giovedì 22 dicembre 2011

DIRETTIVA 1999/70/CE ( la direttiva delle bugie di tutti i ministri dal 2001- al 2011)


Principio di non discriminazione (clausola 4)


1. Per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo

meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di

lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive.

2. Se del caso, si applicher. il principio del pro rata temporis.

3. Le disposizioni per l'applicazione di questa clausola saranno definite dagli Stati membri, previa consultazione delle

parti sociali e/o dalle parti sociali stesse, viste le norme comunitarie e nazionali, i contratti collettivi e la prassi

nazionali.

4. I criteri del periodo di anzianit. di servizio relativi a particolari condizioni di lavoro dovranno essere gli stessi sia per i

lavoratori a tempo determinato sia per quelli a tempo indeterminato, eccetto quando criteri diversi in materia di

periodo di anzianit. siano giustificati da motivazioni oggettive.


Misure di prevenzione degli abusi (clausola 5)


1. Per prevenire gli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato,

gli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali a norma delle leggi, dei contratti collettivi e della prassi

nazionali, e/o le parti sociali stesse, dovranno introdurre, in assenza di norme equivalenti per la prevenzione degli abusi

e in un modo che tenga conto delle esigenze di settori e/o categorie specifici di lavoratori, una o pi. misure relative a:

a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti;

b) la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato successivi;

c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti.

2. Gli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali, e/o le parti sociali stesse dovranno, se del caso, stabilire a

quali condizioni i contratti e i rapporti di lavoro a tempo determinato:

a) devono essere considerati «successivi»;

b) devono essere ritenuti contratti o rapporti a tempo indeterminato.

LE BUGIE DELLA FORNERO SUL PRECARIATO " NON SONO LORO A NON VOLERE I CONTRATTI A TERMINE MA UNA SENTENZA EUROPEA "

Precariato: Miur condannato al risarcimento di 37.000 euro netti per ogni precario
Sono quattro i docenti che hanno ricorso con l’Anief al tribunale del lavoro di Torino, per l’illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato e il mancato riconoscimento degli scatti biennali di anzianità. Attesa per le altre 100 cause in tutta la regione. Riscossioni per 150.000 euro.
La sentenza, ottenuta dall’avv. Rinaldi dell’Anief, condanna il Miur al pagamento di una cifra complessiva pari ad € 17.272,86 per gli scatti biennali arretrati e a 15 mensilità lorde per ogni ricorrente, quale risarcimento del danno per l’illegittimità dei termini apposti ai contratti, a cui vanno aggiunte le spese legali, che il giudice ha posto a carico dei convenuti, per un totale che supera i 150.000 euro. Atteso ora l’esito degli altri 100 ricorsi iscritti a ruolo dall’Anief presso i vari Tribunali della regione (Torino, Pinerolo, Ivrea, Saluzzo, Mondovì, Alba, Asti, Cuneo, Novara, Vercelli, Casale Monferrato, Alessandria e Biella).
Per il presidente dell’Anief, prof. Marcello Pacifico, alla fine – anche in presenza di una congiuntura economica non favorevole – il diritto non perdona all’amministrazione italiana la violazione della normativa di quella comunità europea che ci chiede la corretta tenuta dei conti pubblici ma anche la non discriminazione del personale a tempo determinato.
A distanza di quasi due anni dalla denuncia lanciata dalle pagine di Repubblica nel gennaio 2010, la campagna contro la precarietà comincia a ripagare la tenacia con cui il giovane sindacato difende i diritti di tutto il personale della scuola e a punire l’amministrazione per il ricorso sistematico alle supplenze in presenza di posti vacanti e disponibili.
Sono migliaia i ricorsi depositati dall’Anief presso i tribunali territoriali del lavoro.
Anief ricorda ai precari che è ancora possibile ricorrere ma che tutti i contratti scaduti per gli anni precedenti devono essere impugnati entro il 31 dicembre 2011, al fine della liquidazione del relativo risarcimento danni.
Per informazioni sulle modalità per ricorrere, consulta questo comunicato.
Il comunicato dell’avv. Rinaldi Comunicato Stampa GOVERNO E MIUR K.O.! La vendetta dei precari. ANIEF – Avv. Giovanni Rinaldi
Nella giornata di Venerdì, 16 dicembre 2011, presso il Tribunale del Lavoro di Torino, il Giudice, Dott.ssa Aurora Filicetti, si è espressa accogliendo il ricorso di 4 insegnanti precari. L’importante sentenza, rappresenta un grande risultato per ANIEF, associazione professionale e sindacale della Scuola, che ha patrocinato i ricorsi sostenendo ed affiancando Docenti ed Ata nell’azione per veder riconosciuti i loro diritti. I ricorsi erano tesi al riconoscimento dell’illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato, ed al conseguente risarcimento del danno, oltre agli scatti biennali di anzianità ed alla trasformazione dei contratti su posto vacante e disponibile con termine 30.06 in contratti al 31.08. A Biella la sede con il più alto numero di iscritti Anief in Piemonte e di Biella l’Avv. Giovanni Rinaldi che sta conducendo il contenzioso in tutto il Piemonte a favore dei Docenti ed Ata precari, che da anni lavorano nel mondo della scuola.. La sentenza suddetta, riguarda 4 docenti che hanno lavorato e lavorano in scuole superiori di Torino. “Il Giudice del Tribunale di Torino, ha dichiarato l’illegittimità del comportamento del Ministero dell’Istruzione, nel continuare ad assumere per più anni lo stesso Docente senza che il rapporto di lavoro si trasformi da Tempo Determinato a Tempo Indeterminato, e nel discriminare il lavoro a tempo determinato, non consentendo ai docenti la regolare progressione stipendiale.” riferisce l’avv. Giovanni Rinaldi, “Il nostro ricorso, inoltre, citava in giudizio non solo il Ministero dell’Istruzione ma anche il Governo della Repubblica, in persona del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, per la mancata attuazione, da parte dello Stato Italiano, nel comparto della scuola pubblica, della direttiva del Consiglio dell’Unione Europea 28 Giugno 1999/70/CE, ed in particolare le clausole 4 e 5 dell’allegato accordo quadro sul lavoro a tempo determinato” La sentenza suddetta condanna Miur ed il Governo al pagamento di una cifra complessiva pari ad € 17.272,86 per scatti biennali arretrati e 15 mensilità per ogni ricorrente, quale risarcimento del danno per l’illegittimità dei termini apposti ai contratti, a cui vanno aggiunte le spese legali, che il giudice ha posto a carico dei convenuti. La sentenza suddetta dovrebbe costare complessivamente al MIUR una somma superiore a € 150.000,00! La vicenda, in Piemonte, rischia di diventare veramente allarmante per il Miur considerato che la sentenza suddetta riguarda solo 4 dei ricorrenti, a fronte di più di 100 ricorsi iscritti a ruolo presso i vari Tribunali (Torino, Pinerolo, Ivrea, Saluzzo, Mondovì, Alba, Asti, Cuneo, Novara, Vercelli, Casale Monferrato, Alessandria e Biella) da parte di precari che si erano rivolti all’ANIEF. Quanto suddetto rende l’idea sulle cifre in gioco, e che per il Piemonte, vengono presumibilmente quantificate dall’Avv. Giovanni Rinaldi, in caso di conferma del predetto orientamento in circa 3/4 milioni di Euro. Somme che Ministero, in caso di soccombenza, dovrebbe pagare ai precari della scuola. Ancora una volta in quel di Viale Trastevere, quando sentono la sigla Anief, pensano subito a nuovi grattacapi. Solo due anni fa le sentenze del Tar a favore delle 8mila impugnative che si opponevano all’inserimento in coda di graduatoria dei precari storici della scuola che intendevano cambiare provincia, versione concordata addirittura dalla corte Costituzionale. Un vero Tsunami che ha costretto il Miur a fare marcia indietro, tornando ad inserire i docenti a pettine a partire da quest’anno

mercoledì 21 dicembre 2011

PIETRO ICHINO........ SECONDO VOI HA MAI LAVORATO???

