadri di maioliche, 78 di «superfici vetrate», 240 di rivestimento in legno… Tenerlo in ordine richiedeminimo minimo un paio di domestici. Per altri lo spazio è meno spropositato. Prendiamo l’esempio di Pozzuoli? Dice l’allegato B/5 che si tratta di un appartamento di 189 metri quadri che richiede un servizio di 176 ore al mese. Fatti i conti, la domestica chiamata a prendersi cura per 44 ore (scarse) la settimana dell’alloggio del comandante dell’Accademia aeronautica costerà in quattro anni 187.599 euro più Iva: 226.994. Vale a dire 56.748 euro l’anno. Molto più del doppio di quanto costa, tutto compreso, una badante specializzata per non autosufficienti che resta a casa 24 ore al giorno.

Giuslavoristi sono a lavoro per vedere come licenziare le persone.

PORTALE DELLA SEMPLIFICAZIONE E DELLA FLEXSECURITY

TUTTO SUL PROGETTO-SEMPLIFICAZIONE (NUOVO CODICE DEL LAVORO) E SUL PROGETTO PER LA TRANSIZIONE AL NUOVO SISTEMA DI PROTEZIONE DELLA STABILITA’ DEL LAVORO, IL SUPERAMENTO DEL MERCATO DUALE E IL CONTRATTO DI LAVORO A STABILITA’ CRESCENTE CON L’ANZIANITA’ DI SERVIZIO (D.D.L. N. 1481/2009)
I link ai documenti disponibili nel sito sul “Progetto Semplificazione” (disegni di legge n. 1872 e 1873, presentati l’11 novembre 2009, per la ricodificazione del diritto del lavoro e del diritto sindacale) e sul “Progetto Flexsecurity” (disegno di legge n. 1481, presentato il 25 marzo 2009, per la sperimentazione di un nuovo modello di protezione della sicurezza economica e professionale dei lavoratori dipendenti, sulla base di accordi sindacali nelle aziende consenzienti).

