lunedì 30 dicembre 2013

LUMINARIE


                            MONTEGIORDANO E LE SUE LUMINARIE

Chi di voi sotto le festività natalizie non si è trovato di fronte alle luminarie?

Penso tutti, le luminarie, infatti, sono il segno tangibile che iniziano le feste comuni e città annuncia l’approssimarsi delle feste addobbando le proprie strade con luci di vario colore.

Effettivamente sono belle, poi alcune città e paesi ne fanno un vero e proprio vanto.

Anche Montegiordano può vantarsi di avere le luminarie più insignificanti, infatti, è ormai consuetudine da parte dell’attuale amministrazione eseguire un vero e proprio obbrobrio.

Si possono accampare tutte le attenuanti del caso, possiamo dire che la crisi colpisce anche e soprattutto quelle spese considerate “ superflue “ e le luminarie per alcuni potrebbero essere una spesa superflua, da tagliare.

Non ci sarebbe niente di male se l’amministrazione attuale, ritenesse opportuno non utilizzare denaro pubblico per le luminarie.

Si potrebbe informare la cittadinanza che per motivi di bilancio o di risorse, le luminarie a Montegiordano non saranno messe.

Sarebbe un gesto apprezzabile, invece, succede che da qualche anno a questa parte si mettono le luminarie solo all’entrata del paese e per un pezzo (molto ridotto) di lungomare.

Ancora non ho capito se si predilige quel pezzo di lungomare, perché essendo l’entrata del paese, si vorrebbe dare il benvenuto a eventuali turisti o passanti (nessuno), o si predilige quel pezzo perché i residenti sono più meritevoli degli altri?

Il mistero delle luminarie a Montegiordano rimane ancora, una cosa è certa, invito vivamente l’amministrazione a desistere da questo ridicolo modo di allietare le sante feste.

Che quest’amministrazione da qualche anno a questa parte sia in concreto assente anche nelle piccole cose lo sapevamo (premesso che gli anni precedente non ha mica brillato) ma come nell’ultimo anno mai vista una cosa del genere, un vegetare continuo, sembrano che sono alla canna del gas.

A mio modesto parere se l’intera amministrazione avesse dato le dimissioni, un paio di anni fa avrebbe fatto più bella figura.

Non preoccupatevi gente, già si vocifera qualche nome d’ipotetici salvatori della patria, a me personalmente sembrano personaggi che hanno già dato il loro contributo, un contributo molto scadente.

Montegiordano                                                                                             firma

                                                                                                             Giuseppe Salerno

lunedì 2 dicembre 2013

DIRITTI E DOVERI


                                          MONTEGIORDANO UN PAESE DA RICOSTRUIRE

L’abbandono che vive il paese di Montegiordano, (il mio paese) è qualcosa di spaventoso.

Anni di cattiva politica anno distrutto un paese .

Oggi ci troviamo di fronte un degrado a dir poco spaventoso, un’amministrazione latitante (che non svolge il proprio impegno).

Marciapiedi sporchi come non si sono mai visti; cestini dell’immondizia sul lungomare che non sono svuotati da settimane, suppellettili vari ammassati vicino ai bidoncini che non vengono raccolti, un esempio su tutti una vecchia sedia bianca in plastica che giace inerme e sgangherata vicino un bidone, forse a dimostrare un’ estate turistica mai avuta, visto la scarsa affluenza di turisti o forse a dimostrazione come una scarsa organizzazione e gestione del personale provochi un cortocircuito organizzativo e di servizi.

Solo due mattine fa; alle 5.30 del mattino, il lungomare della marina di Montegiordano, lungo quasi due chilometri era illuminato solo da un unico lampione scampato non so come allo spegnimento, voci poco credibili parlano sempre di problemi tecnici, visto però che la mattina successiva dopo un mio aspro commento sulla situazione della gestione di quest’amministrazione, come per incanto i lampioni ripresero a funzionare o meglio parzialmente a funzionare.

 Alcuni punti del centro abitato permangono in un’oscurità senza fine , sembra vivere nel fumetto di  Dylan Dog , chi non è amante del genere fumetti che si contraddistinguono per le avventure oltretomba dei suoi protagonisti, inferni e labirinti oscuri dove il  male e il bene si combattono , ecco il paesaggio notturno montegiordanese potrebbe almeno fare da scenario a qualche autore di film o fumetti del genere.

 Di fronte a questo lassismo i falchi della politica locale si riuniscono notte fonda, passeggiando nell’oscurità totale, forse per non essere avvistati e presi a male parole dalla popolazione, forse per un senso del pudore (ne dubito) almeno a non farsi vedere in giro.

Si riuniscono per portare e fare qualche lavoro rimasto sepolto nel cassetto per almeno cinque anni, ma rispolverato per l’occasione delle prossime tornate elettorali comunali e regionali, chissà ricordare a una massaia (ONORE ALLE MASSAIE) che il lavoro fatto davanti casa è merito (parliamo di diritti) di questo o quel politico che si è prodigato fino all’ultimo respiro della sua vita, è un’arma sempre affilata, magari qualche voto che oggi potrebbe sfuggire torna all’ovile.

La mia meraviglia non è per queste persone che hanno fatto della politica il proprio mestiere e senza non saprebbero avere quelle soddisfazioni che un comune cittadino ha; ma dei cittadini che ancora una volta confondono i propri diritti con presunti favori o interessamenti al fine della risoluzione del proprio problema.

La raccolta dell’immondizia è un diritto, la pulizia dei marciapiedi è un diritto, la manutenzione delle strade è un diritto, avere un documento è un diritto, avere la pensione è un diritto, avere l’allaccio del gas è un diritto, trovare un vigile per strada è un diritto.

Carissimi amici tutti questi e moltissimi altri sono dei nostri diritti, che una pubblica amministrazione deve dare in base alle tasse che noi paghiamo (spero tutti, ma ne dubito).

Per parlare onestamente di politica chiunque dovrebbe, prima di proporsi a governare un piccolo paese, redigere un documento dei DIRITTI DEL CITTADINO, così da evitare dopo aver adempito un proprio obbligo, chiedere un risarcimento elettorale, ecco cosa vorrei nel mio paese.

