sabato 14 gennaio 2012

cessi d'oro

Bagno d'oro del prefetto
l'impresa finisce sotto accusa

La Bertoni aveva svolto lavori anche in questura. Sequestrato dalla guardia di finanza il contenuto di una cassetta di sicurezza in banca


C'è anche l'imprenditore edile che effettuò la lussuosa e contestata ristrutturazione del bagno della prefettura, tra i sei indagati dell'inchiesta della procura e della guardia di finanza che ipotizza una serie di illeciti sia nell'affidamento di lavori che nelle commissioni di valutazione delle gare di appalto del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Liguria. Oltre all'ufficio e all'abitazione è stato sequestrato anche il contenuto della sua cassetta di sicurezza in banca.

Gli inquirenti, che contestano abusi d'ufficio, turbativa d'asta e corruzione ipotizzano apertamente che eventuali favori siano stati concessi in cambio di "dazioni di denaro", ossia tangenti per ottenere degli appalti.
Accuse molto pesanti che dovranno però essere dimostrate e confermate nelle prossime fasi dell'inchiesta ed eventualmente in sede processuale. Al momento solo sospetti che potrebbero anche rientrare nel corso degli interrogatori.

I destinatari degli avvisi di garanzia da parte del pm Paola Calleri sono sei. Si tratta di tre funzionari del Provveditorato: gli ingegneri Francesco Caldani e Salvatore Buonaccorso oltre al geometra Alberto De Vivo. E poi i rappresentanti legali di tre imprese edili: la Enrico Bertoni srl, la Csg srl e la Borchi srl. Tra i legali già contattati dai destinatari degli avvisi di garanzia ci sono gli avvocati Mario Iavicoli, Giovanni Ricco, Nicola Scodnik e Romano Raimondo.

Enrico Bertoni, a capo dell'omonima impresa aveva effettuato sia la ristrutturazione del bagno del prefetto
di Genova (spesa di centomila euro per bagno turco, cromoterapia, marmi pregiati e idromassaggio) che anche quelli dell'ufficio e dell'alloggio dell'ex questore Filippo Piritore. Se nel primo caso era stata oggetto di discussione l'opportunità dell'intervento, nel secondo ad attirare l'attenzione degli inquirenti è stato il frazionamento dei lavori sotto la soglia dei 40 mila euro, in modo da evitare l'obbligo della gara d'appalto. Anche se gli incartamenti relativi a queste vicende sono stati sequestrati dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria l'avviso di garanzia riguarderebbe un altro episodio.

Tra i molti fascicoli - cartacei ma anche hard disk e altri supporti informatici - prelevati dai finanzieri ci sono anche quelli relativi ai lavori di copertura del primo lotto del Bisagno (nessun coinvolgimento per le imprese attualmente all'opera) e poi per le Terme dell'Acquasanta, per la ristrutturazione del Forte di San Martino, ma anche per caserme di vari corpi militari dello Stato.
Agli indagati sono stati requisiti anche i telefonini d'ufficio ed è stato effettuato il back up, ossia la copia, degli hard disk dei loro computer di lavoro.

Attraverso i loro legali, i funzionari indagati si dicono sicuri di poter dimostrare la loro estraneità alle contestazioni e c'è chi ipotizza che eventuali equivoci possano essere frutto delle accuse contenute in una serie di esposti e di denunce, anche interne all'amministrazione, presentate da una funzionaria che, in passato, ha pubblicamente manifestato i propri dubbi sulla regolarità della gestione di alcuni settori del Provveditorato di Genova.

Già ieri è iniziato da parte degli investigatori delle fiamme gialle l'esame della documentazione sequestrata mentre gli avvocati difensori si preparano a chiedere copia degli atti in sede di convalida dei provvedimenti di sequestro o presso il tribunale del riesame. Non è escluso poi che i primi interrogatori degli indagati possano iniziare già dopo le feste di fine anno. 

Nessun commento:

Posta un commento