L'esecutivo è pronto a intervenire con determinazione sul mercato del lavoro. Il ministro, in una lunga intervista, annuncia i provvedimenti dei prossimi mesi e cita Lama: "Non voglio vincere contro mia figlia". Ma la Cgil dice: "Quella norma non si tocca, pensi alle assunzioni piuttosto che ai licenziamenti"
“Nessuno si illuda che non interverremo”. Dopo la manovra, il governo mette le mani sull’articolo 18. E lo fa, almeno nelle intenzioni, con determinazione. Lo annuncia, in una lunga intervista al Corriere della Sera, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Che indica tra le priorità anche i giovani: “Basta precariato, includiamo quelli che oggi sono esclusi dal mercato del lavoro e non tuteliamo più al 100% gli iperprotetti”. Giovani e donne, spiega il ministro, sono i più penalizzati dal sistema Italia. Ma quella che viene descritta come una sorta di rivoluzione deve partire dal sistema previdenziale. “Non voglio vincere contro mia figlia”, Fornero cita il leader del Cgil, Luciano Lama. “E noi purtroppo in un certo senso abbiamo vinto contro i nostri figli”, afferma. “Ora non voglio dire che ci sia una ricetta unica precostituita, ma anche che non ci sono totem e quindi invito i sindacati a fare discussioni intellettualmente oneste e aperte”.
Netti i commenti dei vertici della Cgil, rilanciati dal sindacato di Corso Italia su Twitter e Facebook: “La recessione porta con sé disoccupazione. Davvero, ministro Fornero, facilitare i licenziamenti aiuta ad assumere? Suvvia…“; “Caro ministro Fornero, a noi è molto caro Luciano Lama, a lei sia più caro John Maynard Keynes”. E’ ferma la posizione della Cgil. La sottolinea il segretario confederale Fulvio Fammoni che ha la delega sul mercato del lavoro: “La Cgil fa sempre discussioni intellettualmente aperte ma nessuno può chiedere che il merito non sia dirimente. Se tutte le volte si parla dell’articolo 18 è chiara la direzione verso cui si vuole andare e non è un merito condivisibile”. L’articolo 18 “era l’ossessione del precedente ministro del Lavoro (Maurizio Sacconi, ndr) che ha impedito qualsiasi vera riforma. Non possiamo trovarci nella stessa situazione”.
Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, non dovrà esserci “l’aut aut” che c’è stato sulla manovra: i sindacati – chiede – non vanno esclusi dal confronto. “Se si comincia dall’articolo 18, la riforma parte già con il piede sbagliato”, dice il leader dell’Ugl Giovanni Centrella.
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