Solo diritto e non privilegio, forse è chiedere troppo.

Da piccolo facevo la lettera a babbo natale per avere i regali, da grande faccio un appello ai miei concittadini non CONFONDIAMO i nostri DIRITTI.

 

MONTEGIORDANO 2/12/13 firma

                                                                                                          Salerno Giuseppe
D

lunedì 22 luglio 2013

VELINE ROSSE. montegiordanesi


  Il grande rinnovamento montegiordanese

Come il solito ci risiamo, il primo partito (almeno sulla carta) montegiordanese e cioè il PD si appresta a fare uno dei suoi più grandi rinnovamenti che storia politica contemporanea ricordi.

Deve per forza di cosa trovare il nuovo capolista per le prossime elezioni, allora sono tutti indaffarati, convincere una persona invece di un’altra, siamo di fronte da mesi a una ricerca spasmodica del capo lista, ops scusatemi sono, alla ricerca spasmodica del capo lista.

Neanche un anno fa c’è stata l’elezione del nuovo segretario di partito, il rinnovamento effettivamente c’è stato, dopo anni il nuovo segretario di partito a Montegiordano è una donna anzi una ragazza, che dire mentre nel resto d’Italia si deve fare ricorso alle quote rosa per dare modo alle donne di imprimere quel vigore anche alla politica, a Montegiordano un paesello di 2000 anime, gli iscritti dal Pd con una votazione plebiscitaria (plebiscitaria perché ormai le tessere sono ridotte ai minimi termini, e qualche iscritto non ci è andato) hanno dato un colpo di coda. 
Finalmente hanno dato vita al rinnovamento o come lo chiama Renzi alla rottamazione dei “ vecchi “, aria nuova a Montegiordano.

Allora quale migliore occasione la prossima volta, vedere finalmente un candidato donna o magari entrambi, a competersi il tanto ambito scranno del sindaco di Montegiordano?

 Quale candidato donna, il PD montegiordanese è da mesi che corteggia delle personalità illustri.

 Stando alle ultime veline rosse, quest'ultimi avrebbero declinato categoricamente la candidatura.
 Allora uno dice be è arrivato il momento del segretario di partito a scendere in campo; un attimo, prima bisogna fare un altro screening tra coloro che hanno già ricoperto incarichi in seno all’amministrazione, pochi mesi fa si parlava di un vice sindaco degli anni quarantatré, dite che c’è stato un errore nel 43 c’era ancora il fascismo? Era una battuta per evidenziare il ricambio generazionale.

 Ma anche questo tentativo sembra e dico sembra andato male.

Allora il segretario può prepararsi, ops, un attimo prima però è meglio vedere se qualcuno dei senatori della politica montegiordanese vuole, (vuole è proprio una parola “fuori” luogo ahahahha), dare la propria disponibilità, dopo un primo iniziale sprint si dava per certo la candidatura a sindaco individuata, in un rappresentate di Montegiordano Paese, però, è da qualche giorno che le veline rosse montegiordanesi danno un inversione di tendenza, sembrerebbe, e nel caso del PD è meglio usare il condizionale, ripeto sembrerebbe , in pole position uno della Marina.

Anche i bok  mechers inglesi hanno ritirato le quote, adducendo che in questo caos non vogliono correre rischi.

Che dire se ci sono novità, vi aggiorno per ora la candidatura sembra a favore   del candidato marinaro.

Il nome non ve lo faccio altrimenti potrei bruciarlo, sapete, in politica i nomi non si fanno, sarebbe poco delicato per il probabile candidato, vi posso solo dire che è un ex assessore.
                                                                                             Giuseppe Salerno

mercoledì 17 luglio 2013

LE RADICI STORICHE DI MONTEGIORDANO


                                        LA  STORIA DI MONTEGIORDANO

Il primo nucleo abitativo di cui si ha traccia risale al IV secolo a.C. Abbiamo quindi tracce di Montegiordano già in età ellenistica. Sul pianoro di Menzinara sono stati ritrovati i resti di una fattoria ellenistico-romana, datata dalla seconda metà del IV secolo a.C. ai primi del III secolo a.C. Ma il territorio montegiordanese, doveva essere frequentato già dal VI secolo a.C. Lo storiografo dell'alto Ionio, Giorgio Toscano, nato ad Oriolo nel 1630, nella sua Cronaca narra, infatti, che Pitagora di Samo, durante i suoi spostamenti tra Crotone e Taranto, fosse solito riposarsi e ristorarsi a Montegiordano, nella località Castello. L'attuale paese di Montegiordano risulterebbe fondato fra il 1645 e 1649. La comunità però, aveva origini più antiche e viveva a Piano delle Rose a 3 km dal mare (contrada Mandrone) proprio sopra il pianoro di Menzinara. Purtroppo, gli abitanti, a causa delle frequenti incursioni turche, di cui erano facile bersaglio per la vicinanza al mare, furono costretti ad abbandonare l'antica patria dove già allora sorgeva il vecchio castello di Montegiordano, di cui non si hanno notizie precise e attendibili perché distrutto dalle continue razzie turche. Essi si ritirarono nell'interno, rifugiandosi ad Oriolo e nei paesi vicini. La vecchia patria non fu mai dimenticata e nel 1649, il feudatario Alessandro Pignone del Carretto, Marchese di Oriolo, soddisfatto delle buone rendite che già gli venivano da Alessandria del Carretto, concesse a un gruppo di pastori e di agricoltori il terreno di Calopardo per 20 ducati all'anno. Qui, in ricordo della vecchia patria, edificarono la nuova con il nome di Montegiordano. (Secondo la storia popolare, invece, il nome pare lo avesse dato un prete di nome Giordano). La comunità insediatasi nel nuovo territorio comincia a lavorare alacremente vivendo dei prodotti che traeva dalla terra. Il marchese Pignone del Carretto si dimostrò un ottimo amministratore che lasciò vivere tranquilla la nuova comunità e gli diede la possibilità di crescere e progredire. Nel 1748 questa comunità fu soggetta al barone Giuseppe de Martino. Solo nell'agosto del 1807 venne abolito il regime feudale e a frazionare il territorio di Montegiordano venne un funzionario da Napoli di nome Giovanni Gentile.