Progetto Semplificazione

IL PROGETTO- il disegno di legge 11 novembre 2009 n. 1873 sui rapporti individuali di lavoro (Codice del lavoro: artt. 2082-2134 e 2239-2245) con la relazione introduttiva
- il disegno di legge 11 novembre 2009 n. 1872 sui rapporti sindacali con la relazione introduttiva (Codice del lavoro: artt. 2063-2074) con la relazione introduttiva
- la sintesi del Progetto Semplificazione e Flexsecurity (disegno di legge 11 novembre 2009, n. 1873), destinata alla pubblicazione sul sito del Movimento Democratico, 20 settembre 2011
- Per dare valore al lavoro: documento presentato da un gruppo di studiosi e parlamentari all’Assemblea nazionale del Pd del 17 e 18 giugno 2011, contenente una sintesi in quattro pagine del progetto di riforma dell’intero diritto sindacale e del lavoro
- la presentazione del progetto sul Corriere della Sera del 9 settembre 2009
- le slides contenenti la presentazione del progetto utilizzate per la conferenza-dibattito svoltasi presso l’Università di Firenze il 29 gennaio 2010
- il Decalogue for Smart Regulation (Stoccolma, 12 novembre 2009), che invita i legislatori nazionali europei ad attenersi ad alcuni principi cardine di chiarezza, semplicità, concisione, sobrietà, comprensibilità e proporzionalità del numero e del volume delle norme rispetto alla materia trattata
- la presentazione sintetica del progetto Flexsecurity in un video di 8 minuti del 15 marzo 2010, L’Italia non è un Paese per giovani. Pietro Ichino e la flexsecurity
- sette domande e risposte sul progetto Flexsecurity, in occasione del “faccia a faccia” con Stefano Fassina svoltosi a Milano l’11 ottobre 2010
- la mozione approvata dal Senato quasi all’unanimità il 10 novembre 2010, che impegna il Governo a promuovere il varo di un nuovo Codice del Lavoro semplificato, anche sulla base del d.d.l. n. 1873/2009
- la presentazione in formato power point dell’intero progetto semplificazione e flexsecurity, con il prospetto dei costi per le imprese: relazione introduttiva al Convegno promosso dalla Camera Civile di Cremona, 9 maggio 2011
LE ALTRE PROPOSTE DI LEGGE PER LA RIUNIFICAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO
- una tabella sinottica dei quattro disegni di legge presentati da parlamentari del Pd per il superamento del dualismo nel mercato del lavoro (20 gennaio 2010)
- la proposta di legge di Marianna Madia n. 2630/2009 sul “contratto unico di inserimento formativo”
- il disegno di legge di Paolo Nerozzi n. 2000/2009 sul “contratto unico di ingresso”
- la proporsta di legge di Benedetto Della Vedova ed Enzo Raisi n. 4277/2011 modellata sul mio progetto
IL DIBATTITO- la prima accoglienza positiva del “progetto semplificazione” da parte degli imprenditori intervistati dal Sole 24 Ore, 10 settembre 2009
- la mia intervista ad Avvenire, a cura di Francesco Riccardi, pubblicata il 23 settembre 2009
- il mio articolo su I paradossi della Cassa integrazione, sul Corriere della Sera, 23 settembre 2009
- “Giugni: dallo Statuto al Codice del lavoro”, di Franco Debenedetti, pubblicato sul Sole 24 Ore del 7 ottobre 2009
- le aperture di Massimo D’Alema e di Giuliano Amato, le conseguenti preoccupazioni della Cgil, in un articolo di Alessandra Sardoni su il Foglio del 13 ottobre 2009