Riforma del lavoro, Ichino striglia
il Pd: “Deve scegliere con chi stare”
In un'intervista il giuslavorista apre alla riforma Monti e rilancia la sua proposta. "Un anno fa il partito ne ha preso le distanze, ma gennaio sarà costretto a riflettere"
Il giuslavorista Pietro Ichino
Il governo Monti presto costringerà il Pd a scegliere da che parte stare. Con chi vuole difendere le tutele esistenti – a cominciare dall’articolo 18 – o con chi le vuole ripensare per garantire più diritti a chi oggi è fuori dal sistema, come i giovani precari e le partite Iva. “Non credo alla licenziabilità che produce lavoro”, ha detto ieri l’ex ministro del Welfare Cesare Damiano al Fatto. Gli risponde Pietro Ichino, senatore Pd, giuslavorista. Le sue posizioni sono state finora minoritarie nel Pd, ma ora sembrano coincidere con la linea del governo.

Professor Ichino, il premier Monti ha già detto che, chiusa la manovra, una delle priorità sarà la riforma del mercato del lavoro. Cosa si aspetta?Convocherà partiti, sindacati, associazioni rappresentative di parti sociali interessate e dirà loro: ‘ Dobbiamo adempiere entro maggio l’impegno con l’Unione europea: per i rapporti di lavoro che si costituiranno da qui in avanti, dobbiamo emanare una disciplina che sia applicabile davvero a tutti, per voltar pagina rispetto alla situazione attuale di apartheid fra protetti e non pro-tetti. E dobbiamo farlo senza accollare, almeno per ora, maggiori costi allo Stato. Fermi questi punti, chiunque abbia buone idee sul come fare, le metta subito sul tavolo’.


Cesare Damiano, sul Fatto di ieri, dice che queste sono sue posizioni personali e non del Pd.
Il discorso programmatico di Monti ha degli evidenti punti di contatto con il mio progetto flexsecurity. E dal maggio 2010 il Pd ha preso le distanze da questo progetto. Ma quando, a gennaio, il governo indicherà quei punti fermi della riforma, il Pd non potrà esimersi dal dire come intende risolvere il problema.


Damiano l’ha detto: non è un problema di disciplina dei licenziamenti, ma solo un problema di costi. Occorre aumentare il costo del lavoro precario ed estendere a tutti gli ammortizzatori sociali.Per gli ammortizzatori sociali, occorre anche dire dove si reperiscono i fondi. Il mio progetto risolve questo problema a costo zero per lo Stato, utilizzando meglio una parte dei fondi che oggi vengono sperperati in cassa integrazione a zero ore e a fondo perduto, per estendere a tutti un trattamento speciale di disoccupazione; e chiedendo alle imprese di farsi carico di un trattamento complementare di disoccupazione per i lavoratori che licenziano.

Lei sostiene che riformare il lavoro implica comunque una revisione della normativa sui licenziamenti. Che nel dibattito pubblico diventa “cambiare l’articolo 18”. Ma Damiano obietta: non si può abbassare le difese contro i licenziamenti in un momento di crisi come questo.
Il mio progetto non le abbassa affatto: non le tocca proprio. La riforma riguarda soltanto i nuovi rapporti che si costituiranno da qui in avanti. Per i quali non abbassa le difese, ma le rende più efficaci e soprattutto più adatte ad applicarsi davvero a tutti. È proprio in una situazione di gravissima incertezza, come questa, che le imprese sono più riluttanti ad assumere i lavoratori a tempo indeterminato e con vincoli forti al licenziamento. È proprio ora che una disciplina più flessibile è indispensabile per facilitare le assunzioni a tempo indeterminato.

Una delle perplessità sul suo progetto è che l’assicurazione per chi perde il lavoro sarebbe a carico dell’impresa. Con un aumento del costo del lavoro. Non ci sarebbe un aumento del costo del lavoro.
Oggi le imprese italiane, quando hanno necessità di sciogliere uno o più rapporti di lavoro per ragioni economiche od organizzative, affrontano un ritardo tra i due e i sei anni, a seconda delle dimensioni: un costo molto rilevante, anche se non è contabilizzato come tale. La proposta è questa: risparmiate quel costo e utilizzate una parte del risparmio per il trattamento complementare di disoccupazione a favore dei lavoratori licenziati. I costi di mercato della parte restante del trattamento, cioè dei servizi efficienti di outplacement e di riqualificazione mirata può essere coperta agevolmente dalle Regioni, attingendo anche ai contributi del Fondo Sociale Europeo.

Ma chi garantisce che le imprese non continuino ad assumere i nuovi dipendenti con la partita Iva, o con altri sotterfugi?
Nel nuovo regime non occorreranno ispettori, avvocati e giudici per accertare il lavoro subordinato, come accade oggi. I dati rilevanti perché si applichi integralmente il nuovo diritto del lavoro emergeranno direttamente dai tabulati dell’Erario o dell’Inps: carattere continuativo del rapporto, monocommittenza, reddito medio-basso del lavoratore.

Il Pd rischia di spaccarsi sul lavoro? C’è chi parla di scissioni.
No. Accadrà soltanto che l’iniziativa decisa del governo su questo terreno costringerà il Pd a una nuova riflessione approfondita. Occorrerà chiedersi, per esempio, se sia davvero meglio il periodo di prova allungato a tre anni proposto da Damiano, oppure una regola che faccia crescere gradualmente l’indennizzo a favore per il lavoratore già dopo sei mesi di rapporto. Se sia meglio l’attuale situazione in cui l’articolo 18 si applica a meno di metà della forza-lavoro e l’altra metà è totalmente scoperta; oppure la mia riforma, che estende l’articolo 18 a tutti per la parte in cui esso serve davvero, cioè la repressione delle discriminazioni, e dà a tutti un protezione di livello scandinavo contro il licenziamento per motivi economici.

In caso il governo presenti una riforma ispirata al suo modello, su quali sponde può contare, tra Pd e Pdl?Al Senato, una larga maggioranza del gruppo Pd sostiene il mio progetto. Tutte le componenti del Terzo polo lo hanno fatto proprio. E anche il Pdl è sostanzialmente disponibile. Già un anno fa il Senato si è pronunciato a larghissima maggioranza a favore di una mozione di Rutelli che impegnava il governo a varare una riforma modellata sul mio progetto. E anche alla Camera, credo che quando si entrerà nel merito della riforma si vedrà che le obiezioni “di sinistra” non riguardano, in realtà, questo progetto: si riferiscono a qualche cos’altro, che non è all’ordine del giorno.

La Cgil di Susanna Camusso potrebbe cercare una nuova grande battaglia per ritrovare un po’ di compattezza.
Non lo credo proprio. Ce la vede, lei, la Cgil a fare le barricate contro una riforma che non tocca i lavoratori regolari stabili, e a tutti i new entrant offre un rapporto a tempo indeterminato, con articolo 18 contro le discriminazioni e una protezione di livello scandinavo su tutti gli altri fronti?

BERSANI SEGRETARIO DEL PD....E ICHINO CHE NE PENSA????

Bersani: “Toccare l’articolo 18? Roba da matti. Il governo Monti lo deve capire”
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani
Il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani prende posizione sull’articolo 18 e si schiera con i sindacati, che sono da tre giorni in aperta polemica con il governo. Il prossimo anno, sostiene Bersani, “non sarà semplice e bisogna mettere al centro le condizioni reali delle persone, l’occupazione, il lavoro, i redditi”. Per questo “è roba da matti” pensare di toccare l’articolo 18 e le norme sui licenziamenti mentre la priorità è favorire le assunzioni. “Il governo lo deve capire, lo capirà, altrimenti…”. Una frase interrotta che lascia pensare a un ultimatum al governo, anche se lo stesso segretario si affretta poi a precisare che l’appoggio a Monti non è in discussione. Il tema della riforma dello statuto dei lavoratori non è solo motivo di tensione tra Cgil, Cisl, Uil e il ministro del Lavoro Elsa Fornero, ma è anche molto dibattuto all’interno del partito stesso: domenica il giuslavorista e senatore democratico Pietro Ichino, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha aperto alla proposta di Monti e ha invitato il partito a riflettere e a prendere una posizione nel segno della flessibilità.