L’ARCHEOLOGIA ANCORA POCO SFRUTTATA A LIVELLO TURISTICO, ANZI NON SFRUTTATA.

In località Menzinara (m. 99 s.l.m.), che sorge sulla cima di una collina isolata ai lati da corsi d'acqua e domina un ampio tratto del litorale ionico, negli anni 1980/81 si è effettuato un vero e proprio scavo archeologico che ha portato alla luce una fattoria lucana utilizzata per tutta la seconda metà del IV secolo a.C. L'edificio scavato aveva forma quadrata di m 22 per lato, con sette grandi vani di varia ampiezza disposti attorno ad un cortile centrale scoperto collegato con l'esterno mediante un largo corridoio ad L; l'ingresso era nell'angolo sud-ovest. L'edificio è costruito con ciottoli di fiume uniti a secco, che compongono lo zoccolo delle pareti; l'alzato era in mattoni crudi; la copertura era di tegole piane e coppi. Sul lato occidentale del cortile le tegole di gronda erano decorate con teste di leone. Sul lato sud-ovest, probabilmente, si elevava un piano rialzato, al quale si accedeva mediante una scala di legno. Per quanto riguarda la destinazione degli ambienti si può individuare, sul lato orientale, una cantina o vano destinato alla lavorazione e conservazione delle derrate alimentari; vi sono stati ritrovati, infatti, una pressa quadrangolare in arenaria, frammenti di pithoi fittili e di anfore ad impasto. Sul lato settentrionale era identificabile, nel vano centrale affiancato da due vani minori, la cucina. È, infatti, evidente la presenza di un focolare nell'angolo sud-ovest, oltre ad un'alta percentuale di frammenti di vasellame da mensa ad impasto e a vernice nera, ad utensili in ferro quali alari di camino e lame di coltelli vari. Pesi da telaio (circa 85) e un louterion fittile con sostegno completavano l'arredo. Nel vano nord-ovest, anch'esso comunicante con la cucina e fornito di focolare, sono state rinvenute, oltre al vasellame alcune statuette fittili (figure femminili in trono). Il vano di forma rettangolare, sul lato sud-ovest, doveva essere un ambiente di “rappresentanza”; era, infatti, rivestito di intonaco biancastro e, al suo interno, sono stati ritrovati due louteria fittili su sostegno decorati ad impressione, frammenti di un cratere a figure rosse, una grande quantità di ceramica a vernice nera (piatti, coppette e skyphoi) e recipienti ad impasto (teglie e bacili). Abbandonato nel cortile, in prossimità della cucina, è stato ritrovato un piccolo ripostiglio monetale composto da 12 pezzi (3 argenti di Crotone ed Eraclea e 9 bronzi di Metaponto). All'esterno, inoltre, erano presenti fornaci per la cottura di recipienti ceramici. Sembra evidente che la struttura fosse abitata da una famiglia di agricoltori dediti alla pastorizia e alla filatura (vedi pesi da telaio), la cui appartenenza all'ethnos lucano è dimostrata dal nome osco (NOVIOS OPSIOS) graffito in lettere greche sul fondo esterno di due brocche. Nei primi decenni del III secolo a.C., il sito fu bruscamente e definitivamente abbandonato, presumibilmente, perché si trovava sulla direttrice di marcia delle truppe romane, che, muovendo da Thuri, si scontrarono ad Eraclea con Pirro, alleato dei Lucani (Battaglia di Heraclea 280 a.C.).

 A Piano delle Rose (località Castello), che si trova sopra la Marina di Montegiordano, sorge un castello seicentesco, costruito dai Pignone del Carretto, come residenza invernale e di caccia. Il castello è dotato di vasti locali, una volta adibiti a stalle e magazzini, disposti attorno ad un bel cortile pavimentato a massicciata, con pozzo centrale. Una scala ed un ampio arco a tutto sesto, danno accesso al piano superiore. Poco più a valle del castello, sorge quella che una volta era la cappella gentilizia dedicata alla Madonna del Carmine. Questa cappella, abbandonata perché fatiscente, risale al principio del secolo scorso, e fu ricostruita in seguito allo sbancamento di un'altra precedente, la quale ne sostituiva ancora un'altra. Le diverse riedificazioni, dovute ai continui smottamenti del terreno, hanno portato ad un trapianto topografico radicale per cui l'attuale Cappella del Carmine è stata posta molto più a nord del castello. Nella località Piano delle Rose, alcuni studiosi, propongono di identificare il monastero di S. Anania e il castello di Petra Ceci, nominati in una carta del 1015 relativa ai possessi della chiesa di S. Pietro di Brahalla, presso Oriolo: in tale documento Nicone, monaco e il figlio Ursulo, turmarca di Oriolo, donano a Luca, egumeno di S. Anania, il suddetto castello, perché, in caso di incursioni degli Infedeli (incursioni saracene 916-1048), i monaci ed il popolo vi si possano ritirare. Se così fosse, sul Piano delle Rose, già all'inizio dell'XI secolo, ci sarebbe stato un abitato accentrato attorno ad un castello e a un monastero greco. L'attuale castello seicentesco, quindi, sarebbe stato ricostruito sui resti di quello più antico. Nella sua Cronaca (scritta nel 1695), Giorgio Toscano, ricorda che in questa località, vi era “un castello forte e munito di cui oggi non si riconoscono altre vestigia in fuori di alcune mura dirute”. In un altro passo, egli sostiene che il Castello della Marina, dove i Pignone solevano risiedere in alcuni mesi dell'anno per deliziarsi nelle bellissime cacce di fiere selvatiche “era quasi del tutto diruto, ma poi rifatto e ristaurato dai suoi Posteri”. Purtroppo, il Toscano non dà datazioni, ma, da quel che scrive si evince chiaramente che il castello, esistente all'epoca sua, era stato ricostruito dai Pignone sui ruderi di uno precedente.