- la critica dura di Donata Gottardi e la mia lettera aperta di risposta, 17 ottobre 2009
- un lettore chiede come concretamente appoggiare il progetto; la mia risposta (18 ottobre 2009)
- le nuove osservazioni critiche di Donata Gottardi e le mie risposte punto per punto, 26 ottobre 2009
- il convegno alla “Sapienza” di Roma, 19 novembre 2009
- l’apprezzamento e la critica di Luigi Mariucci, giuslavorista, 20 novembre 2009, con la mia risposta, una replica dello stesso L.M. e una mia contro-replica
- dialogo con il giudice di Cassazione Corrado Guglielmucci sul giustificato motivo oggettivo di licenziamento (dicembre 2009)
- il mio articolo sulla riforma degli ammortizzatori sociali pubblicato sul Corriere della Sera il 12 gennaio 2010
- il mio articolo Un nuovo diritto del lavoro per la nuova generazione pubblicato sul Corriere della Sera l’8 febbraio 2010
- il dibattito sull’articolo dell’8 febbraio, con l’intervento nettamente favorevole del Segretario generale della UIL Luigi Angeletti, sul Corriere della sera del 9 febbraio 2010
- la mia risposta alle critiche della Cgil al mio disegno di legge e al disegno di legge Nerozzi, su l’Unità dell’11 aprile 2010
- l’articolo di Luigi Mariucci su l’Unità del 24 aprile 2010, che contesta i disegni di legge miei e di Paolo Nerozzi
- la mia risposta a Luigi Mariucci su Europa, 27 aprile 2010: Il diritto del lavoro per l’Italia di domani
- editoriale di Paolo Gentiloni su Europa del 30 aprile 2010: Sulla strada di Ichino”
- il “decalogo” proposto da Stefano Fassina per la nuova politica del lavoro del Pd (13 maggio 2010), introdotto da una mia nota critica
- il mio intervento all’Assemblea nazionale del Pd, 22 maggio 2010: Il Partito fondato sul lavoro e l’apartheid fra protetti e non protetti
-
l’articolo di Ignazio Marino su l’Unità del 27 maggio 2010: Il Pd e i nuovi paria del lavoro
- il discorso di Walter Veltroni al Lingotto del 22 gennaio 2011, che fa suo il progetto flexsecurity
-
l’articolo di Michele Tiraboschi pubblicato sul Sole 24 Ore del 12 aprile 2011 – con la mia replica pubblicata sullo stesso quotidiano il giorno dopo
- l’intervista a cura di Gaia Fiertler pubblicata su Il Mondo il 20 maggio 2011: Impariamo a distinguere la sicurezza del lavoratore dall’inamovibilità
- la lettera aperta di Joseph Fremder, segretario nazionale della Falcri-Silcea, 20 maggio 2011 – con la mia risposta
- il mio intervento all’Assemblea nazionale del Partito Democratico sul lavoro e le relazioni industriali, Genova, 17 giugno 2011
- la lettera sul lavoro Il tabù e la talpa pubblicata il 10 agosto 2011 sul Corriere della Sera
STUDI SUL PROGETTO DEL NUOVO CODICE DEL LAVORO SEMPLIFICATO
- la mia Comunicazione al convegno dell’Associazione Giuslavoristi Italiani, Lucca, 20 novembre 2009 sulla riforma del lavoro in appalto nel nuovo Codice (art. 2128)
- il commento del prof. Pasquale Dui al d.d.l. n. 1872/2009, per la riforma del diritto sindacale – dicembre 2009
- il saggio di Marcello Clarich e Bernardo Giorgio Mattarella, Leggi più amichevoli: sei proposte per rilanciare la crescita, giugno 2010
- per gli studi specificamente dedicati al progetto flexsecurity v. sotto, STUDI SULLA FLEXSECURITY