Il discorso di Bersani parte dalle previsioni economiche per i prossimi mesi: “Avremo un anno di recessione, ormai è chiaro e partiamo da livelli già bassi di occupazioni e redditi. Bisogna focalizzarsi sulla grande questione sociale. L’Italia non si salva senza cambiamento e coesione. Il paese – ha affermato – non si salva senza cambiamento e coesione, ci vogliono tutte e due le cose, pensare di salvarlo con una sola non va bene”. E coesione significa “orecchie a terra agli interlocutori sociali”. Sulla questione sociale il Pd, assicura Bersani, “riuscirà a dare qualche buon riferimento al governo. L’asset del Pd è lavoro e redditi”.

Le critiche e gli avvertimenti all’esecutivo devono far pensare a una presa di distanze rispetto all’appoggio assicurato un mese fa a Monti? Il segretario dice che non è così. “Abbiamo fatto una scelta, quella di sostenere il governo, che è stata capita” e l’impegno del Pd dovrà essere quello di continuare a farlo. “Siamo in una fase del tutto nuova, con un ruolo rilevantissimo del Parlamento e dobbiamo creare un meccanismo di contatto con la nostra gente per spiegare quello che stiamo facendo. Dovremo far capire le scelte che di volta in volta si presenteranno. Approveremo provvedimenti che magari non condividiamo al 100 per 100 e dovremo dirlo così, dovremo dire quello che ci piace, quello che non ci piace e come lo avremmo fatto noi”.

martedì 20 dicembre 2011

NON PIANGE PIU'

Fornero: “Confronto senza totem”. La rivolta dei sindacati: “L’articolo 18 non si tocca”
L'esecutivo è pronto a intervenire con determinazione sul mercato del lavoro. Il ministro, in una lunga intervista, annuncia i provvedimenti dei prossimi mesi e cita Lama: "Non voglio vincere contro mia figlia". Ma la Cgil dice: "Quella norma non si tocca, pensi alle assunzioni piuttosto che ai licenziamenti"
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero
“Nessuno si illuda che non interverremo”. Dopo la manovra, il governo mette le mani sull’articolo 18. E lo fa, almeno nelle intenzioni, con determinazione. Lo annuncia, in una lunga intervista al Corriere della Sera, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Che indica tra le priorità anche i giovani: “Basta precariato, includiamo quelli che oggi sono esclusi dal mercato del lavoro e non tuteliamo più al 100% gli iperprotetti”. Giovani e donne, spiega il ministro, sono i più penalizzati dal sistema Italia. Ma quella che viene descritta come una sorta di rivoluzione deve partire dal sistema previdenziale. “Non voglio vincere contro mia figlia”, Fornero cita il leader del Cgil, Luciano Lama. “E noi purtroppo in un certo senso abbiamo vinto contro i nostri figli”, afferma. “Ora non voglio dire che ci sia una ricetta unica precostituita, ma anche che non ci sono totem e quindi invito i sindacati a fare discussioni intellettualmente oneste e aperte”.

Netti i commenti dei vertici della Cgil, rilanciati dal sindacato di Corso Italia su Twitter e Facebook: “La recessione porta con sé disoccupazione. Davvero, ministro Fornero, facilitare i licenziamenti aiuta ad assumere? Suvvia…“; “Caro ministro Fornero, a noi è molto caro Luciano Lama, a lei sia più caro John Maynard Keynes”. E’ ferma la posizione della Cgil. La sottolinea il segretario confederale Fulvio Fammoni che ha la delega sul mercato del lavoro: “La Cgil fa sempre discussioni intellettualmente aperte ma nessuno può chiedere che il merito non sia dirimente. Se tutte le volte si parla dell’articolo 18 è chiara la direzione verso cui si vuole andare e non è un merito condivisibile”. L’articolo 18 “era l’ossessione del precedente ministro del Lavoro (Maurizio Sacconi, ndr) che ha impedito qualsiasi vera riforma. Non possiamo trovarci nella stessa situazione”.

Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, non dovrà esserci “l’aut aut” che c’è stato sulla manovra: i sindacati – chiede – non vanno esclusi dal confronto. “Se si comincia dall’articolo 18, la riforma parte già con il piede sbagliato”, dice il leader dell’Ugl Giovanni Centrella.

venerdì 16 dicembre 2011

PETIZIONE POPOLARE MONTEGIORDANESE

Carissimi amici nel periodo natalizio verrà fatta una raccolta firme contro la proposta di legge dei consiglieri provinciali MELFI-RANU',  l'iniziativa vuole portare sulla scrivania dell'assessore alla cultura della Calabria MARIA FRANCESCA CORIGLIANO le firme delle persone montegiordanesi, che vogliono difendere il diritto allo studio dei propri figli, e di tutti i bambini montegiordanesi.
Il diritto allo studio non può in nessun modo essere una disputa politica.

Appena possibile vi porterò a conoscenza dei luoghi dove potete trovare i registri per la firma grazie per la collaborazione a presto.

QUI SOTTO IL FRONTESPIZIO DELLA PETIZIONE





PETIZIONE POPOLARE


DIFESA DEL DIRITTO ALLO STUDIO DEI BAMBINI MONTEGIORDANESI


RACCOLTA FIRME PER DIRE NO ALLA PROPOSTA DI LEGGE DEI CONSIGLIERI PROVINCIALI

Mario Melfi ( sinistra ecologia e libertà ) SEL Giuseppe Ranu’ ( partito democratico) PD




MONTEGIORDANO 25/12/2011



FIRMA

GIUSEPPE SALERNO

mercoledì 14 dicembre 2011

parlamentari e visite mediche.

LEGGETE…VALE LA PENA PERDERE UN PO’ DEL VOSTRO TEMPO…ED ALLA FINE ESCLAMARE “CHE VERGOGNA!!!”

Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti
l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per

cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui
prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza
privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono
stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non
solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per
volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.
Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10
milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.
Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in
ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche
private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per
fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila
euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai
problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e
138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche
fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno
chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.
Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati,
tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice la Bernardini -
quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune
prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio
balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura
(ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per
chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li
hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili?
Cosa c'è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il
sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla
Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto
del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda
non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da
parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire
le informazioni secondo le modalità richieste".
Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo -
spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare
una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela
per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini italiani.
Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un
privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di
25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce
perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola
gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe
semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività
dieci milioni di euro all'anno".Mentre a noi tagliano sull'assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti.
...E NON FINISCE QUI...
Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE
+


TELEFONO CELLULARE gratis

TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis

FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis

CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento
mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubbico impiego)
Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera.
(Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio,
una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno
di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino
€.2.215,00 al MINUTO !!
Far circolare.
Si sta promuovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari...queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani...

PER FAVORE CONTINUA LA CATENA

MAZZETTE A BOLOGNA..............MA VA..

Corruzione e mazzette. Nuove carte dei pm sul caso Civis
Notifica dell'avviso di fine indagine per 11 persone, tra cui Agostini di Atc e Vestrucci di Irisbus, preludio della richiesta di rinvio a giudizio. Dai documenti emergerebbero scambi di denaro per oltre un milione di euro
L’inchiesta della procura di Bologna sul Civis, il tram su gomma a guida ottica da 140 milioni mai realizzato, si avvia verso la conclusione. È di ieri infatti la notizia della notifica degli avvisi di fine indagine per le 11 persone coinvolte, che preludono la richiesta di rinvio a giudizio. Ma dalle carte emerge un nuovo quadro, descritto dagli inquirenti, tra presunti corrotti, corruttori e ipotetiche mazzette.