 

Il Cementificio è una vecchia fabbrica, un opificio che vediamo ergersi di fianco la strada statale 106 Jonica, a ridosso, lato monte, di una pineta lussureggiante, che fortunatamente lo avvolge, in parte, nel suo intenso verde, quasi a volerlo nascondere. A ciò ha pensato, negli anni, il Consorzio di bonifica di Trebisacce. Ridotto ad un ammasso di ferraglie e saccheggiato dai ladri del ferro e non solo, l'ex cementificio Zippitelli, è rimasto sempre lontano dall'attenzione di tutti. La nascita del cementificio di Montegiordano è collegata all'abbondante presenza in loco della pietra marna, roccia calcarea contenente una sensibile quantità di argilla, utilizzata come miscela nella formazione del cemento Portland, previa cottura a circa 1500 °C. La produzione giornaliera era di circa 600 quintali. Le cave da cui venivano estratte queste rocce cristalline erano ben conosciute dagli industriali della vicina Puglia, tanto è vero che, sin dal 1914 le trasportavano presso i propri cementifici di bari e Taranto. Da qui la scesa in campo di un ingegnoso industriale di Bari, tale Michele Zippitelli, che nel 1927 avviò la costruzione del cementificio. Un complesso industriale di tutto rispetto costruito nella Marina di Montegiordano, poco distante dalle acque del mar Ionio, su un'area di oltre 30/40mila m². La scelta di quest'area per impiantare lo stabilimento è stata senz'altro condizionata dalla presenza di importanti vie di comunicazioni, quali la ferrovia Sibari- Metaponto e la strada statale 106 Jonica, ma anche perché si poteva disporre di un buono quantitativo d'acqua proveniente dal canale Vittoria, attiguo allo stabilimento. La pietra marna estratta dalle cave veniva prelevata e trasportata da una distanza di oltre tre chilometri mediante teleferica azionata da un motore termico. Con l'avvento della seconda guerra mondiale il cementificio Zippitelli cessò di produrre e solamente nel 1947 riaprì i battenti. Come riferisce la dottoressa Antonella La Manna che ha studiato da vicino tutte le fasi evolutive di questo cementificio al punto da presentare la sua tesi di laurea in economia e commercio presso l'Università di Bari, anno accademico 1999/2000, dal titolo: L'Economia di Montegiordano e il suo movimento migratorio dagli anni ’50 alla metà degli anni ‘70”. La sua riapertura diede un vero impulso non solo all'economia montegiordanese ma anche a quella di tutta la zona limitrofa offrendo occasione di lavoro soprattutto per quanti ritornati dalla guerra si trovarono ad essere senza un'occupazione. Tale industria aveva impiegato un numero molto elevato di operai (oltre 120) diventando la fonte di reddito per molte famiglie Montegiordanesi nonché per tanta altra gente residente nei paesi vicini. Inoltre, esso aveva dato impulso a diverse attività marginali che avevano cominciato a sorgere in Montegiordano marina. La pietra marna, infatti, veniva sottoposta ad un altro processo di lavorazione dal quale si ottenevano portali, balconi che venivano utilizzati nella costruzione di abitazioni. Se da un lato, quindi, il cementificio contribuiva più di ogni altra risorsa a risollevare le condizioni miserabili della popolazione Montegiordanese, dall'altro l'esistenza di tale industria non modificava sostanzialmente quella che era la tradizioni agricola-artigianale del paese; tanto è vero che accanto al ”popolo dei minatori”, un'altra parte rilevante della popolazione Montegiordanese si dedicava alle numerose attività artigianali nonché all'attività agricola. I Montegiordanesi, infatti, hanno sempre dimostrato un vivo interesse per la terra e così come sono proprietari di case, che rappresentano il loro primo tipico investimento, sono stati anche proprietari terrieri e coltivatori della loro terra. Una volta ripresa la vita e il lavoro nelle campagne circostanti il paese, l'agricoltura divenne ben presto il settore principale dell'economia locale. Il tipo di agricoltura prevalente era l'agricoltura promiscua, dove la promiscuità era rappresentata dalla presenza contemporanea nelle più diverse colture, ad esempio, la coltivazione dell'ulivo, considerata la più importante per l'economia familiare, si alternava con alberi di fico, di melo, di pero e più frequentemente con spazi di seminato cui una buona parte era riservata al frumento. Un'economia dunque, insieme agricola e pastorale, molto povera e sufficiente appena al consumo familiare alla quale si affiancavano altre attività quali quelle artigianali. A tutti gli effetti però, l'unica fonte di risorsa certa era il lavoro al cementificio. La richiesta pressante della domanda di cemento proveniente da ogni dove, coincidente con la nascita della Cassa per il Mezzogiorno, impegnata nella ricostruzione di strutture vecchie danneggiate dalla guerra e di altre nuove, ha imposto al proprietario del cementificio la ristrutturazione e la sostituzione dei vecchi macchinari con altri nuovi. Tutto ciò, ovviamente, richiedeva la riconversione dei macchinari alimentati da energia termica, ovvero combustibile, con altri da alimentare con energia elettrica che aveva meno incidenza sul costo del cemento. Da qui la richiesta di una forte fornitura di energia elettrica più volte invocata e mai soddisfatta, al punto che il proprietario, nei primi mesi del 1955, chiude per sempre i battenti. A nulla è valsa la delibera del Consiglio comunale di Montegiordano del 21 ottobre 1955 con la quale invitava lo Stato ad intervenire per non mettere sul lastrico oltre cento famiglie e per non disperdere le specializzazioni conseguite nel corso degli anni dagli addetti alla manovra di complicati macchinari. Ogni appello è stato disatteso. Una vicenda assurda e sconcertante che determinò miseria ed emigrazione immediata. Infatti, da 3213 abitanti nel 1951, il massimo picco raggiunto nella storia di questo piccolo paese, si è passato a 2.200 abitanti ed oggi ancor di meno. Tra gli atti parlamentari della Camera dei Deputati, troviamo due interpellanze presentate rispettivamente dall'onorevole Giacomo Mancini in data 13 dicembre 1955 e dall'onorevole Dario Antoniozzi in data 17 dicembre del 1955. Entrambe hanno stesso contenuto che può riassumersi come di seguito: “Il sottoscritto chiede d’interrogare il ministro dell’industria e del commercio e il ministro presidente del Comitato dei ministri per la Cassa del Mezzogiorno, per sapere se sono informati sulle ragioni che hanno determinato la chiusura del cementificio Zippitelli di Montegiordano (Cosenza) e per sapere quali urgenti provvedimenti intendano adottare nei confronti della società erogatrice dell’energia elettrica responsabile principale della chiusura del cementificio; che, proprio nel momento in cui si parla di industrializzazione del Mezzogiorno, ha causato un ulteriore impoverimento del settore industriale calabrese e la conseguente dilatazione della disoccupazione. L’interrogante chiede la risposta scritta (17667)”. Tutto qua la storia del cementificio di Montegiordano e la sua economia. Pur nella loro autorevolezza, queste interpellanze non sortirono alcun effetto e così il proprietario Micelle Zippitelli, che per un certo verso aveva cambiato il volto di questo piccolo centro calabrese, iniziò a licenziare via via tutti gli operai i quali dovettero emigrare verso il nord Italia.