Progetto per la transizione a un regime di Flexsecurity

IL PROGETTO- Il disegno di legge n. 1481, presentato al Senato il 25 marzo 2009
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Synthesis of the contents of the bill n. 1481 of March 25th, 2009
- La scheda sintetica del progetto, con le ultime modifiche apportate (maggio 2009)
- Una presentazione del progetto in formato power point (6 febbraio 2009)
- La scheda predisposta per la campagna elettorale della primavera 2008, nella sezione “LE PROPOSTE”
- Il progetto spagnolo per il contratto unico a stabilità crescente (”Propuesta para la Reactivaciòn Laboral en Espana”) elaborato da 100 economisti e sostenuto dalla Fundaciòn de Estudios de Economia Aplicada-Fedea; v. anche la traduzione del documento in italiano
- Il progetto di sperimentazione di un modello di flexsecurity sul piano regionale, a legislazione invariata, presentato dal Filippo Penati come parte del suo programma per le elezioni in Lombardia (10 gennaio 2010)
- Un esempio di accordo collettivo regionale interconfederale o di settore mirato ad anticipare i contenuti del d.d.l. anche a legislazione invariata
- Le slides per la presentazione del progetto, nella nuova versione contenuta negli articoli 2119 e 2120 del d.d.l. n. 1873/2009, al seminario di Saronno del 1° febbraio 2010
- Tabella sinottica dei quattro disegni di legge presentati da parlamentari del Pd per il superamento del dualismo nel mercato del lavoro (5 febbraio 2010)
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Intervista a Dossier, supplemento de il Giornale, 29 marzo 2011
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Articolo mio, di Luca di Montezemolo e Nicola Rossi, Figli e padri contro l’apartheid e per il merito nel lavoro, pubblicato sul Corriere della Sera, 8 aprile 2011
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Una bozza del contratto che può essere stipulato a livello di impresa, a norma dell’accordo interconfederale 28 giugno 2011 e dell’articolo 8 del d.-l. n. 138/2011, per la sperimentazione del progetto flexsecurity
F.A.Q. SUL PROGETTO
- In sintesi, le domande e obiezioni più frequenti, con le mie risposte – aggiornamento all’11 gennaio 2009
- Le obiezioni di Donata Gottardi (parlamentare europea) e Luigi Mariucci (docente di diritto del lavoro a Venezia), con le mie risposte analitiche - 29 gennaio 2009
- Nuove domande raccolte dagli organizzatori degli incontri di Milano (2 marzo) e Roma (10 marzo), con le mie risposte.
- Lettere di lettori ed elettori, con le mie risposte
- Risposta ad Alberto Bombassei sui costi per le imprese del sistema di flexsecurity - 11 maggio 2009
- Nuovo intervento di Alberto Bombassei: “non spetta alle imprese attivare i servizi nel mercato del lavoro” - 26 maggio 2009
- Replica ad Alberto Bombassei – 27 maggio 2009
- Il progetto flexsecurity può funzionare anche al Sud? La lettera di un frequentatore del sito e la mia risposta - 7 febbraio 2010
- sette domande e risposte sul progetto Flexsecurity, in occasione del “faccia a faccia” con Stefano Fassina svoltosi a Milano l’11 ottobre 2010
- Due domande sulle differnze tra il progetto Flexsecurity e l’esperienza danese, da parte di un gruppo di economisti, con la mia risposta – 7 settembre 2011
- Le ragioni del progetto Flexsecurity – Editoriale pubblicato da Europa in risposta ad un intervento di Sergio D’Antoni sullo stesso quotidiano – 21 settembre 2011
PRESE DI POSIZIONE DI ESPONENTI POLITICI, SINDACALI E D’IMPRESA- Il manifesto di 16 candidati del PD, 14 marzo 2008: “Per dare valore al lavoro”
- L’intervista di Enrico Morando, sul Corriere della Sera del 14 dicembre 2008
- La presa di posizione di Walter Veltroni nella relazione alla Direzione del Pd, del 19 dicembre 2008
- L’intervento di Maurizio Martina, Segretario del Pd Lombardo, su l’Unità del 29 gennaio 2009
- La dichiarazione di Emma Marcegaglia a Davos, a sostegno del progetto del PD (il Sole 24 Ore, 31 gennaio 2009)
- La dichiarazione del sindaco di Torino Sergio Chiamparino alle agenzie di stampa, 3 febbraio 2009
- La dichiarazione di Corrado Passera in un’intervista sul Corriere della Sera del 4 febbraio 2009
- Un’intervista al Vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera Giuliano Cazzola (PDL) pubblicata da l’Avvenire del 4 febbraio 2009
- L’editoriale di Mario Monti, sul Corriere della Sera dell’8 febbraio 2009