L’impostazione della procura in gran parte è rimasta immutata rispetto alle ipotesi di accusa emerse nei mesi scorsi. Ma ci sono alcune novità sui soldi che, a detta degli inquirenti, sono stati versati a Maurizio Agostini, ex direttore di Atc, e all’ex consigliere Paolo Vestrucci, da Fiat e dal Ccc in cambio delle loro firme a favore del progetto di Irisbus: il Civis. Inoltre tra gli imputati ci sono anche due società per responsabilità amministrativa, prevista da un decreto legislativo del 2001: Irisbus e Ccc, ai rappresentanti legali delle quali sono stati notificati gli avvisi di fine indagine.

L’inchiesta ruota intorno all’accusa di corruzione. Dalle indagini, condotte dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dal pm Antonello Gustapane, emerge che il Comune di Bologna e Atc si sono fatti corrompere da Irisbus e dal Ccc di Collina per assegnare all’Ati (capeggiata dalla stessa Irisbus e da Ccc) l’enorme appalto del Civis. L’accusa quindi è di corruzione per l’ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca, per Agostini, Vestrucci, Claudio Comani, consigliere Atc, e per i due ex legali rappresentanti di Irisbus Vincenzo Lasalvia e Giuseppe Amaturo. Il reato di frode in pubbliche forniture è invece ipotizzato nei confronti di quattro ex legali rappresentanti di Irisbus e Ccc: Lasalvia, Giuseppe Amaturo, Salvatore Martelli e Pierre Fleck, Collina e due direttori dei lavori dell’Ati, Marco Sabene e Pierluigi Lucchini.

Dalle nuove carte emergono altre “mazzette” versate sia all’ex presidente di Atc, Maurizio Agostini e all’ex consigliere Paolo Vestrucci. A quest’ultimo i pm contestano di essere stato coinvolto da Piero Collina, del Ccc, nel progetto per la realizzazione della nuova sede del Comune in piazza Liber Paradisus, in cambio dei suoi favori all’Ati, di cui il Consorzio Cooperative Costruzioni, fa parte. Gli inquirenti, tramite il nucleo di Polizia Tributaria, ricostruiscono un giro di soldi macchinoso. La Newco Duc Bologna spa, costituita nel 2004, di cui fa parte anche la Ccc di Collina, assegnataria dell’appalto per la sede del Comune, avrebbe versato 799,415 euro dal 1 marzo 2005 all’1 aprile 2008 alla Nier Ingegneria spa, società della quale Vestrucci era socio di maggioranza e amministratore delegato. Il tutto grazie all’accordo che Ccc aveva stipulato in nome della Newco Duc con il gruppo di progettazione di cui faceva parte anche Nier Ingegneria. Oltre ai quasi 800 mila euro, la procura contesta altri 53,915 euro liquidati direttamente da Collina, in quanto legale rappresentante Ccc, a Nier Ingegneria spa nell’agosto 2004. Infine, i pm contestano 19 mila euro, che il 31 gennaio 2005 Collina, sempre come legale rappresentante Ccc, avrebbe versato alla Nier come compenso per lo studio di fattibilità per la trasformazione in autostrada della superstrada Ferrara sud-Porto Garibaldi.

Maurizio Agostini, invece, avrebbe ricevuto secondo i pm due “mazzette”. Una da 14 mila euro, somma versata da Giuseppe Amaturo, ex legale rappresentante di Irisbus, in forza di un accordo concluso nel gennaio 2005, come sponsorizzazione di un master, versata alla Clickutility srl, società amministrata di fatto da Agostini tramite la fiduciaria Sifir srl. E una seconda mazzetta da 64,512 euro, versati dal giugno 2003 al settembre 2005, dal Centro ricerche Fiat a Tbridge spa (ex Clickmobility spa) a Link srl, società amministrata di fatto da Agostini tramite la fiduciaria Afir srl, il tutto in forza di due contratti intercorrenti fra queste società.

Come già emerso dalle cronache precedenti, Claudio Comani si sarebbe fatto corrompere con 315,468 euro per un accordo, formalizzato nel febbraio 2005, tra una società per gli inquirenti riconducibile all’ex membro del Cda di Atc Claudio Comani, la T.E.SI srl, e Ccc. Un accordo per una prestazione professionale per progettazione e direzione dei lavori del cantiere per un immobile in via Marco Emilio Lepido. Un’attività per cui la società ricevette, dal 2004 al 2007, quei 315 mila euro. Un progetto rilevato da Ccc da Coopcostruzioni, che a sua volta l’aveva rilevato da un’altra proprietà che però aveva aperto il rapporto con la società riconducibile a Comani già dal 2002.

Infine, l’accusa nei confronti dell’ex sindaco Giorgio Guazzaloca è nota da tempo. Il politico avrebbe violato, secondo gli inquirenti, diverse norme affinché la cordata Irisbus-Ccc ottenesse l’appalto per la realizzazione del tram su gomma, e in cambio avrebbe ricevuto la presidenza del cda di Leasys spa, società che si occupa di noleggio di flotte aziendali, partecipata al 48% da Enel FM spa e dal 52% da Fidis Servizi Finanziari spa, partecipata a sua volta al 100% da Fiat Auto spa.

Intanto la posizione dei titolari della concessionaria Fiat, Maresca & Fiorentino e di Enrico Biscaglia, ex dirigente comunale, indagati nell’inchiesta della procura di Bologna, è stata stralciata e le indagini proseguono.

Un’altra novità, poi, riguarda l’imputazione di due società per responsabilità amministrativa, prevista da un decreto legislativo del 2001. Si tratta di Irisbus e Ccc, ai rappresentanti legali delle quali sono stati notificati gli avvisi di fine indagine. Infatti, quando i fatti sono commessi a vantaggio e nell’interesse dell’ente sarà quest’ultimo a rispondere, con una sanzione pecuniaria. Sono quindi indagate anche le due società per aver commesso gli atti al fine di ottenere e poi mantenere l’appalto per la realizzazione del Civis.

3690 PER I PORTABORSA .. IN NERO

Portaborse, 630 deputati prendono i soldi
Ma solo 230 ne hanno assunto uno
Ogni parlamentare riceve quattromila euro al mese per le spese di comunicazione e segreteria: ma a Montecitorio in 400 non hanno nessun portavoce contrattualizzato. Pd e Idv hanno presentato un'odg: i collaboratori siano assunti direttamente da Camera e Senato, così da non far passare i soldi dalle tasche dei politici. Le proposte sono state bocciate. Ma Pardi ci riprova: "Settimana prossima quando a Palazzo Madama arriverà la manovra"
Quattromila euro finiscono ogni mese nelle tasche di ciascuno dei mille parlamentari italiani per far fronte alle spese di segreteria e comunicazione, in pratica per i famosi portaborse. Ma da poche di quelle tasche escono per andare realmente in quelle dei collaboratori. Alla Camera su 630 deputati solamente 230 hanno assunto un assistente, con contratti a progetto e per importi medi di 700 euro. Il dato del Senato non si conosce: Palazzo Madama non lo ha mai comunicato, ma dei 315 senatori pochi non hanno un assistente personale.