 

La storia del nostro paesello dimostra come in passato hanno saputo sfruttare molto più di noi le potenzialità di  Montegiordano.

Oggi purtroppo invece di amplificare il nostro patrimonio archeologico e culturale, lo abbiamo depresso, purtroppo Montegiordano paga più di altri paesi la mediocrità della classe dirigente calabrese. ( REGIONE-PROVINCIA-COMUNE )

Invece di esaltare la bellezza e la storia di una terra fantastica, pensano al loro piccolo orticello, lasciando alle future generazioni solo macerie.

                                                                                         Giuseppe Salerno

 

IL MIO PAESE ( U' pais i mont'jurdan )

 

 
 





Continuando, l'invito a visitare il mio paese vi presento Montegiordano centro.
Con i suoi 650 mt s.l.m. è un paese con una storia molto importante, che vi proporrò subito dopo, è molto importante sia per il turista ma ancor di più per il montegiordanese conoscere la storia del proprio paese.
Montegiordano centro si culla sulle dolci colline dell'alto Jonio cosentino ha una tradizione popolare negli usi e nei costumi molto radicata e forte, la cordialità senza neanche dirlo è assoluta.
Come dicevo, per la sua posizione geografica offre un clima molto piacevole di sera poi si può apprezzare l'aria fresca e pura, il borgo si snoda in vicoli molto affascinanti, a un occhio attento non può sfuggire all’antichità di alcune case e monumenti.
La vita del borgo è molto viva e frizzante, le serate sono allietate con belle manifestazioni enogastronomiche, molto molto interessanti, una delle più antiche è sicuramente la sagra della " stigliola ", una manifestazione ormai storica che ogni anno ad agosto allieta noi e, i turisti, delizia il nostro palato a una degustazione di piatti caserecci e vino locale (molto buono), ma c'è anche la passeggiata gastronomica, dal nome potete immaginare cosa vi aspetta.

In pratica in moltissimi vicoli del borgo, passeggiando si trovano piatti tipici cucinate ad arte da mani sapienti, si passa dai " frizzul ca' millich " ai " panin' cu' savizizz " ma potrete trovare anche " i' patan chi paparul " oppure la grande specialità montegiordanese " i crisp " ma ci sono anche " i quagl arrustut ", insomma troverete pietanze di ogni gusto e genere, tutti genuini e caserecci, e poi se tutto questo è accompagnato dal vino delle cantine Montegiordanesi, il risultato è di una serata all'insegna del buon cibo e del buon vino, e se poi si ha voglia, ci sono i nostri balli locali che coinvolgono moltissimo.
che dire le foto mostrano quello che dico un borgo molto bello da vedere e da visitare. 


 

 
Quest'ultima foto merita una spiegazione a parte, possiamo ammirare donne che vicino a U"SCCANATUR " sono intente a fare " I MACCARUN" una prelibatezza assoluta, o forse " I RASCCATILL " comunque sia dal laro lavoro e dalla loro cucina potrete gustare (secondo me) i piatti che sono la storia del nostro paese che dire se amate la buona cucina, il mare e la collina, allora dovete venire a Montegiordano.
A scrivere questo post mi è venuta voglia di "MACCARUN CU SUC DA CARN"..........
 

                                                                                                    Giuseppe Salerno

 

 

LARGHE GIUSTIFICAZIONI


                             ALMA SHALABAYEVA

Eccolo qua, l’intoppo che nessuno si aspetta, viene dal Kazakistan, dopo l’impegno profuso da tutti, a formare un governo di larghe intese e inciuci, un governo sotto scacco di se stesso, perché pensare che un avversario politico si potesse anche solo minimamente impegnare a screditare questo esecutivo è fuori discussione, basta sentirli parlare nei presunti confronti per capire la falsità di tutto.

Allora poiché non se li fila più nessuno, l’elettorato se potrebbe li spernacchierebbe dalla sera alla mattina, i lavoratori in cassa se li prendono fra le mani sentiremmo lo scricchiolio delle ossa, le aziende che chiudono li maledicono ogni sera che fanno i conti, gente che ancora non riesce a capire se l’IMU è abolita,

rinviata o ricalcolata, l’iva , la benzina alle stelle, la disoccupazione ormai dilagante, la povertà che ormai colpisce il 15% della popolazione, loro i magnifici e illustri politici italiani cosa fanno??? 

S’incartano su una vicenda delle più oscure, ma allo stesso tempo ridicole della storia d’Italia, in due giorni sono prelevate mamma e figlia da una villa di Casal Palocco (ROMA), e rispedite nel proprio Paese, con un bel volo privato a noleggio del Kazakistan, diciamo che come clandestini sono stati trattati con i guanti bianchi.

Nessuno sapeva? Ma come davanti a quella villa si aggiravano tutti, addirittura un investigatore privato ingaggiato dall’estero, e noi non sapevano niente?

Non è proprio il massimo della sicurezza, per fortuna allora che si trattava di una donna con propria figlia.