- La dichiarazione del presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, 9 febbraio 2009
- La dichiarazione di Enrico Letta, ministro-ombra del Lavoro e del Welfare, 16 febbraio 2009
- Il documento col quale la Cisl apre al progetto: Conquiste del Lavoro, 19 febbraio 2009
- La lettera aperta di 75 imprese a M. Sacconi ed E. Letta a sostegno del progetto, 20 febbraio 2009
- La lettera aperta di 200 giovani a M. Sacconi ed E. Letta a sostegno del progetto, 20 febbraio 2009
- La risposta di M. Sacconi alle due lettere aperte, 9 marzo 2009
- La risposta di E. Letta alle due lettere aperte, 9 marzo 2009
- Il sostegno dei giovani PD milanesi al progetto “flexsecurity”, 10 marzo 2009
- La presa di posizione del Segretario della Uil Luigi Angeletti a sostegno del progetto, 11 marzo 2009
- L’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Modena, 19 marzo 2009
- L’articolo del Segretario confederale della Cisl Giorgio Santini sul Riformista, 21 marzo 2009
- Il sostegno dell’AIDAF-Associazione Italiana delle Aziende Familiari, 26 marzo 2009
- La presa di posizione del presidente e AD di Manpower Italia su il Sole 24 Ore, 22 aprile 2009
- Il dibattito sul Riformista, maggio 2009:
. Paolo Nerozzi, Senatore PD, a favore del progetto Boeri-Garibaldi, 1° maggio 2009
. Carlo Podda, Segr. FP-Cgil, a favore del progetto Boeri-Garibaldi, 6 maggio 2009
. Nicoletta Rocchi, Segr. Conf. Cgil, per il contratto di lavoro a stabilità crescente, 8 maggio 2009
. Franco Marini, ex-Pres. Senato , a favore del progetto flexsecurity, 9 maggio 2009
. Pierpaolo Baretta, Deputato PD, per il contratto di lavoro a stabilità crescente, 13 maggio 2009
. Mauro Guzzonato, resp. programma Cgil, per il contratto di lavoro a stabilità crescente, 13 maggio 2009
. Giorgio Santini, Segr. Conf. Cisl, a favore del progetto flexsecurity, 14 maggio 2009
. Renata Polverini, Segr. Gen. Ugl, contraria, 15 maggio 2009
. Giorgio Cremaschi, Segr. Nazionale della Fiom-CGIL, 20 maggio 2009
. Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria, 26 maggio 2009
- L’apertura di Raffaele Bonanni nella sua relazione al XVI Congresso della Cisl, 21 maggio 2009
- L’apertura di Pierluigi Bersani, sul Sole 24 Ore del 13 giugno: “la direzione è quella”
- La presa di posizione di Enrico Letta, Corriere della Sera, 14 giugno 2009
- La Cgil apre a Ichino sul contratto unico, Sole 24 Ore, 18 giugno 2009
- La presa di posizione del Segretario confederale della Uil Guglielmo Loy, 23 giugno 2009
- La relazione di Paolo Pirani, segretario Uil, al convegno su “Il Riformismo del XXI secolo”, 9 luglio 2009
- La presa di posizione di Giuliano Amato nel corso di una tavola rotonda a Roma, 16 settembre 2009
- La lettera di Ignazio Marino e Pietro Ichino in risposta all’editoriale di Tito Boeri su la Repubblica, 23 ottobre 2009
- Il Protocollo 16 dicembre 2009 per il settore del credito: Cgil, Cisl, Uil, Ugl e ABI adottano un modello di flexsecurity per le crisi occupazionali
- editoriale di Paolo Gentiloni su Europa del 30 aprile 2010: Sulla strada di Ichino
- il dibattito sul sito nelmerito.com (luglio 2010) sui disegni di legge dei parlamentari del Pd: gli interventi di Luisa Corazza e di Marco Leonardi e Massimo Pallini e il mio intervento: Con la flexicurity guadagnano tutti: le imprese e (soprattutto) i lavoratori
- L’intervento critico on line di Stefano Fassina, con la mia replica,
8 aprile 2011
STUDI SULLA FLEXSECURITY
- Il quinto capitolo del libro “ll lavoro e il mercato” (1996): “Il mercato della stabilità e della mobilità del lavoro”
- Intervento al Convegno di Venezia dell’Associazione Italiana di Diritto del Lavoro, del maggio 2007, su “Le questioni aperte in materia di giustificato motivo oggettivo di licenziamento”
- Il saggio “Scenari di riforma del mercato del lavoro” pubblicato su ItalianiEuropei, n. 4/2008, con gli interventi di discussione dei parlamentari del Pd Pierpaolo Baretta e Paolo Nerozzi
- Flexsecurity: it takes three to tangoo – Un aggiornamento all’ottobre 2008 sulle politiche del lavoro nei Paesi dell’Unione Europea
- Lo studio di Marco Crippa, Luci e ombre della flexsecurity di Pietro Ichino, pubblicato dalla Fondazione Biagi, 16 marzo 2009
- Lo studio di F. Berton, M. Richiardi e S. Sacchi, Curare la precarietà: proposte per un dibattito, Laboratorio R. Revelli, Moncalieri, W.P. n. 91, aprile 2009