L’unica cosa certa è che tra i mille parlamentari nessuno ha mai rinunciato a quello che un tempo si chiamava “fondo per la segreteria” e che oggi è stato ribattezzato nel molto più generico “fondo eletto-elettori”. 3690 euro affidati a ogni deputato che può farne ciò che vuole senza dover presentare giustificativi né ricevute né altro che dimostri l’uso che ne ha fatto. La presidenza della Camera è al corrente del malcostume che vige tra i deputati e nel 2009, dopo un’indagine dell’ufficio del lavoro, tentò di mettere un freno al lavoro in nero che gli stessi parlamentari alimentano. Gianfranco Fini vietò l’ingresso a Montecitorio a quanti non avevano un contratto regolare.

domenica 11 dicembre 2011

I tagli alle Ferrovie colpiscono la Calabria, soppressi 21 treni a lunga percorrenza

Dal 12 dicembre la Calabria, assieme ad altre regioni del Sud, conosceranno un drastico "taglio ai treni". Ben 21 saranno le corse soppresse per mano delle stesse Ferrovie dello Stato e del Governo Berlusconi. La lista.
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E' bene sapere che dal 12 dicembre la Calabria, assieme ad altre regioni del Sud, conosceranno un drastico "taglio ai treni". Ben 21 o forse più - a leggere da alcune fonti -saranno le corse soppresse per mano delle stesse Ferrovie dello Stato e del Governo Berlusconi -quello uscente, per intendersi - che avrebbe violentemente ridimensionato le risorse destinate al trasporto ferroviario per il 2012.
Nel dettaglio, i treni che tra meno di un mese si fermeranno sarebbero:
  • Intercity notte 782 Reggio Calabria (13,55) - Milano (8,20);
  • Intercity notte 785 Milano Centrale (23,00) - Reggio Calabria (18,05);
  • Exp notte 891 Roma Termini (22,25) - Reggio Calabria (6,35);
  • Exp notte periodico 1665 Torino Porta Nuova (21,45) - Reggio Calabria (12,25);
  • Exp 1926 Palermo Centrale (14,32) - Milano Centrale (10,30);
  • Exp 1927 Milano Centrale (20,15) - Palermo Centrale (15,40);
  • Exp 1943 Torino Porta Nuova (20,05) - Palermo Centrale (17,40);
  • Exp notte 1951 Roma Termini (20,00) - Siracusa (7,00);
  • Exp notte 1964 Siracusa (22,00) - Roma Termini (9,00);
  • ES 9380 periodico Reggio Calabria (16,35) - Roma Termini (23,15);
  • ES 9386 periodico Reggio Calabria (16,25) - Roma Termini (23,15);
  • Exp 1594 periodico - auto al seguito Reggio Calabria (16,15) - Bolzano (10,10)
  • Exp 1595 periodico - auto al seguito Bolzano (18,47) - Reggio Calabria (10,55);
  • Exp notte 1641 periodico Milano centrale - (22,15) Crotone (13,50);
  • Exp notte 1644 periodico Crotone (18,25) - Milano Centrale (10,05);
  • Exp 1681 periodico auto al seguito Venezia Mestre (20,18) - Villa San Giovanni (10,55);
  • Exp 1682 periodico auto al seguito Villa San Giovanni (21,30) - Venezia Mestre (13,12);
  • Exp 1930 Palermo Centrale (15,32) - Venezia S. Lucia (11,18);
  • Exp 1931 Venezia S. Lucia (19,09) - Palermo centrale (1410);
  • IC 99061 periodico Roma Termini (12,39) - Palermo centrale (23,59);
  • IC 99062 periodico Palermo Centrale (12,00) - Roma Termini (23,21).
  • ES City 9816 Lecce (07,00) - Milano (16,25);
  • IC periodici notturni su Venezia (1576/1579) e su Milano (1616/1617 e 1657/1660).
  • EXP 951/956 (Lecce - Roma via Taranto)
  • ICN 788/789 (Lecce - Roma, una partenza alla settimana)
  • ES Frecciargento 9352/9359 (Lecce - Roma)
  • ES City periodici Frecciabianca (9828 Bari-Milano e 9817 Milano-Bari).
Levata di scudi - come dicono in genere - dalla politica. Risparmiandovi le proteste e le lamentele di quasi tutti i partiti, segnalo che a contestare la decisione, anche in maniera piuttosto aspra, pare sia anche (persino) il governatore Scopelliti. Al quale rammentiamo - comunque - che l'isolamento ferrioviario, e strutturale in genere, non è affatto una novità

RESISTERE A EQUITALIA

Equitalia, un libro spiega come difendersi
da cartelle esattoriali e pignoramenti
Un manuale operativo per far fronte alle richieste dell'agenzia di riscossione evitando di incappare in brutte sorprese. Ne pubblichiamo un estratto
La copertina del libro edito da Aliberti
Resistere a Equitaliasi può. Senza violenza, ma solo con le armi della giustizia ordinaria. Che non è vero che sta sempre dalla parte dei potenti, basta saperla usare. E’ indubbio che negli ultimi anni, la politica di riscossione del fisco portata avanti da Equitalia ha esacerbato gli animi dei cittadini, che si sono sentiti vessati dal fisco senza aver modo di difendersi ad armi pari. Eppure, si può fare diversamente. Elena G. Polidori, giornalista del Quotidiano Nazionale e scrittrice, ha mandato recentemente alle stampe “Resistere ad Equitalia” (Aliberti editore) dove spiega proprio come evitare di vedersi pignorare la casa, la macchina e anche il trattore perché, casomai, non si è fatto il ricorso nel tempo giusto.

Ecco tutti i modi per “uscire dai guai” con Equitalia. Senza bombe e senza violenza. Il vademecum per difendersi da Equitalia (di cui qui pubblichiamo solo un estratto) è stato scritto in collaborazione con l’Adusbef.

Si scopre spesso “per caso” di essere finiti nel mirino di Equitalia. Come può accadere? Solitamente per dei disguidi non si riceve la notifica della cartella esattoriale e così si apprende che i beni di proprietà sono gravati da un’iscrizione ipotecaria. Infatti, prima dell’iscrizione ipotecaria, con la notifica della cartella, vi è la formazione del ruolo e decorsi 60 giorni dalla notifica senza opposizione, si forma automaticamente il titolo esecutivo, in virtù del quale si ha l’iscrizione ipotecaria.

Di solito si scopre l’ipoteca quando si vuole procedere con una compravendita immobiliare o altro atto che richiede la presenza del notaio (e conseguente visura catastale). Equitalia non potrà più iscrivere ipoteca sui beni immobili dei contribuenti con tanta libertà e facilità come avveniva fino a poco tempo fa. Infatti fino al 2007 l’iscrizione ipotecaria veniva addirittura comunicata per posta prioritaria e migliaia di persone si sono trovate la casa all’asta senza nemmeno conoscerne nemmeno il motivo.

Diverse ed infinite possono essere le casistiche per cui ci si può trovare nel “mirino” di Equitalia senza saperlo: si pensi, ad esempio, al caso d’un signore che si è ritrovato gravato da un’ipoteca per un debito della sua defunta madre, mandato all’incasso dopo sette anni dal decesso, e ovviamente senza nessun preavviso. Inoltre spesso si viene a sapere dell’ipoteca sull’immobile o del fermo amministrativo dell’autovettura sempre per caso, e sempre a cose fatte. Il motivo? Per lo più si tratta d’infrazioni al codice stradale e di somme di esigua entità, cui spesso nemmeno si pensa.

Oppure si pensi ancora alle cartelle esattoriali mai ricevute, ma che il sistema bizantino delle notifiche presunte dà per notificate: ci si limita a lasciare una cartolina gialla nella buca delle lettere per far risultare la presunta avvenuta notifica, a prescindere poi dall’effettiva conoscenza della comunicazione. Oppure si pensi alle cartelle esattoriali sulle quali è stata proposta istanza di sgravio al prefetto per avvenuta prescrizione, ricorso al giudice di pace, appello alla commissione tributaria.

D’ora in avanti, per mezzo del decreto 106/2011, Equitalia dovrà rispettare una procedura diversa che tutela maggiormente i diritti dei contribuenti, oltre che considerare determinare soglie di debito fiscale.