Certo anche questa storia dimostra se ancora ce ne fosse bisogno che la classe politica italiana ha bisogno con urgenza di un rinnovamento radicale, ma quello che fa più pensare sono i così detti giovani dei vari partiti in particolar modo del PD-L, non si sono fatti proprio sentire, come a dire meglio non interrompere la pacificazione italiana, Kazaki permettendo.

Il governo del largo inciucio almeno apparentemente si è salvato ancora una volta.

Adesso non resta che aspettare il 30/7/2013.

                                                                                        Giuseppe Salerno

lunedì 15 luglio 2013

IL MIO PAESE.



 Carissimi amici, cosa posso farci
se mi piace il mio paese??

MONTEGIORDANO...( cosenza )....

a tutti i miei amici di fb vicini e lontani vi consiglio di visatarlo anche per pochi giorni, sono convinto che se ci venite ve na innamorate e ritornerete, queste foto sono della Marina di Montegiordano, come ben capite è un salottino che si affaccia su una baia eccezionale, dove le acque cristalline vi aspettano per un tuffo, se siete amanti della pesca sportiva allora siete proprio nel posto giusto, si può partire dalla mattina presto a pescare i " serra " a spinning, se avete la barca ancora meglio al largo si possono prendere svariate qualità di pesce, dal surino allo sgombro e a traina si può non di rado imbroccare qualche tonnetto.
Nel tardi pomeriggio poi c'è la regina dei mari che vi aspetta " la spigola ", di notte se ne avete le forze nell'arenile girano "mormore" molto molto interessanti.
 In merito alla pesca mi raccomando diffidate da mio cugino Michele, sapete non è molto bravo come me a pescare, ma che volete siamo cugini allora lo porto con me e gli faccio vedere dei trucchetti niente male.... per prendere delle belle prede.
 Per i pigri diciamo che il mare o la collina a Montegiordano Centro vi offrono diversi locali dove gustare le specialità del nostro paesello, ristorantini e pizzerie ad hoc, poi ci sono localini per i più giovani dove il divertimento è assicurato, che dire la marina come Montegiordano centro, offrono un bel relax, ma soprattutto offrono la cordialità e l'ospitalità dei calabresi ....... appena posso vi posto qualche bella foto di Montegiordano Centro che con i suoi 600 mt sul livello del mare per chi soffre troppo il caldo è uno splendore, la piazza è il cuore del paese, ma perlustrare i vicoletti del centro, e straordinario, durante la vostra passeggiata potrete godere dell'aria salmastra che è un toccasana per chi per un anno intero ha respirato l'aria della città.
Carissimi amici che dire a me piace a voi non resta che venirmi a trovare..................


                                                                            Giuseppe   Salerno
 
 
 

sabato 13 luglio 2013

LARGHE INTESE/ GRANDE INCIUCIO


                         PDL+ (PD-L) = INCIUCISSIMO

Finalmente dopo mesi e mesi di dubbi e perplessità sulla nascita del governo di larghe intese abbiamo la risposta.

Non è stato fatto per salvare l’Italia come ci avevano detto, ma per salvare LUI.

Il collante dei privilegi, senza di lui, tutti andrebbero a casa.

Hanno incolpato a Grillo dicendoci che la causa della nascita del governo dell’inciucio era colpa di Grillo, l’affossamento di Prodi come Capo dello Stato (per me è stato meglio) era premeditato sapevano benissimo quelli del PD-L  che Prodi non avrebbe mai avallato queste strambe parole, ecco perché non hanno mai fatto i nomi dei franchi tiratori, non potevano sputtanarli perché era tutta una pastetta.

Il PD-L un mese fa ha presentato un DDL per modificare la legge sul conflitto di interesse del 1957, che strano le leggi in Italia diventano vecchie quando toccano i loro interessi, LA CASTA fa quadrato, il branco si riunisce, se ne difende uno per difendersi tutti, così da oggi nessuno potrà mai dire qualcosa contro il centro-sinistra, anche nelle trasmissioni televisive dove prime ( sempre fingendo ) si attaccavano, oggi invece limonano è molto bello vederli parlare si guardano sott’occhio per dirsi “ vedi non sto parlando male “,

L’altro a sua volta risponde sul tema, come se stesse camminando su un campo minato.

Purtroppo il popolo delle sinistre deve rassegnarsi, il partito che dovrebbe onorare l’impegno che la storia gli ha lasciato, cioè la difesa dei più deboli, sia essi lavoratori o singoli cittadini discriminati, questo partito si è mischiato con le destre.

Da qualche tempo sento parlare di far finire la guerra che da vent’anni (politicamente) c’è in Italia, deve finire, in una sorte di pacificazione politica; balle la pacificazione serve solo alla casta per blindare ancora di più i propri privilegi, altro che governo delle larghe intese per salvare il popolo italiano.
  Da oggi possiamo parlare con certezza di larghe intese per salvare i privilegi alla classe politica italiana.                                                                                                                                                                                                   
       IL NUOVO MOTTO DEL PARTITO DEMOCRATICO

   VERGOGNA-VERGOGNA-VERGOGNA
                                                                         Giuseppe Salerno

 

mercoledì 10 luglio 2013

LO SCIOPERO DEI PRIVILEGIATI.... ( VERGOGNA )


                PARLAMENTO IN SCIOPERO

Ieri è stata pubblicata notizia che la cassazione ha deciso il giorno della decisione 30/7/2013.

A questa decisione “ legittima “ si sono scatenati i vari falchi e colombe.

 Che poi non capisco perché scomodare falchi e colombe, quando potremmo definirli pennuti in modo molto generico; si sono scatenati in una nenia quasi da vomito, dicendo che è stata negata la difesa, dicendo che siamo sotto dittatura dei giudici, chi più ne ha più ne metta.

Le esternazioni più svariate, si sono susseguite fino a tarda notte, il solo MAURIZIO CROZZA ormai riesce a tenere svegli i telespettatori, che puntualmente sotto i loro pensieri si addormentano al solo sentire i primi accenni politici, per non parlare poi dei sindacati che sembrano avere ingoiato un mangianastri rotto, che snobbano la politica e criticano i politici, ma che al primo spiraglio si buttano in politica con buona pace di tutti.