- Lo studio di S. Sciarra, Is flexicurity a European Policy?, in Skrifter till Anders Victorins, Iustus Foerlag, 2009, pp. 447-462
- L’articolo di Manuel Marocco, I servizi pubblici per l’impiego nella strategia di flexicurity , pubblicato sul Bollettino Adapt, luglio 2009
- L’articolo di Florentino Felgueroso e Sergj Jimènez sulla proposta di riforma del diritto del lavoro in Spagna tratto da “Crisis, Retrasos y Reforma Laboral”, luglio 2009
- Il progetto per la transizione a un regime di flexsecurity: un mio articolo pubblicato sul Quaderno n. 3/09 di ItalianiEuropei, settembre 2009, contenente anche le risposte alle obiezioni più recenti
- L’essenza della flexsecurity: ricollocare chi perde il posto e non soltanto indennizarlo: articolo di Gabriella Lusvarghi, sul Quaderno n. 3/09 di ItalianiEuropei, settembre 2009
- European flexsecurity and globalization: a critical perspective, saggio di Marc De Vos pubblicato sull’International Journal of Comparative Labour Law and Industrial Relations – volume 25, Issue 3, September 2009, 209
- lo studio di Guglielmo Forges Davanzati, economista, sui possibili effetti indesiderati del regime di flexsecurity, pubblicato nella rivista on-line www.economiaepolitica.it, novembre 2009, e la mia risposta
- Flexsecurity e mercato del lavoro in Italia, tesi di Giovanni Donegà – Master in Diritto del Lavoro presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, novembre 2009
- le slides della relazione di Andrea Moro al convegno di Siena di NoisefromAmerika del 19 giugno 2011 su job security e flexsecurity nei principali Paesi europei
- A Flexicurity Labour Market in the Great Recession: the Case of Denmark, saggio di Torben M. Andersen, pubblicato su Discussion Paper IZA n. 5710, maggio 2011
Dal settembre 2011 il censimento prosegue nella Bibliografia in tema di semplificazione e flexsecurity
IL DIBATTITO FUORI DAI PALAZZI: ARTICOLI, COMMENTI, INTERVISTE, CONVEGNI- Intervista al Corriere della Sera del 9 giugno 2008
- Intervista a la Repubblica del 17 dicembre 2008
- La prima presentazione sintetica del contenuto del disegno di legge al grande pubblico, in un mio articolo sul Corriere della Sera del 13 dicembre 2008
- Intervista pubblicata il 14 gennaio 2009 su Dossier, inserto de il Giornale
- Commento critico anonimo de il Foglio, 5 febbraio 2009, e mia replica, 7 febbraio
- Il fondo del Presidente dell’Università Bocconi Mario Monti sul Corriere della Sera dell’8 febbraio 2009
- il sostegno di Rosanna Santonocito con Job 24, 12 febbraio 2009
- Intervista a il Riformista, 10 marzo 2009
- Intervista a Business People, in corso di pubblicazione
- Intervista a la Nazione, il Giorno e il Resto del Carlino, 16 marzo 2009
- Articolo di Franco Debenedetti, Il Sole 24 Ore, 24 marzo 2009
- Commento de il Sole 24 Ore alla presentazione del disegno di legge al Senato, 26 marzo 2009
- Intervista a il Mattino, 30 marzo 2009
- Articolo sul Corriere della Sera del 2 aprile 2009: “I licenziamenti, i sequestri e le nuove tutele”
- “I costi della Flexsecurity”: articolo su L’Imprenditore, organo della Confindustria, aprile 2009
- Editoriale di Franco Debenedetti per il TG1 Rai del 7 aprile 2009 (video)
- Il video del dibattito con Pierluigi Bersani sul progetto flexsecurity, svoltosi a Roma per iniziativa del Circolo PD Communitas, 14 maggio 2009
- “Il muro è caduto”: un mio editoriale sul Corriere della Sera del 16 maggio 2009
- “Il ruolo della formazione nel sistema di flexsecurity“: intervista a Human Training, luglio 2009
- L’intervento dell’Assessore al Lavoro del comune di Collecchio, Polis-quotidiano, 2 ottobre 2009
- Come si assistono i lavoratori nel mercato in Svezia: lettera del 4 dicembre 2009
- La lettera di un operaio metalmeccanico ai senatori firmatari del d.d.l. n. 1481, del 3 aprile 2010, con la mia risposta
- Perchè non convince il contratto unico di Ichino, articolo di Renato Fioretti pubblicato il 19 ottobre 2010 su Micromega, con una mia replica
- Uscire dal regime di apartheid, intervista al Corriere fiorentino del 7 dicembre 2010
- Le proposte del Movimento Democratico nelle interviste a Enrico Morando e a me, pubblicate on line da Sistemi @ Imprese
- La mia intervista pubblicata da Italia Oggi il 7 aprile 2011: Togliere il diaframma che impedisce di incontrarsi a domanda e offerta di lavoro regolare