In questo modo viene cancellato definitivamente quel brutto effetto sorpresa che ha colpito diversi contribuenti negli ultimi anni, che si vedono a loro insaputa ipotecato un immobile per debiti fiscali, anche per importi molto contenuti. A dire il vero, nel corso del 2010, si era già proceduto ad una prima rivisitazione di queste problematiche; ma nel 2011 ci sono state altre importanti novità. Da questo momento in poi, infatti, Equitalia, deve inviare una comunicazione con l’avviso che, in assenza di pagamento delle somme dovute entro 30 giorni si procederà con l’iscrizione ipotecaria. Per poter però fare questo è necessario che il debito del contribuente nei confronti del Fisco superi determinate soglie di spesa.

Più precisamente, l’importo minimo per poter iscrivere ipoteca è di 8.000 euro. Però, se l’immobile è adibito ad abitazione principale oppure è cointestata, allora tale soglia aumenta fino a 20.000 euro. Gli importi appena indicati varranno anche alla fine dell’espropriazione forzata, nel senso non si potrà far partire la vendita forzata di un bene immobile adibito ad abitazione principale se l’importo del debito fiscale non superi i 20.000 euro.

Arriva una cartella di Equitalia e mi dice che devo pagare una cifra astronomica relativa a multe che dovrebbero essere passate in prescrizione; cosa si deve fare?

Si può prima di tutto chiedere la sospensione che può avvenire per via giudiziale, amministrativa ed in taluni casi dall’agente della riscossione. Inoltre dal 1 ottobre 2011 gli avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate diventano esecutivi (L. n. 111 del 15 lug. 2011). Dunque se viene notificata una cartella di pagamento per tributi, multe, etc.. prescritti è necessario procedere con un ricorso per eccepire tale prescrizione. In particolare, si possono percorrere tre strade.

1. La prima è quella di impugnare l’atto dinanzi all’Autorità giudiziaria competente, se si ritiene infondata la richiesta di pagamento o se sono stati commessi errori nella procedura di riscossione.

2. La seconda è quella di presentare un’ istanza di autotutela all’Ente creditore, chiedendo lo sgravio/discarico, se l’infondatezza della richiesta di pagamento è così evidente da poter essere riconosciuta dallo stesso Ente creditore, senza fare ricorso all’Autorità giudiziaria (ad esempio quando il pagamento è già avvenuto e si è in possesso della ricevuta).

3. La terza è la sospensione dell’esecuzione: al riguardo, la Legge n. 106/2011 ha previsto la sospensione dell’esecuzione forzata per un periodo di centottanta giorni dall’affidamento in carico agli agenti della riscossione degli atti.

Tale sospensione non si applica con riferimento alle azioni cautelari e conservative, nonché ad ogni altra azione prevista dalle norme ordinarie a tutela del creditore. Tale sospensione, inoltre, non opera nell’ipotesi in cui gli agenti della riscossione, successivamente all’affidamento in carico degli atti, vengano a conoscenza di elementi idonei a dimostrare il fondato pericolo di pregiudicare la riscossione. L’istanza di sospensione formulata dal contribuente in sede di giudizio dinanzi alle commissioni tributarie deve comunque essere decisa, come già precisato, entro centottanta giorni dalla data di presentazione.

Cosa si deve fare quando arriva una cartella pazza?

Procedere immediatamente con un’ istanza in autotutela, la quale non sospende i termini per il ricorso: se non interviene lo sgravio della cartella entro 30 giorni, occorre procedere con il ricorso in commissione tributaria (o diverso organo competente se l’oggetto della cartella non sono tributi) per evitare che il titolo diventi definitivo. Di tanto in tanto la notizia torna a farsi viva fra le pagine dei giornali: il concessionario della riscossione, per motivi misteriosi, inizia ad inviare pacchi interi di cartelle di pagamento con richieste di pagamento assolutamente assurde. Si tratta delle famose “cartelle pazze”.

La nuova società pubblica incaricata di gestire la riscossione dei tributi erariali, Equitalia, non è riuscita ad evitare la stessa inquietante sequenza di errori dei suoi predecessori nell’incarico. Questo accade perché, non avendo provveduto Equitalia a rendere il dovuto agli Enti Impositori, questi non possono contabilmente azzerare i propri crediti, e quindi non possono annullare la segnalazione ad Equitalia e consociate, le quali dal loro canto, nulla hanno fatto per comunicare l’avvenuto pagamento. Perciò, persistendo le vecchie segnalazioni, si continua a tartassare il medesimo contribuente, richiedendogli le somme magari già soddisfatte, e caricate da ulteriori more.

Ciò avviene per lo più per somme di relativa entità, perché evidentemente si conta sul fatto che il contribuente, per reagire in Commissione tributaria o in Tribunale correrebbe il rischio di pagare cifre sproporzionate al debito, quindi pro bono pacis spesso paga, e poi come ringraziamento si trova Equitalia che, fatto decorrere un pò di tempo riprende lo “stillicidio”. Naturalmente, il problema è risolvibile dai contribuenti interessati, recandosi agli sportelli di Equitalia e chiedendo l’annullamento (o, quanto meno, la rettifica) delle cartelle ricevute.

I contribuenti che ritengono di aver ricevuto una cartella di pagamento per tributi già pagati o interessati da un provvedimento di sgravio o sospensione, non dovranno più fare la spola tra gli uffici pubblici: basterà compilare un’autodichiarazione per interrompere le procedure di riscossione. Ciò tramite il già citato istituto dell’autotutela, una procedura stragiudiziale che viene messa in atto inviando all’ente creditore -per raccomandata a/r – una richiesta in carta semplice contenente gli estremi dell’atto e i motivi per i quali se ne chiede l’annullamento o la correzione, allegando la documentazione che dimostra l’errore.

In base a una direttiva emanata nel 2010, la riscossione sarà immediatamente sospesa qualora il contribuente sia in grado di produrre un provvedimento di sgravio o di sospensione emesso dall’ente creditore in conseguenza della presentazione di un’ istanza di autotutela, una sospensione giudiziale oppure una sentenza della magistratura, o anche un pagamento effettuato in data antecedente alla formazione del ruolo in favore dell’ente creditore. Il cittadino compilerà un modulo ed entro i successivi dieci giorni, l’agente della riscossione porterà all’attenzione dell’ente creditore la documentazione consegnata dal debitore, al fine di ottenere conferma o meno dell’esistenza delle ragioni di quest’ ultimo. In caso di silenzio degli enti, le azioni volte al recupero del credito rimarranno comunque sospese.

Bisogna però considerare che la procedura di autotutela non sospende automaticamente il termini per fare il ricorso giudiziale (presso il giudice di pace o la commissione provinciale tributaria, a seconda dei casi). È quindi consigliabile agire tempestivamente e chiedere che tale sospensione venga concessa, ed in caso di risposta negativa stare molto attento a non far decorrere i giorni utili (30, 40 o 60 a secondo dei casi). Dopo tale termine, infatti, il ricorso giudiziale non può essere più presentato.

Quando si finisce nel mirino di Equitalia si innescano una serie di meccanismi per cui non solo ci si trova a dover pagare forti somme ma si finisce anche iscritti alla centrale rischi della banca D’Italia, un fatto che poi rende impossibile l’accesso al credito bancario. È una manovra a tenaglia dalla quale sembra impossibile sfuggire; c’ è un modo?

Purtroppo dal 1 ottobre 2011, nel termine di 60 giorni dalla notifica senza opposizione e degli ulteriori 180 giorni prima dell’esecuzione forzata, non si esclude che si possa comunque iscrivere ipoteca con comunicazione alla Centrale rischi della Banca d’Italia, con evidenti conseguenze pregiudizievoli per gli imprenditori che hanno degli affidamenti in corso con gli Istituti di Credito.

I rischi che si corrono a non pagare le cartelle esattoriali sono di due tipi, lavorativi e patrimoniali. I rischi lavorativi consistono, in primo luogo, nell’impossibilità di farsi rilasciare il Durc dall’Inps o dall’Inail, necessario ad effettuare i lavori e a partecipare alle gare d’appalto; in secondo luogo, nel blocco dei pagamenti presso gli enti; ed, infine, nella revoca del fido bancario.