Entrare in politica in Italia significa guadagnare mediamente 20.000 euro il mese poi ci sono tutti i fronzoli, insomma un lavoro niente male, se si pensa poi che la classe politica italiana non riesce a risolvere un solo problema da quaranta anni, anzi ne crea altri ( vedi esodati ) la paga per non far nulla mi sembra niente male.

Dopo tutti i blateramenti vari, oggi i parlamentari che cosa hanno inventato per dare forza alla loro illegittima protesta?

                                   Lo sciopero

Oggi, infatti, i lavori, si sono fermati.

 Le opposizioni giustamente, hanno fatto sentire la loro contrarietà, ma ciò non è bastato.

 Oggi ognuno di noi ha pagato di tasca propria un giorno “ lavorativo “ a loro, ai politici più pagati del mondo, invece di pensare a come uscire dalla crisi, pensano al 30 di luglio, come se quel giorno fosse l’ultimo giorno del mondo, capisco anche che per gente priva d’idee e di proposizione, il leader è l’unico appiglio che li può lasciare a godere di tutti quei privilegi

E non facciamo l’errore di pensare che le sue sorti, stiano a cuore solo ai suoi, anche quelli del PD-L sono interessati, un’eventuale condanna li manda a casa tutti.

I politici italiani sono come il domino, caduto il primo cadono tutti.

Allora forza scioperate non si sa mai che da domani dovrete andare a lavorare veramente come facciamo noi.

A noi lavoratori, se facciamo un giorno di sciopero, ci tolgono i soldi, a voi????

                                                                                             Giuseppe Salerno

domenica 7 luglio 2013

PEPERONCINO CALABRESE, ORO ROSSO.....


Ode al diavolicchio

Ospite che a noi vieni, intelligente,
ed hai papilla tremula, sapiente,
questa che noi t’offriamo è la tepente
anco preziosa
salsedine del mare che si sposa all’aroma di terra generosa
e a quel che l’arca serba a noi prezioso pane croccante.
Nel glauco mare che già amaro in sante
Rampogne il Vate disse, nel sonante
Mare che specchia Febo italo amante
Divino ardente,
di tra i flutti prendemmo la silente figliolanza del cefalo lucente,
il turgido merlango paziente,
il gran testa,
l’orata a rombo, tutta d’or contesta,
il salifero scorfano, la mesta murena grassa dalla strana vesta
a maglie nere
degli scogli dell’Adria; dai fiorenti orti cogliemmo il timo,
i rossardenti diavoletti folli e le virenti erbette fini.
Il fuoco lento infine alle terrine porose demmo,
e il canto alle marine spiagge che vider navi anche col rostro,
nessun brodetto mai eguaglia il nostro!

(G. D'Annunzio)

 

                          Perché la Calabria è una delle ultime regioni d’Europa?

La risposta lo so è banale, ma purtroppo è la realtà, la nostra bellissima regione è ultima per colpa un po’, di noi calabresi, fare autocritica un po’ aiuta a crescere;

La colpa è della classe politica che da anni persevera nel nostro territorio, non riuscendo a dare quella svolta e quello sviluppo che questa terra meriterebbe, le citazioni storiche sul passato della nostra terra si sprecano, purtroppo il degrado e l’incuria dei siti archeologici opprimono il loro potenziale attrattivo turistico-storico, a un’incuria del patrimonio storico-archeologico si somma la mancanza di programmazione di guardare oltre, non riusciamo a promuovere neanche quei prodotti che la nostra terra ci dona.

Abitando fuori Montegiordano, ed essendo un estimatore del peperoncino;

 Mi trovo a comperarli ( esaurita la scorta ) nei vari supermercati. Personalmente mi piace sapere che cosa mangio e soprattutto la provenienza del cibo, quindi mi trovo spesso a rigirare la confezione dei peperoncini per vedere se arrivano dalla Calabria, ma niente, non c’è stata una sola volta che ho trovato sui banchi dei supermercati il peperoncino calabrese, abitando in una città importante del nord, è un valido indizio, sul come siamo indietro nella promozione e nella distribuzione dei nostri prodotti, sicuramente c’è una parte di responsabilità in noi tutti calabresi, ma la scarsità delle idee dei dirigenti politici calabresi è oltre ogni immaginazione.
PENSATE CHE IL 60% DEL PEPERONCINO CONSUMATO IN CALABRIA E’ IMPORTATO DALL’ESTERO, IN OLTRE SONO STATI RISCONTRATI ANCHE DEI PROBLEMI DI SICUREZZA ALIMENTARE RELATIVI ALLA PRESENZA DEL COLORANTE “ ROSSO SUDAN ”.
Questo banale esempio vi fa capire coma la programmazione e il variare il mercato del lavoro e della produzione sia fonte di progresso e guadagno oltre e non trascurabile creazione di posti di lavoro.Il potenziale e i margini di miglioramento e guadagno di questa terra sono esponenziali, purtroppo chi dovrebbe guidare questa macchina, non è in grado, bisogna al più presto cambiare pilota, rinnovare la classe politica calabrese per la Calabria è di vitale urgenza, prima s’inizia e forse prima potremmo avere frutti del cambiamento.

                                                                                                 Giuseppe Salerno

lunedì 27 maggio 2013

SOLDI & POLITICA


                    57 milioni di larghe intese

Nessuno o quasi ne ha parlato, finalmente sono arrivati i soldi ai gruppi parlamentari.

A questa spartizione si sono accodati gli eletti del movimento 5 stelle, giustamente come dice una sua esponente “ una prassi “, ma gli eletti del movimento non dovevano entrare per scardinare certi mal costumi? . Vediamo quanto i gruppi parlamentari hanno intascato:

1) Pd di Montecitorio arriveranno quattro milioni e 300 mila euro

2) Movimento 5 stelle 4 milioni e 320mila,

3) Pdl 3 milioni e 600 mila,

4) Monti 1 milione e 400 mila,

5) Lega 700 mila,

6) Sel 545 mila,

7) Fratelli d’Italia 335 mila,

8) Udc 305 mila,

9) Centro democratico 82 mila,
10) Svp 74 mila.

Comunque dopo tante parole, i soldi anche per questa volta li hanno presi, forse, qualcuno li farà il rendiconto con scontrini e altro.