Il progetto di “contratto unico” di Tito Boeri e Pietro Garibaldi

- Un nuovo contratto per tutti (Editoriale Chiarelettere, Torino, 2008)- Il testo unico del contratto unico (lavoce.info)
- Il disegno di legge Nerozzi e altri, 5 febbraio 2010, modellato sul progetto Boeri-Garibaldi
- Liberazione attacca il progetto Nerozzi: l’intervento di Luigi Cavallaro del 13 maggio 2010, con la mia replica del 16 maggio, la sua contro-replica e la mia contro-contro-replica
- L’inganno del “contratto unico” – articolo di Luigi Mariucci su Europa del 26 maggio 2010, con una mia replica

Il Progetto di legge presentato alla Camera da Benedetto della Vedova ed Enzo Raisi

- testo del progetto di legge presentato alla Camera da Benedetto della Vedova, Enzo Raisi e altri deputati del Gruppo di Futuro e Libertà il 7 aprile 2011 n. 4277

martedì 1 novembre 2011

POLITICI VECCHI IDEE " PREISTORICHE " ( LAVORO, CI VUOLE )

È stata presentata questa mattina, nella Sala degli Stemmi del Palazzo della Provincia di Cosenza, alla presenza di amministratori, cittadine e cittadini, rappresentanti dei circoli territoriali di SEL, delle organizzazioni sindacali e di movimenti da sempre impegnati in città e sul territorio sui temi dei diritti di cittadinanza, la proposta di legge del Consigliere regionale Ferdinando Aiello (SEL) per la “Istituzione del reddito d’esistenza” (misure contro la precarietà).
“Si tratta d’una proposta di legge d’iniziativa popolare, che s’inserisce appieno nella linea politica del nostro partito sulla redistribuzione del reddito a favore di quella che Nichi Vendola definisce la “generazione del lavoro mai”, ha affermato il consigliere Aiello. Una norma che dà la possibilità, considerate le condizioni di diffusa precarietà, di liberare da una condizione di ricatto intere generazioni, per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Non una nuova forma d’ammortizzatore sociale ma l’affermazione di un diritto, per contribuire ad abbattere la soglia di povertà che affligge le famiglie calabresi”.
La proposta di legge, che si compone di 12 articoli e prevede la cooperazione con Ministeri, Province e Comuni, non si limita a forme di reddito d’esistenza dirette ma contiene anche altre forme di reddito indirette (esenzione totale dal pagamento dei ticket sanitari, circolazione gratuita sui mezzi di trasporto pubblico locale, fruizione dei servizi culturali e sportivi, gratuità dei libri scolastici/universitari, contributi per ridurre l’incidenza del costo dell’affitto…).
“È una legge reale – ha affermato Aiello – che si pone il tema della condizione di libertà dei nostri giovani e della loro protezione sociale, in una regione, la nostra che conosce un tasso di disoccupazione pari al 32%, con dati percentuali della disoccupazione femminile tra i più alti nel paese. Troppo spesso intere generazioni sono state sottoposte a gestioni clientelari. Attraverso questa norma vorremmo che queste generazioni, sottoposte negli anni alla precarietà dei contratti interinali, si liberassero dalla paura”.
Nei prossimi giorni Sinistra Ecologia e Libertà promuoverà, in tutte le piazze calabresi, la raccolta delle firme.

LA SINISTRA CALABRESE DORME ( SOGNI D'ORO)

Il tesseramento del Pdl calabrese vola. Iscrizioni a iosa. Tutti i maggiorenti del partito sono impegnati nella raccolta delle adesioni. I singoli promotori cercano di portare i pacchetti delle tessere direttamente in via dell’Umiltà, sede nazionale del Pdl, per evitare che altri mettano la propria etichetta sul tesseramento.