In particolare, relativamente al primo aspetto, chi svolge un attività lavorativa specialmente di tipo operativo, necessita per lavorare sui cantieri del Durc o certificato di regolarità contributiva; ma se risultano contributi Inps o Inail insoluti, gli enti previdenziali bloccano il rilascio del certificato, paralizzando l’attività e impedendo la partecipazione a qualsivoglia gara d’appalto.

Riguardo al blocco dei pagamenti, chi lavora con gli enti pubblici rischia che i crediti da incassare per i lavori effettuati vengano assorbiti da Equitalia. L’ultimo rischio lavorativo è quello del blocco del fido: nel momento in cui la banca viene messa a conoscenza dalla Centrale Rischi dei debiti esattoriali, il cliente viene invitato a rientrare.

I rischi patrimoniali sono i più devastanti: l’Equitalia, infatti, può scegliere se procedere al fermo amministrativo dei mezzi di trasporto, all’ipoteca sulla casa o ancora al pignoramento presso terzi. Il fermo amministrativo, detto anche ganasce fiscali, comporta il blocco dell’auto, impedendone la circolazione, a pena di incorrere nel sequestro della vettura e in multe salate. In proposito, l’aspetto più bizzarro è che spesso il proprietario dell’autovettura non è neppure a conoscenza dell’esistenza del fermo sulla sua auto: ciò è esplicativo della prepotente dittatura fiscale dello Stato italiano.

Altro rischio patrimoniale è il pignoramento presso terzi, che riguarda i crediti che il soggetto vanta nei confronti di soggetti terzi, enti o banche e che comporta la drastica conseguenza del blocco del conto.

Chi si è trovato con la casa ipotecata e non ha i soldi per pagare il presunto debito con Equitalia subito, come può fare per fermare la vendita all’incanto della casa? Se il debito è inferiore a 20.000 euro, l’immobile è adibito a prima casa, e se la somma è contestata in giudizio, non può essere iscritta ipoteca. Se vi è una procedura esecutiva in corso possono essere solamente usate le normali procedure previste per l’opposizione all’esecuzione, ma che difficilmente portano alla sospensione della vendita.


la casta contro i tagli agli emolumenti

Stiffoni (Lega nord): “Tagli agli emolumenti?
I massoni vogliono parlamentari sciattoni”
Fini e Schifani: "Non è vero che Camere non vogliono tagliare gli stipendi dei parlamentari, il Parlamento è pienamente consapevole dell'esigenza di dar vita ad atti esemplari". Sul fronte del lavoro, Monti incontra i sindacati per scongiurare lo sciopero generale. Continua la polemica sull'Ici. Zaia: "La chiesa paghi"
I presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani
La Lega si schiera con la Casta. Il senatore Piergiorgio Stiffoni paventa un parlamento di “sciattoni” se dovessero passare ulteriori tagli agli emolumenti di deputati e senatori: ”E’ stato approvato, tutti concordi, che i nostri emolumenti siano nella media europea”, afferma Stiffoni, “se non altro la figura del parlamentare nazionale sia commisurata nella sua totalità alla media delle nazioni europee”. E’ una questione di “decoro”, secondo il parlamentare trevigiano: “Se vogliono una classe politica di sciattoni, è una scelta che si può fare, ma mi sembra che un certo decoro ci debba essere anche di chi lavora in Parlamento”.

La sua filippica si scaglia contro la stampa e certi articoli “emozionali” e “pieni di rancore”. Che seguirebbero “i vari Rizzo e Stella (Sergio Rizzo e Gianantonio Stella, giornalisti del Corriere della Sera e autori del celebre libro “La Casta”, ndr) che evidentemente sono i portatori d’acqua di certa antipolitica, che non è quella dei grillini, ma è un’antipolitica ben più pericolosa che viene da certe lobby europee, alle quali interessano poco parlamenti nazionali e democrazia, allora sì che sono problemi!”. Da qui il passo è breve per evocare le ”potenze massoniche europee, legate a certi grandi quotidiani”, alle quali “interessa tanto avere propri omologhi al vertice decisionale dei paesi per poter imporre le loro regole”.

Quello degli stipendi dei parlamentari è un tema caldo della giornata politica, insieme all’incontro di Monti con i sindacati, allo sciopero di questi ultimi annunciato per domani e l’Ici sugli immobili della Chiesa. Mentre sui giornali, sul web e nella società civile monta la protesta contro l’autoconservazione dei privilegi della casta, i diretti interessati cercano di gettare acqua sul fuoco. “Non corrisponde al vero quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”. E’ quanto hanno dichiarato i presidenti di Senato e Camera a proposito della polemica sulle voci di un mancato taglio degli stipendi dei parlamentari. In tal senso, Renato Schifani e Gianfranco Fini hanno sollecitato il presidente Istat, Enrico Giovannini, “a concludere nel più breve tempo possibile i lavori della commissione” incaricata di studiare le indennità parlamentari in Europa “per poter subito procedere” al taglio delle indennità in Italia.

“Come dimostrano anche le recenti decisioni autonomamente assunte dagli Uffici di Presidenza di Senato e Camera sulla nuova disciplina dei cosiddetti vitalizi – hanno scritto Schifani e Fini in una nota – il Parlamento è pienamente consapevole dell’esigenza di dar vita ad atti esemplari e quindi anche di adeguare l’indennità dei propri membri agli standard europei, secondo quanto già votato in Aula nei mesi scorsi sia a Palazzo Madama che a Montecitorio“.

mercoledì 7 dicembre 2011

RINGRAZIAMENTO A RANU' E MELFI

    Lettera aperta alla popolazione montegiordanese.

Ancora una volta rimango basito e nauseato, dal modo di fare politica e dalla mancanza di confronto e programmazione territoriale, mancanza che i nostri politici non mancano di evidenziare in molte occasioni.
Leggendo l’articolo, per l’ennesima volta mi rendo conto che nell’alto jonio cosentino, non può nascere una vera collaborazione politica e di sviluppo socio-economico, tra i vari paesi del circondario.
Apprendo mio malgrado che il caro amico e compagno Ranù, vuole portare a Rocca Imperiale il polo scolastico, al solo fine di sviluppare ulteriormente il proprio territorio, a spese del nostro paese ( Montegiordano ).
Rammento al consigliere Ranù che molte volte lui stesso è venuto nel comune di Montegiordano, nelle varie competizioni elettorali a chiedere sostegno, e che puntualmente la popolazione montegiordanese ha risposto con un ampio consenso.
Lo stesso Ranù si è sempre prodigato e speso, nel ribadire che i paesi del circondario hanno bisogno di un omogeneo sviluppo, al fine di trarre tutti un adeguato progresso e benessere.
Non mi sembra che la proposta fatta in simbiosi con il consigliere Melfi rispecchi i buoni propositi.
Le stesse parole vanno rivolte al consigliere Melfi, lui stesso come il collega, in passato ha usufruito del consenso elettorale dei montegiordanesi, molte volte il consigliere Melfi è transitato nel nostro territorio alla ricerca di consensi, con altrettanti buoni risultati, ha trovato sempre terreno fertile, almeno così pare di ricordare.
Oggi io in primo luogo ma penso gran parte del popolo montegiordanese ha avuta la giusta ricompensa, nel aver creduto ed appoggiato spesso la vostra politica.
Il ringraziamento da parte vostra è avvenuto nel modo seguente:
alla proposta fatta che individuava Montegiordano come autonomia scolastica e destinava Rocca ed Amendolara la reggenza del polo scolastico, i nostri cari amici hanno pensato bene di chiedere un’altra reggenza, così da potersi spartire equamente le stesse, escludendo di fatto Montegiordano.
Nel ringraziare i due politici per la considerazione nei confronti di quel paese che molte volte li ha sostenuti,
voglio informare gli stessi che il sottoscritto Giuseppe Salerno, si impegnerà politicamente ( nel proprio piccolo ) come facente parte del partito di SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’, di cui lo stesso Melfi è segretario, affinchè la prima proposta messa sul tavolo, proposta che designava Montegiordano autonomia scolastica e Rocca ed Amendolara
reggenti venga avallata da parte dell’assessore Maria Francesca Corigliano.
Si avvierà al più presto una raccolta firme contro questa proposta, chiunque intenda partecipare a questa iniziativa è da parte mia ben accetto.
Sinceramente penso che l’assessore Maria Francesca Corigliano, nel frattempo ritorni sulla prima proposta, sarò molto felice se la mia iniziativa fosse resa vana, dal ripensamento dell’assessore, che ringrazio preventivamente.
Mi dispiace ribadire che ancora una volta una proposta scellerata venga fatta dal segretario del partito Sinistra Ecologia e Libertà, di cui faccio parte, ma questo non toglie che ad una proposta scellerata si reagisca in modo netto e si dica un secco no.
Con la presente invio i miei più distinti saluti a tutti.
Monte giordano 7/12/2011
                                                                                     Firma
                                                                     GIUSEPPE SALERNO
                                                        ( SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’ )