Qualcuno, forse, speriamo di no; li userà per lecca-lecca o nutella, o altro, il problema resta sempre lo stesso che in questo momento di crisi ma in generale, forse è arrivato il momento di dare un taglio netto a tutti questi sovvenzionamenti.

 Per le spese di chi lavora con i partiti come portaborse o altro, potrebbero essere pagati direttamente dal tesoro, senza far passare quest’abnorme quantitativo di denaro per tante mani, il proverbio dice che l’occasione fa l’uomo ladro, ecco togliamo l’occasione e forse siamo nella direzione giusta.

Cmq se la legislatura durerà cinque anni ai contribuenti costerà euro più euro meno 300 milioni di euro.

Più che larghe intese, sembrerebbe larghe tasche.

                                                                Giuseppe Salerno

CRISI DI RAPPRESENTANZA...


                                     Default politico

Chiusi i seggi si fanno i conti, ma per la politica italiana o meglio per i politici di professione che da anni sguazzano nei loro privilegi, è un conto catastrofico.

E’ legittimo oggi parlare di crisi democratica, se è vero che solamente il 52% dei romani è andato al voto, vuol dire che chiunque risulti vincitore, non è legittimato a governare.

Anche a Bologna i vecchi politicanti hanno preso una scoppola con il referendum, tutti si sono sentiti in diritto di dare il proprio contributo per non far andare a votare le persone o votare il quesito B, la gente che ormai non può e non deve essere rappresentata da questa classe dirigente ha votato il quesito A.

Oggi i saggi della carta stampata e non, sono tutti a chiedersi del tonfo del movimento 5 stelle, anche questo denota, se ancora ce ne fosse bisogno della pochezza dei partiti storici.

Invece di chiedersi come mai gli elettori preferiscono fare altro e non andare a votare, si chiedono come mai il movimento 5 stelle ha preso così poco.

Giustamente è meglio interessarsi delle problematiche di un movimento, nato sulle loro macerie e non sulla loro certificata inconsistenza, è anche troppo semplice pensare che se per un singolo minuto i vari esponenti dei partiti si soffermassero su questo fallimento, dovrebbero trarre le dovute conseguenze e dimettersi ancora prima di conoscere gli esiti.

Oggi l’Italia è un Paese senza rappresentanza politica, troppo è il divario tra la gente comune e i politici, la rappresentanza è il sale della democrazia, la sua mancanza rende il Paese ingovernabile.

Ogni giorno che passa, pagheremo l’immobilismo di questa classe politica, sarebbe auspicabile che domani mattina porgessero le scuse agli italiani e vadano a casa.

Questo è il mio auspicio, spero ne prendano atto anche loro.

Le larghe intese sono fallite, l’Italia è fallita, la società civile ancora no e lo dimostra il referendum di Bologna.

 Ancora ci possiamo salvare.

                                                              Giuseppe Salerno

 

martedì 21 maggio 2013

UNITI. NELLA LOTTA DEI DIRITTI

COMUNICATO STAMPA


P.A.: USB LANCIA IL “PERDITOMETRO” E CHIAMA I LAVORATORI IN PIAZZA


Domani manifestazione nazionale dalle ore 12.00 in Piazza di Monte Citorio



Domani, 22 maggio, a partire dalle ore 12.00, l’USB Pubblico Impiego indice una manifestazione nazionale dei lavoratori pubblici davanti al Parlamento, per riconquistare servizi per i cittadini e il diritto al rinnovo del contratto, alla stabilizzazione dei precari del pubblico impiego, alla reinternalizzazione dei servizi e per chiedere la cancellazione della Riforma Brunetta, che ha prodotto un peggioramento della Pubblica Amministrazione.


L’USB P.I. invita il Ministro per la Pubblica Amministrazione a collegarsi con il sito del sindacato, www.pubblicoimpiego.usb.it, per verificare la perdita di retribuzione subita dai lavoratori pubblici a causa del blocco dei contratti, che va avanti dal dicembre del 2009.


“Per calcolare gli effetti del mancato rinnovo dei contratti sulle tasche dei lavoratori pubblici abbiamo messo a punto uno strumento semplice ed efficace, che abbiamo chiamato ‘PERDITOMETRO’ “, annuncia Ermanno Santoro, della USB P.I.


“Emergono cifre spaventose - evidenzia Santoro - che rappresentano una parte del prezzo pagato alla crisi dai lavoratori del Pubblico Impiego. Per avere un’idea, si prenda un dipendente con vent’anni di anzianità lavorativa al 31 dicembre 2009 e con una retribuzione netta di 1.300 Euro mensili. Il danno finora subito ammonta a 30.000 Euro e, se il blocco dovesse proseguire fino al 2017, la perdita complessiva fino alla pensione ammonterà a più di 65.000 Euro, senza contare gli effetti sull’assegno della pensione e sull’indennità di buonuscita”.


Aggiunge il dirigente sindacale: “Il Ministro D’Alia, da poco insediatosi a Palazzo Vidoni, ha comunicato a mezzo stampa che il governo attuerà fino a tutto il 2014 il blocco dei contratti, il cui iter era stato avviato dal precedente governo Monti, confermando la politica di rigore e di tagli imposta dall’Europa e dalla Troika”.


Conclude Santoro: “Al Ministro D’Alia, che beffa i lavoratori pubblici rilevando la mancanza di una loro reazione alle misure finora decise, risponderà domani una piazza determinata e combattiva”.



Roma, 21 maggio 2013
 
SE I LAVORATORI SI OSTINERANNO A FARSI RAPPRESENTARE DAI SINDACATI CONFEDERALI, I LORO DIRITTI SARANNO SEMPRE MENO .
PER UNA VERA RAPPRESENTANZA, DAI FORZA E VOCE CHI TIENE AI TUOI DIRITTI, E NON CAVALCA IL SINDACATO PER UNA FACILE CANDIDATURA A QUALCHE COMODA POLTRONA .
 
CAMBIA RAPPRESENTANZA SINDACALE ISCRIVITI AL SINDACATO DEI LAVORATORI,
 
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                                                                                                          GIUSEPE SALERNO