Non c'è mai fine al peggio, è vero il detto , che toccato il fondo si può solo risalire ma si potrebbe cominciare a scavare.
E' quello che in calabria la sinistra o centro sinistra, sta facendo scava la sua tomba da dove non uscirà mai più. Purtroppo ancora oggi non c'è quel rinnovamento idoneo a tracciare un solco con il passato, con quella politica vetusta che ormai è stantia e puzza di putrido.
I nostri rappresentanti e mi riferisco a quelli del mio partito, SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA',  altro non fanno che aspettare qualche comoda poltrona offenrta magari in una campagna elettorale imminente,  la sinistra italiana in generale ma quella calabrese nel particolare, non vuole percepire quel moto di cambiamento che la società richiede. SVEGLIAMOCI E MANDIAMOLI A CASA

PICCOLI BERLUSCONI CRESCONO ( RENZI )

Ecco i sei punti sulla sanità tratti dalle 100 proposte per un “wiki-pd”:

Costi standard, subito
Immediata introduzione di un patto di stabilità interno non derogabile sui parametri dei costi standard. Lo scopo è quello di uniformare la spesa sanitaria nelle diverse realtà locali.

Il medico di base va completamente ridefinito
Completa riorganizzazione della medicina sul territorio: radicale cambiamento del ruolo della medicina di base. Abolizione dell’attuale ruolo del medico di medicina generale. Creazione di ambulatori polispecialistici sul territorio. Consorzio dei medici di medicina generale.

In ospedale solo quando serve veramente
Far lavorare in rete gli ospedali per le terapie d’urgenza, ad alto costo, tecnologicamente sofisticati. Ciascuno caratterizzato da una propria peculiarità. Razionalizzazione dei servizi. Occorre riservare l’ospedalizzazione dei pazienti solo nei casi in cui effettivamente sia necessaria.

Chiudere ospedali con meno di 100 letti e quelli senza anestesia e rianimazione
Chiudere tutti gli ospedali con meno di 100 posti letto e che non abbiano un servizio di anestesia e rianimazione aperto 24 ore su 24. Questi dovrebbero essere ospedali per pazienti cronici a lunga degenza a bassa intensità di cure ma a basso costo. Dovrebbero essere di supporto agli Ospedali ad alta complessità e alto costo, i quali dovrebbero esclusivamente gestire la fase acuta e poi inviare a strutture con costi ridotti. Ne consegue anche la necessità di un’assistenza domiciliare efficace e ben coordinata. Nei grandi ospedali bisogna cancellare i doppioni, la moltiplicazione dei reparti ad alto costo e ad alta tecnologia creati solo per moltiplicare i ruoli direttivi.

Diagnosi e terapie con percorsi “regionali”
Creazione di percorsi diagnostici terapeutici su base regionale. Lo scopo è stabilire procedure e comportamenti comuni rispetti ad una data patologia e in parallelo gestire e organizzare l’offerta delle diverse prestazioni sanitarie.

Stop alle esternalizzazioni facili e costose
Esternalizzare, ma non pagare di più. In via generale le esternalizzazioni aziendali servono sia per assicurare un servizio migliore rispetto a quello interno, sia per ridurre i relativi costi. Succede in sanità che l’esternalizzazione dei servizi troppo spesso si traduce non in un risparmio ma in un incremento dei costi, tanto che costa di più l’infermiera esternalizzata dell’infermiera interna. Allo stesso modo troppo spesso i beni e servizi acquistati dalle aziende sanitarie, hanno prezzi medi addirittura superiori a quelli di mercato, mentre sarebbe del tutto ovvio pensare che, dato l’ammontare delle quantità acquistate, si possano ottenere prezzi più bassi. Inoltre l’esternalizzazione è troppo spesso gravata da attività professionalmente scadente. Occorre in questo strutturare e controllare l’iter formativo individuale.