lunedì 5 dicembre 2011

SCIOPERO DEI CONSUMI.

IL TEMPO DELL'AZIONE
Inventare nuovi modi di azione
 
Inventare nuovi modi di azione

Nel passato per ribellarsi agli aristocratici dell'economia e della politica, i cittadini disponevano di 2 mezzi d'azione che sono stati efficaci per più di due secoli: lo sciopero e le manifestazioni.
Oggi questi mezzi sono insufficienti.
Lo sciopero non è più un mezzo adatto perchè può essere praticato solo da una piccola minoranza. Dagli anni '70-'80, milioni di lavoratori sono stati sostituiti da robot, computer o da altre persone che fanno un lavoro da schiavo per uno stipendio di miseria nei paesi del Terzo mondo. Ne un disoccupato ne la gente con un lavoro precario o interinale può scioperare e tanto meno chi ha un lavoro fisso, per paura di perdere il proprio posto di lavoro.
Anche le manifestazioni hanno perso la loro efficacia. Quando una manifestazione si svolge pacificamente, senza violenza da parte della polizia, non è altro che l'evento di una giornata, poi l'indomani, ciascuno torna alle proprie abitudini ed ai propri consumi. In breve, per il governo, una manifestazione non è altro che un'animazione festiva di strada. In fin dei conti, non c'è tanta differenza tra una manifestazione cittadina o sindicale e la Gay Pride o la Techno Parade…
Per i cittadini ed i contro-poteri è ora necessario di inventare nuovi mezzi d'azione.
Lo sciopero generale del consumo

I cittadini hanno fra le loro mani un'arma assoluta: lo sciopero generale del consumo.
Questo non è un modo di boycottare delle marche in particolare, ma un movimento generale, come nel 1968, il cui scopo è di formulare delle rivendicazioni globali.
Già da ora ciascuno di noi può cominciare lo sciopero del consumo: comprando solo lo stretto necessario, smettendo di adulare delle marche assimilandole ad un immagine della felicità. Prima di ogni spesa bisogna chiedersi in quali condizioni sociali ed ecologiche sono stati creati i prodotti. Lo sciopero individuale del consumo può anche essere un modo per essere più liberi. Consumando meno si spende meno quindi diminuisce la dipendenza dal denaro ed il tempo dedicato al lavoro.
Lo sciopero generale delle nascite

Esiste un' altra arma cittadina che non è mai stata utilizzata ne pensata fino ad ora : lo sciopero generale delle nascite. Cioè, smettere di fare bambini per non fornire così nuovi schiavi al sistema finchè delle rivendicazioni globali non sono state soddisfatte. Privi di nuovi schiavi-consumatori da sfruttare il sistema sarebbe a breve condannato e quindi obbligato a cedere.
Come ogni arma assoluta, questa ha un risvolto negativo: se i Padroni del Mondo si rifiutassero di cedere, l'assenza di nascite porterebbe alla fine dell'umanità. Però, ciò a cui ci stanno preparando (a base di trapianti, clonazioni, modificazioni genetiche, ibridi uomo-animale, il tutto su un pianeta devastato) può definirsi umanità?
Creare nuovi circuiti economici

Il sistema commerciale è stato inventato 5000 anni fà per favoreggiare le relazioni tra le risorse e le necessità. Questo sistema, sviluppandosi, ci ha permesso di ottenere tranquillità materiale e prosperità che altrimenti non avremmo potuto avere.
Ma oggi, questo sistema, si rivela sempre meno capace di portare a termine la sua missione e nello stesso tempo è diventato sempre più incapace di soddisfare le esigenze della maggior parte della gente. Il sistema economico si dimentica di milioni di persone, sia del Terzo mondo che dei paesi sviluppati.
Parallelamente, il sistema economico è anche diventato incapace di sfruttare le risorse, lasciando milioni di persone senza lavoro e facendo svolgere a molti lavoratori mansioni che non esprimono il loro potenziale. Numero di talenti e di intelligenze vengono spesso in questo modo sprecati e purtroppo "addormentati" o distrutti, per non essere stati stimolati ed utilizzati.
E' quindi necessario notificare il fallimento del sistema economico e di crearne uno nuovo, cioè un nuovo circuito economico completo, con le sue ditte, le sue banche, i suoi lavoratori ed un sistema monetario diverso per facilitare lo scambio dei beni e dei servizi.
Questo nuovo tipo di moneta deve essere formulata in "unità di tempo" con lo scopo di stabilire un'equivalenza trasparente tra il tempo e il denaro. Per esempio, se una persona lavorasse 5 ore, riceverebbe cinque crediti di tempo, con i quali si potrebbe comprare 5 ore di tempo di altre persone o, detto in un altro modo, dei prodotti che avrebbero necessitato 5 ore di lavoro per la loro produzione.
Il "costo-tempo" di un prodoto dovrà integrare :
- il tempo necessario alla fabricazione del prodotto
- il tempo che è stato necessario per fare l'utensile che serve alla fabbricazione del prodotto, frazionandolo nel tempo di utilizzazione di questo per fabbricare il prodotto
- il tempo utilizzato per la commercializzazione e la gestione amministrativa
- il tempo utilizzato per la ricerca e lo sviluppo
- una frazione di tempo per finanziare gli investimenti futuris
La ripartizione del "costo-tempo" dovrà essere trasparente e quindi menzionata sull'etichetta del prodotto.
Le nuove associazioni di baratto e di "scambio di servizi" (come il SEL francese) sono i primi tentativi verso un circuito economico alternativo.
Sfruttare la differenza tra i valori ufficiali e la realtà

Il sistema deve conservare un'apparenza democratica, e i valori ufficiali della nostra società dovrebbero sempre essere la libertà, i diritti dell'uomo, la giustizia, la legge uguale per tutti, la priorità dell'interesse generale...
Per i contro-poteri, basta quindi mostrare i problemi e dimostrare che i valori fondamentali sono infranti, compreso da quelli che dovrebbero esserne i protettori.
La gravità dei problemi accellera la presa di coscienza

I problemi ecologici sono oggi talmente gravi che sono diventati un'evidenza per la quasi totalità della gente (inquinamento dell'aria, degli oceani, del suolo, dell'acqua e delle falde freatiche, distruzione delle foreste, della bio-diversità, dei paesaggi, buco dell'ozono, cambiamenti climatici maggiori...)
Allo stesso tempo, gli effetti nocivi del capitalismo selvaggio e della mondializzazione sociale ( disoccupazione, deregolamentazione, delocalizazioni, precarietà, flessibilità, miseria e schiavitù dei paesi del Terzo mondo,...) stanno anche loro diventando un'evidenza.